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13 Marzo 2014 ,

Nokeys COLD WAR

2013 - SFEM/The Lads Production/Baffo Music/Pirames International

Nokeys COLD WARSecondo album per la band italo/svedese d'origini parmensi. “Cold War” giunge a quattro anni di distanza dall'ottimo “The Regency”. Curato da Stefan Boman (produttore svedese già apprezzato per il suo lavoro con band quali Hellacopters, Kent e Backyard Babies) affiancato da Emanuele Battisti, il disco propone dieci tracce che sviluppano ulteriormente l'attitudine new wave/post punk delle origini arricchendo il sostrato musicale del gruppo con possenti architetture elettroniche e decise tinteggiature rock. Già il primo lavoro del 2009 permise alla band di farsi notare nel panorama indipendente europeo grazie anche all'incessante attività live. Due mini tour in Scandinavia, costanti passaggi radiofonici, video in rotazione su vari  canali musicali europei, hanno ben presto reso familiare al pubblico ed agli addetti ai lavori la musica dei quattro ragazzi di Parma. 

 

La dimensione live è inscindibile dal lavoro in studio e già nel corso del 2012 il materiale ora presente in “Cold War” viene presentato in giro per l'Europa con esibizioni a Milano, Roma, Parigi, Antibes, Monaco, solo per citarne alcune. Il disco si apre con la potente If you. Evidenti le influenze, del resto apertamente dichiarate, dei Depeche Mode più oscuri. Print esplode con sonorità ed impeto che ricordano i migliori U2, quelli di “War” o “October” per intenderci, ponendo in evidenza la voce calda e ammaliante di Rico, elemento questo che caratterizza l'intero lavoro al pari dell'elegante e dinamico ordito chitarristico di Luv e del possente e sapiente intreccio ritmico creato da Guto e Bonzo. Grande impatto emozionale, un granitico muro sonoro esaltato da una rimarchevole pulizia della registrazione frutto di un'accurata produzione che riesce magistralmente ad evidenziare le qualità esecutive dei singoli e, al contempo, mantenere viva e pulsante la potenza evocativa del combo nel suo insieme. Broken rimanda ai Depeche di “Music for the masses” al pari di Envy, primo singolo estratto dall'album, in cui ritroviamo echi di Cure e Smiths.

 

Riverberi lontani di Doors e Smiths nell'intrigante Interrogation Room, che a tratti riporta alla mente certe sonorità tipiche di Gary Newman e dei suoi Tubeway Army, ancora più evidenti nelle successive Guilt e Through. Soprattutto quest'ultima, di certo una delle tracce più emozionanti dell'album, affascina per le sue trame armoniche oscure e minimali in cui sembra palesarsi l'umbratile presenza di Ian Curtis e dei Joy Division. Ma è Parasites, forse il brano migliore del disco per intensità e maturità creativa ed espressiva, a colpire a fondo la mente e il cuore dell'ascoltatore. Chiude la “reprise” di If You. Un disco ben fatto, a tratti coinvolgente, ma che manca di una propria ben precisa personalità. I Nokeys risultano ancora saldamente legati alle loro guiding lights, alle loro fonti d'ispirazione primigenie. Quando riusciranno, pur mantenendo salde le proprie radici, a dar vita ad un suono davvero personale allora potremo forse trovarci di fronte ad una splendida realtà della musica non solo italiana, ma internazionale. Le basi ci sono tutte.

Maurizio Galasso

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