fermoposta.it → inviati dalle band
Migliora leggibilitàStampa
28 Marzo 2015

Jesus Franco & The Drogas ALIEN PEYOTE

2014 - Bloody Sound Fucktory

Jesus Franco & The Drogas ALIEN PEYOTEVi è un pervicace pregiudizio che lega l’essenzialità e la possanza all’assenza di eleganza; pregiudizio che rende solidale barocco e piacevolezza nel primato della bella forma. A sgretolare questo scrostato crocianesimo di ritorno ci pensa “Alien Peyote”, nuovo vagito del supergruppo marchigiano Jusus Franco & The Drogas dopo il sodalizio con i Satantango e quattro anni di pericoloso silenzio. Non facciamo difficoltà a riconoscere in questa nuova creatura l’esito di una più grande mutazione genetica che coinvolge lo stesso modo di produrre musica e forse di guardare il mondo da parte di Jusus & The Drogas. Non si tratta più solo di ibridare i generi violentandoli a forza di possanza, si tratta al contrario di mostrare quanto i generi siano essi stessi un percorso da attraversare e non un inerte oggetto; si tratta di mostrare quanto la mutazione sia il carattere proprio delle cose e non un lavoro sulle cose. Probabilmente è da leggere in questo senso l’insistenza con la quale il tema linguistico e sonoro dell’estraneità percorre orizzontalmente tutto il disco nella forma della dissonanza estrema e dell’estraneità – Alien è la parola chiave presente sia nel titolo che nelle due tracce inziali. Partiamo quindi da qui: Alien Luftwaffe (part I) è un’arma sonora impropria –come il titolo sembra suggerire – usata per catalizzare l’attenzione di un ascoltatore realmente estraneo al mondo; arma sonora che sottrae il mondo in un feedback continuo per poterne parlare. 

 

Per quanto possa sembrare paradossale ricomporre un mondo fatto a brandelli con la potenza del disordine è ciò che Alien Luftwaffe (part II) tenta di fare. E il mondo ormai riconquistato, ma come qualcosa di straniero, un mondo di esiliati, è ciò che il punk serratissimo di El Coyote  prova a descrivere. Tra l’alieno e gli Stooges capita poi di incontrare Be-Bop-A-Loser fino ad arrivare a Mezcal che disegna in modo inconfondibile i contorni eccentrici della ricerca musicale di Jesus & The Drogas. Non usiamo a caso il termine ricerca - perché di ciò si tratta. In Mezcal il carattere psichedelico o, come sembrerebbe più sciolto dire, acido del brano è tutto nella capacità di evocazione dei suoni che inducono l’immaginazione a produrre rappresentazioni vivide e sghembe di una umanità bislacca e crepuscolare: più che dalle parti di Jesus Franco siamo dalle parti del Rodriguez di “Dal Tramonto all’Alba” come sottolinea il blues ossessivo di Chief Doonga o l’eco doom di Young Men’s Guru. Nel complesso tutto l’album ci sembra una grande cospirazione in favore della sinestesia e dei viaggi a km.0 e la paranoia che si respira in Call To Arms (For Psychedelic Punks And Hopeless Dudes) è solo il riflesso ironico del movimento sinaptico. Complessivamente il lavoro è spigoloso e difficile, elegantissimo nella sua ricerca della ruvidità mai fine a se stessa. Lo spettacolo live date queste premesse deve essere un viaggio nel viaggio.

Luca Gori

Audio

Video

Inizio pagina