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28 Luglio 2015 ,

Martian Patriots 8 STEPS TO IMPACT

8 Dicembre 2014 - Autoproduzione

Martian Patriots 8 STEPS TO IMPACTSorvolare i navigli di Milano per essere lì ma anche altrove, per poter partecipare alla vita ad almeno trenta metri d’altezza; sorvolare è la scelta dei Martian Patriots, promettente band lombarda che fa del post-grunge una specie di occhiale per la visione della realtà. Otto tracce che riassumono una visione della musica e dell’esistenza come forma grezza e resistente, otto creazioni musicali suonate con maestria e arrangiate come se il mondo dovesse aprirsi in due con la sola accensione del Fuzz, si ascolti a tal proposito Passed the Moon. Ed è esattamente per questa ragione che “8 Steps To Impact” risulta essere un’opera prima succulenta e boriosa, supponente e gradevole: è come se i Martian Patriots per non soccombere al peso del debutto giocassero a spararla più grande possibile. Solo così è possibile interpretare le citazioni didascaliche, tirate spesso sul liminare del ridicolo, dei Foo Fighters, beniamini indiscussi della band; oppure l’ottima gamma timbrica della voce di Lorenzo “Lollo” - si ascolti My SOS o Once There Where Wolves - sfinita dalle rincorse all’imitazione perfetta di questo o quell’eroe maledetto e sempiterno del grunge, sempre sia benedetto (evitiamo di fare i nomi tanto li conoscete tutti e tutte).

 

Vi è poi tutto un lato che guarda di più alla melodia e a ciò che è avvenuto negli ultimi 10 anni avvinghiando easy listening e sonorità più rudi (Ghost in My Town) che ricorda la produzione ‘00 di Goo Goo Dolls e soci. Tuttavia è con il tributo esplicito alle sonorità più grunge e forse più amate che la band si trova più a proprio agio e paradossalmente il risultato è più personale e leggero: World of Monster è un piccolo pezzo di bravura à la Seattle style in cui citazione e invenzione giocano libere di determinare nuove strade della composizione musicale. Per certi versi un esordio che folgora ma che rischia di incendiare gli esecutori almeno quanto gli ascoltatori. Troppo invischiati nelle loro stesse esaltazioni musicali rischiano di chiudersi nell’autismo creativo, i Martian Patriots non mancano veramente di nulla, hanno invece troppo. Hanno ascoltato troppo, hanno fagocitato tutto quello che passava e il risultato è una leggerezza affettata, una specie di ubriachezza molesta simulata. Prafrasando un vecchio slogan: i bravi ragazzi suonano bene il grunge, i cattivi ragazzi inventano il grunge.

Luca Gori

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