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8 Gennaio 2018 , ,

Tanks and Tears AWARE

3 marzo 2017 - Swiss Dark Nights

Squarci grunge nel bel mezzo dell'oscuro underground inglese di fine anni settanta; ritmiche asfissianti appuntellate su imponenti orditi di basso in cui decadenti recite si mischiano superficialmente all'acido sound di Seattle. Il post-punk di Cure, Killing Joke e Sisters of Mercy, l'alternative di Pixies, Sonic Youth e Nirvana; è qui che si accentrano inequivocabilmente i riferimenti musicali dei Tanks and Tears, terzetto pratese che esattamente a due anni di distanza dall'EP d'esordio “Know Yourself”, spalleggiato dalla label elvetica Swiss Dark Nights, rilascia il suo primo full-lenght intitolato “Aware”.

 

Formatasi nel 2013 con un moniker ispirato al titolo giornalistico 'Carri Armati e Lacrime' (coniato in occasione dei funerali del presidente venezuelano Hugo Chavez) la formazione toscana composta da Matteo Cecchi (basso e voce), Francesco Ciulli (batteria) e Claudio Pinellini (chitarra) infonde passionalità in un'opera prima all'interno della quale emergono incontrastati riff distorti e dinamiche palpitazioni che suggestivamente trasbordano nel presente crepuscolari e malinconici mood di matrice eighty. Malgrado gli inevitabili parallelismi stilistici con le muse ispiratrici, i Tanks and Tears risultano possedere Tanks-and-Tearsil giusto piglio nell'imbandire, senza annoiare, una tracklist di dieci brani all'interno della quale si distinguono le leggiadre trame ipnotiche di Butterfly e Under a Cloud, le incursioni arrembanti di Inca e Plasticine ed una strumentale title-track dalle algide tinte industrial.

 

Dimostrando di aver ben chiaro cosa 'fare da grandi' i Tanks and Tears superano brillantemente il banco di prova numero uno consegnandoci una proposta concretamente persuasiva frutto di un progetto artistico in costante evoluzione. “Aware” rispolvera dal passato atmosfere di grande impatto senza cadere nella trappola dello scialbo plagio, regalando nuova linfa a un affievolito movimento. E' seducente (e un po' nostalgico) pensare che esista un fil-rouge sonoro che lega la Londra del 1980 alla Prato di oggi. E, perché no, anche del domani.

Alessandro Freschi

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