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21 Luglio 2013 ,

Monsieur Voltaire 33

Uscita: 4 luglio 2013 - Noja Recordings-White Bridge Records/Audioglobe

Monsieur-VoltaireAd ascoltare le sue ballate così raffinate, i suoi testi in inglese e quel sound tipicamente british potremmo pensare che dietro il nome Monsieur Voltaire si celi un suddito di sua maestà. Lo potremmo immaginare seduto su uno sgabello abbracciato alla sua chitarra in un qualche piccolo locale londinese. In realtà il Monsieur è Marcello Rossi, artista toscano già protagonista di numerosi altri progetti nel mondo della musica. Nel 1997 inizia la sua avventura come chitarrista metal nei Nativist, proseguendo con partecipazioni a gruppi garage (Greyscale) e nuovamente metal (Najra), per concludere avvicinandosi al blues nei  Los Dragos. Complessivamente collezionerà  sei album e svariate altre uscite discografiche minori, accrescendo la propria esperienza. Ed ora, come spiega lui stesso, dopo "un ventennio di peripezie e vertigini", Maurizio Rossi si raccoglie in un progetto più intimo, limitandosi a "coltivare il proprio giardino", accostandosi alla figura del candido voltairiano, testimoniando una devozione per lo scrittore francese che spiega anche la scelta del nome. Con questa prima prova discografica da solista Monsieur Maurizio Rossi ripone in un cassetto le sue precedenti passioni come metal e garage. Si dedica, piuttosto, ad un alt-rock fatto di ballate raffinate ed elementi di psichedelia  e ambient, risultando molto caldo ed intenso. Per curare al meglio i vari aspetti della produzione di "33" si è fatto affiancare dalla mano di  Carlo Barbagallo, uno dei più esperti nel panorama nostrano. L'album, che ha visto la luce lo scorso  4 luglio, esce per Noja e White Bridge, visto che le due etichette hanno intrapreso una coproduzione. Maurizio Rossi ha dichiarato di essersi ispirato, nella composizione, ai cantautori vissuti a cavallo tra gli anni '60 e i '70: Nick Drake e Arthur Lee su tutti, ma anche John Lennon e Syd Barrett. Ed infatti in "33" sono presenti tracce devote al folk cantautorale, sempre ben costruite sugli arpeggi di chitarra, come The Shine Higher Than The Sun, e   brani dove oltre alle sei corde si nota una perfetta costruzione sinfonica, Emily The Run su tutte. I trenta minuti di questo debutto discografico sono un viaggio interiore, mai stucchevole nonostante il tepore diffuso, capace di creare anche momenti di pathos. L'uso sapiente della chitarra va oltre il semplice cantautorato: lo strumento non serve solo da accompagnamento, ma è la base su cui si costruiscono le melodie magnetiche. Dunque, un album atipico per il panorama italiano, ma sicuramente ben riuscito. L'acid-folk su cui si sviluppa il disco è sempre fluido e accessibile, ed unito ai cantati quasi confidenziali crea armonie molto evocative. E allora che Maurizio Rossi continui a coltivare il proprio giardino, che prosegua questo ritiro "candidiano", lontano dall'adrenalina dei gruppi precedenti. Perchè a noi piace così.

Simone Pilotti

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