Migliora leggibilitàStampa
11 Settembre 2016

Ridley Scott TV Fiction – “BRAINDEAD”: Prossimi alla morte cerebrale

2016 - Stati Uniti
Serie Televisiva - Ideatori: Robert King, Michelle King
Con: Mary Elizabeth Winstead, Danny Pino, Aaron Tveit, Tony Shalhoub, Michael Moore - Produzione: CBS Television Studios - Durata: 43 Min.
 
 

p12719846_b_v8_aaUn giorno vi alzate, andate in ufficio, o a scuola, o in fabbrica, e qualcuno vi sembra strano, non è più lo stesso, pensa solo ai grandi temi di attualità, si infervora su questi sino a diventare isterico, e beve solo centrifugati di verdura. Nel frattempo a qualcun’altro esplode il cervello, letteralmente. Teste che esplodono e gli isterici di prima iniziano a dare di matto. Pensano che siano i terroristi musulmani a farlo e vogliono scatenare la guerra mondiale. Poi arriva un altro pazzo che dice di aver scoperto che le teste che esplodono e la gente che dà di matto hanno entrambi le formiche nel cervello e che queste sono in realtà extraterrestri. A questo punto vi serve una pausa e vi chiudete in ufficio. Ma durante la pausa notate che, fuori dalla vostra stanza, ci sono troppe suonerie che ripetono You Might Think I’m Crazy (“tu penserai che io sono pazzo e isterico”) dei Cars e sono sempre quegli isterici di prima, non ascoltano altro.

 

Ora penserete che anche io sia andato di matto, ma questa è la trama assurda di “BrainDead” (sottotitolo: “chi si sta mangiando Washington?”), una serie televisica CBS in onda da pochi mesi negli USA, in perfetta sincronia con la campagna elettorale di Donald braindead-or-talking-head-tony-shalhoubTrump, spesso sui televisori di scena. Nell’ultimo episodio c’è anche un neonato che scalpita calci nella pancia della madre ogni volta che sente Donald Trump parlare. Probabilmente è infetto anche lui o lo è la madre. Lo scopriremo nelle puntate che chiuderanno la prima stagione di 13 episodi, in onda negli USA oggi (al momento in cui pubblichiamo questo articolo) domenica 11 settembre. Intanto giunto a due puntate dalla fine anche il menestrello folk cantastorie che ad ogni episodio, con un riff da allegra marcetta yankee, ci riassume le puntate precedenti, non ce la fa più e sciopera: per protesta ci racconta in un minuto, con tanto di immagini bianco nero del film, il plot di Mezzogiorno di fuoco e al diavolo BrainDead.

 

Prodotta da Ridley Scott, ma creata dagli autori di ”The Good Wife”, Robert e Michelle King, la serie sembra lo sfogo di due menti geniali bisognose di divertirsi oltre misura, brain_thm_16.9_1920x1080dopo un impegno che li aveva portati a chiudere una serie di oltre 150 episodi, per sette stagioni in otto anni. Pur divertendosi i due autori non hanno perso però l’intento di andare dentro i meccanismi del potere politico. E questa volta non risparmiano nessuno in una apologia della moderazione e della sensatezza. Lo leggiamo nelle parole di Michelle King a Variety del 13 giugno scorso: “I would hope that they would be amused, and also recognize the political satire of how difficult it is to get anything done when everyone becomes more extreme and lives in their own extreme bubbles.”

 

Il colpo di grazia lo danno nella nona e decima puntata, con il cameo di Michael Moore, icona del radicalismo liberal. La protagonista, Laurel Healy, è infatti una giovane documentarista coinvolta controvoglia dalla famiglia negli affari della Casa Bianca, con un contratto di sei mesi per occuparsi dei rapporti con il pubblico dei Democratici. Finisce per Moore in braindead_-_taking_on_water_how_leaks_in_d.c._are_discovered_and_patched_-_10_34_09_pminnamorarsi di Gareth Ritter, un giovane repubblicano, e l’arrivo in scena di Moore, presunto amante di Laurel, non è solo esilarante. Sotto accusa, per Robert e Michelle King, è l’estremismo isterico di entrambi le parti, utile solo a non far capire la vera posta in gioco in ogni questione. Introdotto dal cameo di Moore, la decima puntata della serie è una vera lezione di etica del documentario e di comunicazione politica. Imperdibile e da aprirne un dibattito. Senza smettere di divertirsi, perché l’elogio della via di mezzo passa anche attraverso un buon uso dell’ironia e una profonda leggerezza nel trattare i temi difficili.

 

Winstead-LaurelD’altro canto l’interprete di Laurel Healy è una scoppiettante Mary Elizabeth Winstead. Rimasta sinora in ombra questa attrice è ora nel duo Got a girl, insieme a Dan the Automator, già produttore dei  Gorillaz e dei  Kasabian. Il loro primo album la vede nei panni ironici di una brava ragazza alle prese con l’immaginario femminile. Raffinata anche la scelta dei Cars, band che rappresenta l’apoteosi di un dance new wave anni ’80 perfettamente in sintonia con l’era reaganiana, di cui Donald Trump ci fa respirare di nuovo il sapore. Il video del brano You might think segna l’esplosione della prima, rozza, computer grafica e vinse come miglior videoclip dell’anno all’MTV Video Music Awars del 1984.

 

Angelo Amoroso D'Aragona
Inizio pagina