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21 Ottobre 2015

Esterina DIO TI SALVI

16 novembre 2015 - Le Arti Malandrine

Esterina DIO TI SALVIPer certi versi e anche se forse ne farebbero a meno, gli Esterina sono “la classica band indie italiana”. Bravi, molto più bravi dei gruppi che vengono dai vari concorsi e dai contest televisivi, questi musicisti, di base versiliesi (e quindi fuori da Milano e da Roma), sono una di quelle realtà che ci fanno ancora ascoltare con attenzione la musica italiana.

Chi non ha molta familiarità con la poesia di Eugenio Montale non riconoscerà questa figura femminile; chi coglierà questo rimando còlto, se ne chiederà le ragioni. Ma in questo contesto possiamo rintracciare più che altro un suono, qualcosa che appartiene al microcosmo culturale di questa band. Per il sottoscritto, inoltre, Esterina sarà sempre il nome del gruppo spalla di Neil Young nel concerto del 22 giugno del 2008 al Nelson Mandela Forum di Firenze. 

 

Ancora mi vien da sorridere, se ripenso a come gli Esterina avevano sistemato i loro strumenti sul palco: c'era naturalmente uno stacco con Young e i suoi (solo di chitarre, curate da Larry Cragg, ce n'era una dozzina), ma i nostri eroi non sembravano molto preoccupati. Anzi. Mi è capitato raramente di imbattermi in un supporto così preciso e tranquillo. A essere nervoso, semmai, era il grande Young, che prese a male parole il povero Cragg... ma questa è un'altra storia. Diciamo che Esterina quella sera segnarono parecchi punti a loro favore.

Sono contento di averli conosciuti, mi piacciono i loro dischi, anche questo “Dio Ti Salvi”, e mi colpisce sempre l'ironia e la passione con cui affrontano la cosiddetta “scena del rock italiano”. L'album si apre con Pantaloni corti – una melodia vincente, sostenuta dalle chitarre elettriche – e prosegue con Dio ti salvi, Puta – gran testo, firmato come gli altri da Fabio Angeli, leader carismatico di Esterina. Mi rendo conto, a questo punto, che potrei citare tutti i titoli, togliendovi il piacere dell'ascolto. Non lo farò, quindi, sottolineando la forza di un gruppo che non si stanca di sperimentare (l'uso del vibrafono e del sax è molto importante laddove le chitarre lasciano loro spazio) e di cantare il disagio esistenziale del nostro tempo malato..

 

Giancarlo Susanna
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