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26 Marzo 2013

Bohemien BOHEMIEN

2013 - RBL Music Italia/Edel

bohemien coverUn eterno ritorno. Risorge una band storica del gothic-punk italiano. Era il 1985 quando il demo "Sangue e Arena" segnò l'avvento dei Bohemien. Un'apparizione talmente deflagrante sul piano sonoro ed estetico da rompere gli schemi obsoleti della critica e della percezione musicale di allora. La prima edizione di Arezzo Wave li vide fra i protagonisti, ma immediatamente dopo fu silenzio. Fino al 2002, anno in cui vede la luce il seminale "Danze Pagane", ed il loro suono oscuro, lacerato e dolente attraversa l'oceano per fondersi sul palco con Sua Vocalità Nina Hagen. Nel 2006 il volo sonico s'interrompe tragicamente per la morte del batterista Walter Vincenti. Ma eccoci ad oggi. La band romana è di nuovo fra noi con un album qualitativamente esemplare sotto ogni aspetto: compositivo, poetico, musicale. E' un viaggio nel tempo, ma che ci riporta antiche emozioni rinvigorite da nuove energie e stranianti suggestioni. Alessandro Buccini (voce, percussioni) è lo sciamano che conduce il rito con la sua presenza interpretativa umbratile e obliqua.

 

Luciano Liberatore (chitarre, cori) tesse teneri  arabeschi laceranti ornati di ipnotiche dissonanze. Gian Paolo Cesarini (basso) e Valentina Larussa (batteria, percussioni) disegnano trame ritmiche nervose e taglienti. Il mood teatrale/viscerale ci conduce attraverso i tre atti di cui è composta l'opera. Un altro sabato ancora, dissacrante sguardo sul comatoso universo piccolo borghese e le sue decomposte abitudini, apre il lavoro col suo spleen cupo e decadente ed apre al riff isterico/nevrotico de La macchina del tempo. Il post-punk gotico di Serial painter, lo strumentale Foglie tremule o Attacco psichico (da una video-installazione dell'artista torinese Alessandro Amoducci) ampliano lo spettro sonoro con brani come Lo spettro della rosa o Come un gas che spaziano ben oltre i confini della dark wave. Lo sguardo di Alessandro dipinge le atmosfere romantiche de Gli occhi degli amanti: organo e incipit  sono puro delirio. Oppure naufraga nell'incontro/scontro fra arte e vita, fra opera e artefice come in Dov'è il sublime? o Natura morta. Un album affascinante e retrò sin dalla splendida copertina, geometricamente scaleno nella sua struttura,  eppure vivo, vicino e pungente. Chi conosceva già i Bohemien e li amava anni fa ritroverà di certo i brividi di allora. Chi si avvicinerà a loro per la prima volta troverà forse nuovi stimoli racchiusi in un pezzo di storia dell'underground italiano.

 

Maurizio Galasso

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