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26 Marzo 2015 , ,

Babylon K BABYLON K

2015 - Autoproduzione/El-Sop

 

 

Babylon K BABYLON KI toscani Babylon K, Daniele Dainelli (voce), Matteo Bandini e Federico Fini (chitarre), Emanuele Bitossi (basso) e Jacopo Tofanelli (batteria) debuttano con questo CD autoprodotto e registrato presso lo studio El Sop, di Sesto Fiorentino, nella loro provincia. Solo quattro tracce sono sempre troppo poche per giudicare una band. Ma considerando anche l’età media dei musicisti, tutti più o meno studenti universitari, i presupposti sono più che ottimi. La durata media dei brani si assesta abbastanza puntualmente attorno ai tre minuti, solo raramente sfiora i tre minuti e mezzo, ma in ognuno dei quattro episodi che costituiscono quest’opera prima omonima sono ben racchiusi circa 50 anni di storia del rock.

 

Si sente, insomma, che i Babylon K “hanno le basi”: nel senso che, oltre a saper suonare, hanno metabolizzato un bel calderone di ascolti, lo hanno fatto loro, hanno maturato una solida coscienza critica nei confronti della musica che hanno sentito. Fondamentalmente il risultato che ne esce è una bella psichedelia ruspante, si sentono echi lontani dei Beatles dei loro brani più “nervosi”, da Helter Skelter a Taxman, ma anche i garage-rock acido dei 13th Floor Elevator. Ma il “pacchetto di offerta” assemblato dai cinque toscani non finisce certo lì: c’è qualche influenza del primo Iggy Pop, c’è la cupezza di un Lou Reed che veglia molto in lontananza, c’è la lezione del punk e la distorsione di tutto quel noise-pop cresciuto negli Stati Uniti sulla scia dei Pixies e dei Sonic Youth.

 

I Babylon K le canzoni dimostrano di saperle scrivere ma, in questo “assaggino” di meno di un quarto d’ora che ci propongono, per il momento sembra che non ci sia spazio per una ballad, per un momento di dilatazione sonora, per un’atmosfera un po’ più rarefatta. Le loro sono canzoni “mordi e fuggi”: tiratissime, rabbiose, senza tregua, evidentemente concepite per dare il meglio di sé in una situazione live, soprattutto se volete andare al concerto per pogare con gli amici e non per cercare di rubare il cuore alla vostra compagna di banco o, più prosaicamente, di limonare con la tipa conosciuta in pizzeria un paio di sere prima. Ma forse, tutto sommato, quando si è, come i Babylon K, ampiamente sotto i 30, è giusto che sia così.

 

 

 

Alberto Sgarlato

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