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20 Gennaio 2018 , ,

Monica Shannon ALI

Marzo 2017 - Autoproduzione

Un seducente volo musicale che tratteggiando l'intensità del sentimento fugge alla ricerca di inconsueti confini . Esattamente a un decennio di distanza dal debutto “Beyond 9” la cantautrice Monica Shannon torna sulla scena discografica con un lavoro prodotto da Stefano Pulga e lo fa indossando due nuove “Ali” per condurci negli anfratti dei suoi eleganti orditi avviluppati in distensive dimensioni rarefatte. Un concept incentrato sull'amore e le sue viscerali forme che sviluppa la sua elegante trama attraversando nove movimenti - sette inediti più due rivisitazioni - dall'indiscusso respiro internazionale in cui l'artista lariana fa abile sfoggio (rigorosamente in lingua inglese) del suo innato talento compositivo.

 

Addentrandosi nei pertugi di “Ali” entriamo in contatto con velate sequenze dal raffinato retrogusto jazzistico (Something You Should Know e The Answer), incursioni nel pop-rock (Not So Far from Love e Make Me Real), armonie in salsa folk (Light e Butterflies in the Garden) e fiabesche litanie (Boundless Space). Un discorso a parte meritano le due rivisitazioni; emoziona l'omaggio a Riuichi Sakamoto e David Sylvian e la loro Forbidden Colours - non facile confrontarsi con tali mostri sacri senza cadere nell'imitazione banale o pretenziosa - così come altrettanto convince l'epilogo L'isola delle fate, unico frammento del disco in italiano, scritta dal produttore-musicista sardo.

Ben sostenuti da sofisticati arrangiamenti, i colori vocali di Monica appaiono un sublime crossover tra la maliose timbriche delle varie Suzanne Vega, Kate Bush e Chrissie Hynde accompagnando l'ascoltatore di turno all'interno di un progetto cantautorale dalle molte sfaccettature che merita di ricevere la dovuta attenzione prima di librarsi nell'aria come le leggiadre farfalle di copertina. Una piacevolissima sorpresa.

Alessandro Freschi

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