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31 Maggio 2015 ,

Snow in Damascus! DYLAR

2014 - Stoutmusic

Snow in Damascus! DYLAROscuri farmaci, paure latenti e atmosfere elettroniche. Prende spunto dal “Rumore bianco” di Don DeLillo il debutto discografico dei perugini Snow in Damascus!, band formatasi nel 2011 ed imperniata sin dalle origini sulle composizioni del chitarrista Gianluca Franchi. Il titolo “Dylar” infatti altro non è che un richiamo al nome del fantasioso e misterioso medicinale (in grado di lenire la paura nei confronti della morte ) di cui lo scrittore statunitense narra nel romanzo post-moderno scritto nel 1985 e che ben identifica le inquiete atmosfere che animano le nove tracce che compongono questo progetto d'esordio. Una line-up di sei elementi compone gli Snow in Damascus!; oltre al sopra citato Franchi sono presenti alla batteria Davide Besi, al basso Matteo Bianchini, ai synth Michele Mandrelli, alla chitarra elettrica Andrea Ottaviani e la vocalist Giorgia Fanelli che ha realizzato, tra l'altro, le spettrali istantanee di copertina. Il disco è stato registrato da Michele Pazzagli al “Jam Recordings” di Città di Castello. I nove brani di “Dylar” si snodano attraverso un percorso musicale uniforme che non offre particolari sussulti ancorato com'è ad una staticità musicale in bilico tra recondite alienazioni e ritmiche essenziali rivelandosi di presa non immediata; in contrapposizione emergono da subito l'apprezzabile qualità di suono del disco, geometricamente pulita e ben definita, e la performance vocale all'altezza. 

 

This room è l'apertura dai tratti soporiferi e magnetici di “Dylar” e si trascina tra bisbiglii elettrici e ipnotici lamenti anticipando In the opposite traccia sorretta dalle pungenti evoluzioni della sei corde elettrica. Sono chitarra e sax a guidare l'incedere melodico diSnow-in-Damascus Sink with me mentre in Blue è la vena nostalgica e profonda del cantato a prendere il sopravvento su scheletrici accordi. Si fanno più sostenute le ritmiche nelle successive Tide e Shadow line senza comunque mai oltrepassare il mood misurato del disco. Impulsi siderali e battiti cadenzati caratterizzano la dilatata scena di Mine. Hold me è l'ennesima convincente prova canora, armoniosa nel muoversi nel torpore di soffuse pulsazioni rivelandosi uno degli episodi più convincenti del lavoro. L'epilogo è affidato a Changing views, lenta ed inesorabile chiusura che pecca forse di una durata eccessiva intestardendosi su una cantilena oltremodo ripetitiva. “Dylar” è un'opera prima che presenta indiscutibilmente alcuni tratti molto interessanti per questi Snow in Damascus!, sia da un punto di vista musicale che puramente creativo; la loro concezione stilistica frammentaria, visionaria e di oscuro impatto emana inevitabile curiosità pur rimanendo di contatto ostico e di non immediato coinvolgimento. E non è detto che tutto ciò possa rivelarsi un valore aggiunto.

 

Alessandro Freschi

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