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Matita ALL THE MUSIC IS PLAYED ALL THE RHYTHM IS DRAWN

1 settembre 2015 - SSTARS Records

Nelle esaustive note di presentazione del loro pregevole lavoro i Matita forniscono in prima persona le coordinate del loro interessante approccio: “Matita è un collettivo di musicisti – disegnatori che creano pattern ritmici con penne, matite e pennarelli su fogli opportunamente amplificati. Il disegno è accompagnato da un piano elettrico le cui melodie si innestano sugli intrecci ritmici di matite, penne e pennarelli, richiamando una certa elettronica minimale, echi di jazz-prog anni ’70 e respiri ambient”. Il nucleo dell’ensemble, attorno a cui ruotano alcuni musicisti ospiti, è composto da Antonello Raggi (piano elettrico), dall’ideatore del progetto Fabio Bonelli (penne ma anche strumenti più tradizionali come clarinetto, armonica, glockenspiel e svariati altri), oltre a Luigi Bonelli (matite), Susanna Tosatti (disegno continuo) e Fabio Valesini (pennarelli, voce sassofono e ride).

Il brano d’apertura, Matita, definisce subito le loro coordinate stilistiche. Un sound avvolgente e fortemente incentrato sul groove (che risulta, secondo la filosofia del gruppo, “disegnato”). La seguente Charly B. insegue invece traiettorie maggiormente sognanti. La durata delle composizioni (sempre piuttosto breve) suggerisce un approccio quasi “acquarellistico”, i musicisti davvero “disegnano” le loro composizioni come risulta in modo evidente dal paesaggismo acustico della terza traccia intitolata Fiordo in cui gli arpeggi terzinati del pianoforte sono in qualche modo contrappuntati da una sorta di pudico strofinio percussivo. A Garden è un breve spoken word di Tania Haberland a cui fa seguito una sorta di fugace composizione cameristica in qualche modo disturbata da suoni estranei. Di estremo fascino l’ostinato, costruito intorno a un intervallo di terza minore, che forma l’ossatura di Inm, la composizione cresce su se stessa in modo mirabile per chiudersi su una quinta vuota.  

 

Un’inaspettata “cassa in quattro” fa capolino nella sinistra Bah rah bba, riuscitissimo esperimento ambient-techno, e traccia più lunga nel lotto delle dieci composizioni formanti il lavoro, in cui sono apprezzabili richiami a certi Biosphere. La settima traccia, dal titolo Koh i noh r, ci trasporta in estremo oriente grazie all’uso intensivo di melodie costruite sulla scala pentatonica maggiore, il lavoro su matite et similia raggiunge qui uno dei suoi vertici timbrici, i nostri estraggono infatti teorie di singolari sonorità dai loro “strumenti”, un concretismo sonoro autenticamente affascinante. Hades in Milan viene aperta da una sezione estremamente vaga dominata dal suono ancestrale del glockenspiel a cui ben presto risponde il piano elettrico con un intervallo melodico ascendente di quarta che sembra fornire una specie di appiglio nel mare timbrico globale.

Il brano è un autentico gioiello, mentre il pianoforte tenta di affermare un ambiente armonico riconoscibile, tutti gli altri suoni mirano a destabilizzarlo. Ciò che ne risulta è, con ogni probabilità, il punto più alto dell’intero lavoro oltre che una possibile linea di sviluppo futuro, in senso più astratto, per la musica dell’ensemble. Pieta è nuovamente contraddistinta dal recitato di Tania Haberland (autrice di questo come del testo di A garden) su un groove lineare e su  poche note di piano elettrico. Il cerchio si chiude con la reprise di Matita in cui vengono proposti arrangiamenti più lunari del brano d’apertura.

Alessandro Seravalle

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