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23 Novembre 2021 ,

Nevermind – 30th Anniversary – Super Deluxe Edition


Passano, gli anni passano, come si suol dire, e come dice Vecchioni all’inizio di una sua vecchia canzone. Di anni, infatti, ne sono passati trenta dall’uscita di “Nevermind” che viene pubblicato il 24 Settembre del 1991, due anni dopo “Bleach” primo album dei Nirvana che già era tosto, atipico, rumoroso e intriso di punkitudine. Rispetto al predecessore “Nevermind” ammorbidisce i toni. Se “Bleach” era un’insidiosa fanzine su grigiastra carta riciclata, l’album del 1991 è una rivista a colori, lucida e patinata e pur mantenendo un sound potente e poderoso la cifra stilistica di Kurt Cobain (che in fondo è un cantautore) si melodizza creando la miscela esplosiva che aprirà le porte a un successo stratosferico. Dire che “Nevermind” sia un ruvido party al quale si ritrovano i tre ragazzi di Seattle in compagnia di Lennon/McCartney e Tony Iommi sarebbe forse un po’ azzardato (ma On A Plan non è, sotto sotto, puro Beatles’s style?) ma la cosa funziona: l’album ha un successo planetario e inaspettato e all’angelo biondo Kurt Cobain spuntano improvvisamente (troppo improvvisamente) due fragili ali che lo porteranno a volare in molte parti del mondo sulla corrente di una notorietà immensa e fulminea. L’album, corredato da una delle copertine più iconiche degli ultimi trent’anni che proprio in questi giorni è fonte di polemiche per i diritti d’autore della nota immagine raffigurata, come pochi altri nella storia del rock può fregiarsi dell’aggettivo epocale assumendo un’importanza non solo musicale aprendo le porte al fenomeno “grunge”, ma anche socio-culturale diventando lo spartiacque e il simbolo di una generazione. La triade di brani che apre l’album è devastante: Smells Like Teen Spirit diventerà un inno generazionale ultra citato e riconosciuto fin dal primo accordo, In Bloom può vantare un assolo di chitarra schizzato e spigoloso sintonizzato sui rumorismi dell’album precedente, Come As You Are (da ascoltare preferibilmente in cuffia al massimo volume) rinverdisce i fasti di un bassismo macinante alla Grand Funk Railroad, ma tutto l’album si snoda e scorre sui binari di un hard rock dopato e pop-ato terminando dopo un’oretta scarsa e dodici ottime canzoni tra le quali le punkettose Breed e Territorial Pissing, la popedelica e acustica Polly e l’introspettiva Something In The Way, con la particolarità (purtroppo!) di inventare la pratica inutile e malsana della traccia nascosta, cioè un ulteriore e ultimissimo brano, il tredicesimo, non accreditato in copertina che si rivela dopo quattordici lunghissimi minuti di silenzio dopo la fine dell’ultima canzone ufficiale. Pratica poi imitatissima e fortunatamente oggi caduta in disuso (che fastidio volendo ascoltare l’album in random). L’enorme successo mondiale e fulmineo si rivelerà un’arma a doppio taglio per la personalità fragile, instabilmente emotiva e incline alla depressione di Kurt Cobain incapace di gestire la pressione del gigantesco successo improvviso e forse neppure desiderato a tali livelli che cade come una mannaia sulla sua testa facendolo prendere in ostaggio dall’eroina, dall’alcol, dall’ulcera che si manifesta sempre più profonda e dolorosa e da episodi di incontrollata violenza. Le fragilissime ali dell’angelo cominciano a sfaldarsi fino a farlo precipitare al suolo per non rialzarsi più subito dopo la realizzazione del terzo e ancora ottimo album “In Utero”. Fin qui è la cronaca basilare di un album, volente o nolente, epocale come pochi altri ma la storia non finisce qui, perché se è vero che gli anni passano ecco che non passa la bellezza visto che “Nevermind” in occasione del suo trentesimo compleanno viene oggi ripubblicato in versione ampliata riveduta e corretta (rimasterizzazione eccellente in alta risoluzione dai nastri originali) e ricca di novità e sorprese.

Tra queste ultime la presenza del nuovo 7” con Endless Nameless sul lato A e Even In his Youth e Aneurysm su quello B, solo una piccola goccia nel mare magnum di questa operazione che vede l’opera originale corredata da ben altri quattro CD (otto LP in versione vinilica) di concerti live finora inediti e completi che vedono i tre ragazzi di Seattle al massimo della forma e della forza esibirsi al Club Paradiso di Amsterdam il 25 Novembre 1991, al Pat O’Brien Pavillon californiano il 28 Dicembre sempre del ’91, per poi, saltando al 1992, ascoltarli ancora nella loro superpotenza sonora al The Palace di St. Kilda di Melbourne il primo di Febbraio, fino ad arrivare a Tokyo il 19 di quello stesso mese per un altro infuocato concerto al Nakano Sunplaza.

Aggiungere che del concerto di Amsterdam è allegato anche il blu-ray con il video dell’intero spettacolo intriso di violenta punkitudine e che anche un libro fotografico di quaranta pagine di foto inedite fa parte del lotto di questa proposta di indiscutibile spessore non è altro che cilieginezzare ulteriormente la torta a più strati da gustare assolutamente per chi ha apprezzato e amato i Nirvana e la loro breve carriera. Il suicidio di Cobain nell’Aprile del 1994 a soli ventisette anni, impedisce, se non altro, un eventuale inaridimento creativo (mai sapremo se ci sarebbe stato) ancora di là da venire, poiché la sua morte lascia in eredità oltre i tre album citati un paio di ottimi live e una raccolta di inediti e rarità di buon livello. Una mezza dozzina di piccole gemme da incastonare nel diadema del rock.

Maurizio Pupi Bracali

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