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4 Luglio 2015 , , ,

Tito Schipa Jr. ORFEO 9 (Opera Pop)

2015, Uscita: 18 Aprile - Cofanetto di tre DVD - Prodotto dall'Associazione Culturale Tito Schipa - La città sognata. Ideato, concepito e realizzato da Ermanno Manzetti - Italia

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                             I N T R O

 

1973: appare nei negozi di dischi un album piuttosto anomalo rispetto alla produzione musicale italiana dell’epoca. E’ un disco doppio, si intitola "Orfeo 9" e contiene la colonna sonora di un film realizzato per il settore sperimentale della RAI scritto, diretto e interpretato dal venticinquenne Tito Schipa Jr. nello stesso anno, ma trasmesso solo nel 1975 in seguito a censure e a incomprensibili divieti da parte delle frange più tradizionaliste della dirigenza RAI. L’album, diciamolo subito, è un capolavoro imprescindibile della musica italiana, che, precedendo di due anni la messa in onda televisiva, si mette in luce vivendo di vita propria facendosi strada tra il pubblico formato dagli appassionati di quel calderone fumigante che era il rock progressivo italiano degli anni settanta che accostava con disinvoltura la romantica Premiata Forneria Marconi, ai più audaci Area, i politicizzati Stormy Six a un cantautore psichedelico come Claudio Rocchi o il jazz rock di Napoli Centrale con le fantasie barocche del Banco o delle Orme. Allora perché non appropriarsi anche di quel favoloso album doppio pubblicato nel periodo d’oro del prog italico definito opera rock, anche se a ben vedere il suo contenuto musicale travalicava ogni genere musicale fino a quel momento conosciuto formando una miscela sonora di rara intelligenza e genialità? Il popolo prog inizialmente, (ma poi non solo quello) fece suo quel disco decretandone un successo in principio un po’ da società segreta ma che si dilatò nel tempo costante e inarrestabile. Vediamo quindi come andarono le cose.

 

La storia, il teatro e il film

 

loc_70Bisogna saltare indietro nel tempo, fino al 1970, per incontrare un Tito Schipa Jr. poco più che ventenne che, probabilmente influenzato sia dal musical americano "Hair", sia dalla figura paterna (il grande e indimenticato tenore melodrammatico Tito Schipa), sia dal songbook di Bob Dylan, decide di mettere in scena il mito di Orfeo e Euridice (e scusate se è poco per un ragazzino di vent’anni) narrato tra gli altri da Ovidio e da Virgilio e già ricreato in mille forme artistiche dalla pittura al balletto, dalla letteratura alla scultura e, solo per restare alla musica, realizzato tra gli altri da Gluck, Haydn, Nauman, Bertoni, Deller fino ad arrivare ai giorni nostri con una recente versione folk del 2010 della cantautrice statunitense Anais Mitchell. La storia è piuttosto conosciuta: Orfeo è un abile suonatore di lira strumento con il quale riesce ad ammaliare tutti coloro che l’ascoltano, conosce la bella Euridice e se ne innamora, ma il perfido Aristeo insidia la ragazza al punto di farla fuggire e questa nella concitata fuga calpesta un serpente velenoso che la morde uccidendola. Orfeo che non se ne dà pace decide di scendere all’inferno per riportarla in vita e suonando la sua lira affascina guardiani e demoni che estasiati dalla musica gli concedono di riportare la ragazza sulla terra a patto che durante il cammino lui non si volti indietro a guardarla. Durante il tragitto però Orfeo, che tiene per mano Euridice dietro sé, viene sfiorato dal dubbio che i demoni gli abbiano giocato un brutto scherzo e che quella mano che stringe sia soltanto quella di un’ombra; non resiste, si volta e la ragazza scompare ormai persa per sempre. Il giovane Tito Schipa Jr. influenzato dal momento storico e dai costumi dell’epoca (1970) non fa altro che attualizzare la storia ambientandola in una comunità hippie, la lira di Orfeo diventa, ovviamente, una chitarra, il perfido Aristeo non è altro che uno spacciatore di droga e l’inferno è una città caotica e metropolitana. 

 

Utilizzando proprio il cast di attori e cantanti che proponeva la versione italiana di Hair, lo spettacolo teatrale Orfeo 9, che precede la realizzazione del film di tre anni e la messa in onda televisiva di cinque, va in scena per la prima volta il 23 settembre del 1970 al Teatro Sistina di Roma. Ma a Tito schipa Jr. questo non basta; incuriosito e affascinato dalle tecniche cinematografiche decide che Orfeo 9 deve diventare un film, un film d’avanguardia e diverso da tutto ciò che, almeno per quanto riguarda il campo musical/cinematografico, sia stato fino a quel momento concepito. Il film Orfeo 9 con la Tito Schipa Jr. nel film Orfeo 9regia dello stesso Tito Schipa Jr. viene realizzato nel 1973 per i progetti sperimentali della RAI prodotto da Mario Orfini e Emilio Bolles che ne capiscono il valore e la qualità. Ma quel film non ebbe vita facile: girato a colori in16 mm. e solo successivamente gonfiato a 35, subì l’ostracismo e il boicottaggio incomprensibile dei vertici RAI e solo dopo molte pressioni fu mandato in onda due anni dopo in tarda serata per impedirne la visione ai più, per essere poi nuovamente “dimenticato” negli archivi polverosi della RAI. Come già era successo con il brano Dio è morto di Guccini il messaggio di pace e fratellanza e soprattutto l’atto di accusa contro l’uso delle droghe pesanti esposto con grande lucidità e fermezza da Tito Schipa Jr. venne travisato da censori incompetenti e miopi. Miopia che non impedisce, però, di notare la sequenza nella quale una siringa impugnata in primo piano diventa il motivo principale che fa censurare il film.

 

Girato in sole quattro settimane e con un budget di soli quaranta milioni di lire alla periferia di Roma, principalmente in una fornace di mattoni dismessa e fatiscente che nella finzione filmica rappresenta una sorta di chiesa sconsacrata dove si ritrova una comunità di giovani che vive in pace prospettando l’arrivo di una nuova era di amore e felicità, questo lungometraggio racconta la storia di uno di loro, l’introverso Orfeo, (lo stesso Tito Schipa Jr.) che innamorato di Euridice (la bellissima attrice svedese Eva Axen) se la vede portare via da un subdolo “Venditore di felicità” vedendosi costretto all’estenuante Tito Schipa Jr. scena del film con Euridicericerca dell’amata fino alla “Città fatta a inferno” dove però la perderà per sempre. Questo videoclip ante litteram della durata di ottantadue minuti se dal punto di vista musicale e letterario è ineccepibile, da quello visivo mostra i segni del tempo in cui fu realizzato: un’ingenuità registica di fondo che però anziché pregiudicarne il valore ce lo fa simpatizzare vista la scarsità di mezzi economici utilizzati e un messaggio sociale, naturalmente giusto, ma assolutamente datato nei modi e nelle scene. E’ così che troviamo qualche effetto speciale non troppo speciale, (la chitarra di Orfeo che lo segue “camminando” da sola), qualche simbolismo troppo elementare (il malvagio “Venditore” paragonato al serpente che striscia o il nodo alla fune che sancisce l’unione tra Orfeo e Euridice), le riprese ballonzolanti con cinepresa a mano, risapute sequenze al rallentatore o viceversa velocizzate, scenografie psichedelicamente  pastorali ed hippieggianti, il ricorso a soluzioni didascaliche scritte in diversi modi, da quelli fumettistici ai corsivi di Orfeo che riportano il testo cantato in quel momento. 

 

Tutti peccati veniali che se, a volte, strappano un sorriso non è di sufficienza ma di assoluta simpatia considerato che per l’epoca quella era pura avanguardia. Infatti tutto questo non ha impedito, per fortuna, al film, di diventare meritatamente il mito e il leggendario oggetto di culto, che sappiamo oggi, al pari dell’album che ne raccoglieva testi e musiche. Qualche anno dopo il becero ostracismo della RAI il film viene sdoganato, comincia ad essere proiettato nei circuiti, d’essai, nelle università e in luoghi deputati (chi scrive queste righe lo (ri)vide a Garlenda (SV) nel 2004 nell’ambito di una manifestazione d’arte durata alcuni giorni che metteva in mostra il mito di Orfeo in diverse declinazioni 19711103_ciao2001_01artistiche e dove conobbe personalmente Tito Schipa Jr., ospite dell’evento). Negli anni 2000 viene commercializzata l’empirica videocassetta VHS in poche copie acquistabili solo presso l’Associazione Culturale Tito Schipa, nel 2003 viene programmato su RAISAT e a consacrarlo definitivamente arriva la partecipazione, voluta da Marco Giusti, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2008 dove in una sala gremita per tre quarti il film, dopo trentacinque anni dalla sua realizzazione, viene proiettato alla presenza di alcuni tra gli attori protagonisti, del produttore Mario Orfini, di Marco Giusti e dello stesso Tito Schipa Jr., al quale, al termine della proiezione, viene tributata una trionfale standing ovation con dieci minuti di applausi ininterrotti. Da qualche tempo Orfeo 9 viene proiettato ogni ultimo venerdì del mese alle ore 18 al Cinema Azzurro Scipioni a Roma sempre seguito da un appassionato pubblico; una bella rivincita contro chi lo volle censurare e congelare senza averne capito l’essenza e la profonda bellezza.

 

Tito Schipa Jr.

 

Tito Schipa Jr. primo 45 giriNato casualmente a Lisbona nel 1946, Tito Schipa Jr. è uno dei talenti artistici più estroversi e originali del panorama musicale italiano. Come si è già detto è figlio di uno dei tenori italiani più celebri di tutti i tempi dal quale eredita anche il nome. Dopo aver vissuto infanzia e adolescenza in varie parti del mondo si stabilisce a Roma nel momento in cui i fermenti beat che scuotono l’Europa scuotono anche gli animi di chi possiede propensioni artistiche. Inseritosi nel mondo artistico capitolino, nel 1966 è già assistente alla regia in un paio di film di Lina Wertmuller, diventa presentatore al Piper Club, e, innamorato di Bob Dylan, (lo è tuttora), mette in scena in quel locale nel 1967 il suo primo e acerbo lavoro: l’opera beat Then an Alley una vicenda di strada musical/teatrale che vede un gruppo di giovani confrontarsi, cantando, recitando e ballando, con diciotto canzoni di Dylan che Tito Schipa Jr. intreccia tra loro, insieme al coautore Mario Fales, ricavandone una storia unitaria che riscuote enorme successo di pubblico e l’attenzione della critica e alla quale seguirà pochi anni dopo il mitico Orfeo 9. Dotato dischipa2 una voce esile, particolarissima e piacevole, incentrata su un falsetto naturale, nel 1971 pubblica come cantautore il buon 45 giri Sono passati i giorni al quale segue l’album del 1973 “Io ed io solo” bellissima e misconosciuta opera forse oscurata dall’uscita di Orfeo 9, ma che meriterebbe una dovuta riscoperta dato il valore assoluto che la riveste sia negli originalissimi testi che nelle preziosissime musiche. Soltanto la suite Alberto, un altro millennio se ne va, che occupa un’intera facciata (ragionando in vinile) a metà strada tra le cose più ostiche del primo Alan Sorrenti e romanticismi da melodramma lirico dovrebbe occupare un posto nel cuore dei cultori del progressive rock italiano e del cantautorato più originale e intelligente.

 

Tito Schipa Jr. traduttore di DylanBisogna aspettare il 1982 per un secondo e ancor più sconosciuto ottimo album “Concerto per un primo amore” dove ancora una volta testi di incontestabile valore letterario si sposano con musiche di grande suggestione. Nel 1983 è la volta di “Er Dompasquale” rilettura in chiave romanesca, (Tito Schipa Jr. è un cultore della lingua romanesca) del “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti che oltre ad essere messo in scena con successo in Italia e all’estero viene pubblicato nel primo album triplo realizzato da un artista italiano. L’amore per Bob Dylan viene concretizzato, grazie alla profonda conoscenza che l’artista romano ha del cantautore statunitense, divenendone il più accreditato traduttore in italiano. Sono diversi i libri con i testi di Dylan pubblicati per Arcana tradotti da Tito Schipa Jr. e viste le sue indiscusse capacità di traduttore lo stesso Tito Schipa Jr. Dylaniato copertinaavverrà poi con i testi di Jim Morrison, a questo si aggiunge un altro album questa volta dedicato proprio a Dylan: “Dylaniato” esce nel 1988 e contiene otto canzoni di Bob Dylan tradotte e cantate in italiano (due addirittura in romanesco). Arrivando ai giorni nostri le molteplici attività di Tito Schipa Jr. sono ancora frenetiche e inarrestabili: dai corsi sul melodramma, ai libri dedicati al padre, dalle docenze di drammaturgia in diverse università, alle regie di documentari, dalle colonne sonore per spettacoli teatrali, alla conduzione radiofonica e televisiva, dagli allestimenti per opere liriche, alla stesura del “making of” dettagliatissimo di Orfeo 9, per finire con “Gioia”, nel senso che questo è il titolo di una nuova opera rock di prossima pubblicazione che Tito Schipa Jr. sta mettendo a punto proprio in questi giorni.

 

Orfeo 9: l’Album

 

Opera rock, o meglio, opera pop come è scritto sulla copertina dell’album e nei titoli di testa del film, “Orfeo 9” (Fonit Cetra), prima esperienza italiana in questo campo, resta un incrollabile caposaldo della musica nazionale con vari titoli di merito: unico album italiano che non è mai uscito di catalogo neppure per un giorno, dieci edizioni diverse nel corso orfeolpdegli ultimi quarant’anni tra LP, CD, musicassette e la recente versione digitale in download, vendite costanti anche all’estero in tutti questi anni e l’inserimento, da parte della stampa specializzata, tra i migliori cento album di sempre di musica italiana. Immediatamente riconoscibile dall’inconfondibile copertina simbolista che mostra il viso in primo piano dell’autore con finti occhi aperti dipinti sulle palpebre chiuse l’album è senz’altro un’opera senza eguali nel panorama musicale italiano e il termine opera rock va piuttosto stretto a un lavoro composito ricchissimo di fascinazioni musicali e di un linguaggio letterario svariato e di altissimo livello. Intanto sveliamo il mistero che per anni ha attanagliato anche i più sfegatati sostenitori dell’opera: quel numero 9 dopo il nome del protagonista che per quattro decenni ha dato adito alle più diverse congetture. La più accreditata, tra i cultori, era quella che questa rivisitazione del mito di Orfeo fosse la nona realizzata in campo musicale, ma non è proprio così: ci voleva la conferenza stampa di Tito Schipa Jr. alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 2008 per svelare che quel numero era un omaggio al John Lennon di Revolution n° 9 brano caotico e psichedelico contenuto nel “White Album”, brano simbolico che fece riflettere Schipa Jr. sul fatto che se un pezzo così inconsueto e diverso dagli altri trovava posto in quell’album anche lui avrebbe potuto diversificare i momenti di Orfeo 9 con soluzioni musicali assolutamente eterogenee.

 

Ecco quindi che abbiamo Overture che parte trionfale con la profondità melodrammatica di un’orchestra sinfonica prevaricata dai sibili compulsivi di un sintetizzatore per poi aprirsi a situazioni melodiche di piano e organo, il magnifico swing lento e jazzato de Il risveglio di Orfeo, la marcetta da musical Pane pane, alcune splendide ballate come Eccotela qui, eccoti alla fine, o Senti Orfeo, il rock convulso e orchestrale de La città fatta a inferno e Il venditore di felicità, il blues (cantato in inglese) di Una vecchia favola, le atmosfere LP Orfeo 9indianeggianti con tanto di sitar di Seguici, ancora lo swing, questa volta frenetico, guidato dal’organo Hammond, de La bomba A, il crescendo con assolo di synth de La chiromante, la ballata jazzata Bacharachiana Da te per te e ancora il melodramma lirico nella ripresa di Eccoti alla fine che conclude un album imprescindibile e ricchissimo di suggestioni straordinariamente affascinanti. Se affianchiamo questa ricchezza musicale a un linguaggio letterario caleidoscopico che mescola alta poesia (quelle nuvole in cielo fanno ombra anche di dentro e nascondono un cielo sperduto nel profondo di me) con lo slang e i modi dire della cultura popolare, (tu mi vuoi inguaiare  oppure: non chiamare il gabinetto cesso) citazioni ardite (nella tua mente che è il tuo I.B.M.  ricordiamoci, scritto nel 1970) con metafore geniali (hai sparso le tue note sul sentiero come nella favola ma il sentiero non ritorna indietro…) oppure un frasario demodé  (quando la notte non è ancora un dì o il termine tramway), con la proposta audace della coppia di autostoppisti di fare l’amore a tre (perché amare uno solo, se uno solo non è altro che uno soltanto… … se c’è amore in due ci sarà amore anche per tre) ecco che lo sposalizio tra testi e musiche si compie in modo molto più riuscito e completo di quello tragico e favolistico tra Orfeo e Euridice.

 

Naturalmente Tito Schipa Jr. si ritaglia il ruolo del protagonista cantando e dialogando con gli altri personaggi con la sua vocetta (non è un dispregiativo) sottile dalla erre rotolante, ma si cimenta anche al pianoforte, al synth VCS3 e alle percussioni, il venditore di felicità è un grandioso mefistofelico e claudicante Renato Zero agli esordi di carriera con un solo 45 giri alle spalle prima di questa prova, che, racconta la leggenda, vendette solo venti copie. I tre narratori sono Marco Piacente, Penny Brown già al fianco di Tito Schipa Jr. fin schipa1bdai tempi di Then an alley e un’ancora sconosciuta al grande pubblico Loredana Bertè, attiva nel giro teatrale romano ma senza ancora nessuna pubblicazione discografica. Euridice è l’attrice svedese Eva Axen ma vale solo per il film poiché non aprendo mai bocca (e non risponderà che come ogni altra realtà, muta) la sua bellissima e bionda presenza conta solo nelle immagini. Santino Rocchetti dà la voce a uno dei ragazzi della comunità, mentre Edoardo Nevola è il vivandiere che partendo dalla città porta il pane agli hippies che vivono sulla collina, gli autostoppisti giramondo sono Chrystel Dane e Roberto Bonanni, l’ambigua e stregonesca chiromante è Monica Miguel anch’essa presente nella versione teatrale, mentre il bluesman nero che racconta quasi nel finale la perdita di Euridice è Ronnie Jones. La parte strumentale curata da Bill Conti (Premio Oscar per la colonna sonora di “Uomini veri” ma più conosciuto per quella di Rocky) vede all’organo Hammond, al sitar e al flauto Joel Vandroogenbroek eclettico musicista belga accasato in Italia con il gruppo di rock progressivo Brainticket, alle chitarre elettriche e acustiche ci sono: Andrea Sacchi, Massimo Verardi, Sergio farina e Mario Fales, e al basso Bruno Crovetto. Pasquale Liguori suona le percussioni, Angelo Faglia la tromba solista e dulcis in fundo un giovanissimo ma incontenibile Tullio De Piscopo, già affermato batterista nei circuiti jazz ma senza alcuna incisione precedente a quella di Orfeo 9, caratterizza con un drumming pirotecnico la maggior parte dei brani dell’album. Tutti i musicisti appaiono nella parte iniziale e finale del film mentre suonano e cantano in studio.

 

Il DVD triplo

 

dvd-orfeoInteramente concepito e realizzato dal regista Ermanno Manzetti  per l’Associazione Culturale Tito Schipa - La Città Sognata, il triplo DVD di Orfeo 9 viene oggi a colmare una quarantennale lacuna. Se tralasciamo la carbonara versione in VHS di molti anni fa non c’era stata finora nessuna possibilità per i numerosi fan dell’opera rock di godere di un adattamento per la visione casalinga restaurato e arricchito da decine di interessantissimi contenuti speciali che raggiungono le otto ore di durata. Come ebbe a dire lo stesso Tito Schipa Jr. a chi scrive nel 2004, a quell’epoca la possibilità di un’edizione in DVD era assolutamente remota ed improbabile, ma ecco che a oltre dieci anni di distanza il vuoto viene colmato da questo prodotto di altissimo livello artistico e culturale. La realizzazione di questo DVD, per diversi motivi logistici e soprattutto burocratici ha avuto vita travagliata dal momento in cui fu ideato da Manzetti nel 2005 e la sua pubblicazione nel 2015. E se il primo DVD contiene semplicemente il film originale restaurato e arricchito da sottotitoli in italiano e in inglese oltre a un lungo ed esauriente commento audio sul film da parte di Tito Schipa Jr., il orfeo9secondo è una fucina di emozioni e di situazioni straordinarie: si parte con la conferenza stampa alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 2008 e con alcune immagini della proiezione del film tra le quali i fragorosi e ininterrotti applausi finali. C’è poi la sequenza live di Tito Schipa Jr. ospite in un concerto degli Osanna a Napoli nel 2012 dove esegue magnificamente col gruppo campano Per la strada uno dei brani più significativi di Orfeo 9, sequenza tratta per gentile concessione dal DVD Tempo pubblicato dagli Osanna sempre nel 2012. Chicca imperdibile ed emozionante è invece la fase denominata Concerto d’addio che non è altro che la splendida suite di ventuno minuti Alberto, un altro millennio se ne va (presente anche in versione sottotitolata in italiano) tratta dall’album “Io ed io solo” del 1973 corredata dalle immagini filmate che scorrevano durante i concerti di Tito Schipa Jr., praticamente un lungo e bucolicamente psichedelico videoclip sulla falsariga di Orfeo 9.

 

Ma non è finita:  il secondo DVD contiene ancora un’interessante galleria di foto, locandine e immagini, per lo più in bianco e nero, dello spettacolo teatrale, altre dei musicisti in studio durante la registrazione dell’album, altre ancora tratte dal film e nei momenti di pausa delle riprese, e altre del solo Tito Schipa Jr. in vari momenti della sua vita. Altri contenuti speciali sono le prove audio dello spettacolo teatrale corredate da immagini e didascalizzate esaurientemente in modo esplicativo così come la ricostruzione dell’intera versione messa in scena al Sistina con un audio non proprio impeccabile ma tutto sottotitolato con i testi abbastanza diversi da quelli del film che rivelano qualche simpatia per la cannabis e qualche frecciatina ironica a polizia, carabinieri, e soprattutto al mondo dvdclericale. Il felice montaggio realizzato da Ermanno Manzetti composto di immagini, didascalie, ricostruzione delle scene e filmati dello spettacolo inseriti qua e là sopperisce alla mediocre qualità sonora della registrazione pirata realizzata dalla mamma di Tito Schipa Jr. con un piccolo registratore a cassette. Un’altra chicca è la sezione opera beat divisa in tre parti: un servizio giornalistico dell’Istituto Luce su Then an alley messa in scena al Piper di Roma, un’intervista, dell’epoca, (1967) a Tito Schipa Jr. sempre su questa sua prima opera beat e una sinossi per immagini, musica e didascalie sul significato dell’opera. Da notare, tra i ragazzi della compagnia teatrale, la presenza in veste di cantante di un già grasso, ma senza barbone essendo quindicenne, Giuliano Ferrara (sì, proprio quello…), mentre tra i partecipanti americani salta all’occhio il nome di una certa Laurie Anderson che però potrebbe essere solo un’omonimia. Interessante anche il provino fatto a Eva Axen per il ruolo di Euridice con la voce fuori campo di Tito Schipa Jr. che racconta come poi questa giovanissima attrice svedese (aveva già girato Morte a Venezia di Visconti nel ruolo della sorellina di Tadzio) divenne sua moglie e poi una cara amica che ebbe una figlia che chiamò… Euridice.

 

Interessante il documentario “Sassi Rossi” sempre di Manzetti sui luoghi in cui fu girato il film con il contrasto tra le immagini di allora e la profonda trasformazione subìta da quella fornace pericolante di mattoni rossi sulla quale, per ironia della sorte, è stata edificata Saxa rubra (Saxa rubra = sassi rossi) cioè proprio l’attuale sede di quella RAI TVche quarant’anni prima aveva censurato e boicottato il film. Concludono il secondo DVD Tito schipa disco vinile Orfeo 9ancora una serie di provini e gli abbozzi audio, con immagini sempre montate da Manzetti, dei brani di Orfeo 9 soltanto accennati al pianoforte da Tito Schipa Jr. in solitudine e in ritiro “musicale” all’Isola D’Elba, in versioni molto diverse da come le ritroveremo nell’album e nel film. Il terzo DVD, interessantissimo, contiene un corposo documentario di oltre tre ore di Ermanno Manzetti diviso in due parti con le interviste odierne, oltre che a Tito Schipa Jr., a molti dei protagonisti della versione teatrale nella prima parte e a quelli del film nella seconda, più una lunga appendice con altri stralci di immagini e interviste che non hanno trovato posto nel documentario vero e proprio. Se a tutto questo aggiungiamo un ricco libretto esplicativo di quarantotto pagine con il testo completo dell’opera, dichiarazioni e note illuminanti di Manzetti e Tito Schipa Jr. e un prezzo assolutamente abbordabile (33.00 euro), ecco che si è compiuto il miracolo tanto agognato dai sostenitori di questo, non più, oscuro oggetto del desiderio. Il cofanetto in una prima edizione di sole mille copie numerate è attualmente disponibile richiedendolo all’Associazione Culturale Tito Schipa (associazione@titoschipa.it oppure al sito ufficiale. La distribuzione regolare nei negozi avverrà a partire da dicembre.

 

Conclusioni: una faccenda personale

 

“Eccoti alla fine e come tutte le fini ha uno strano sound”. Così inizia il brano conclusivo di Orfeo 9 ed essendo arrivati anche alla fine di questa disamina vorrei che lo strano sound fosse quello che, violando per una volta la regola giornalistica, mi consentisse di parlare in prima persona. Il mio rapporto con Orfeo 9 nacque immediatamente con l’uscita dell’album e fu amore a prima vista (primo ascolto). Quell’album, purtroppo, negli Tito Schipa Jr. e Maurizio Pupi Bracaliincasinati anni settanta andò infine perduto e non ricordo neppure come; forse prestato a qualche amico tossico che se lo rivendette per una dose, forse stupidamente venduto come feci con altri dischi oggi rarissimi e irrimediabilmente persi, forse rubatomi, magari dagli stessi tossici di cui parlavo prima. Io sono stato uno dei carbonari che armato di sola carta e penna mi tiravo giù tutti i testi ascoltando il disco insieme agli amici rimettendo ogni volta la puntina indietro per riascoltarne le parole e trascriverle litigando con gli altri che interpretavano diversamente da me certi passaggi poco comprensibili, specie nei momenti corali, forse anche a causa del mio scadente impianto stereo. Ed ecco che “la notte lontana ancora dal venir” era diventata "...lontana da un fienile" completamente inventato dalla nostra fantasia, mentre “nella tua mente che è il tuo I.B.M.” (davvero difficile capirlo) era diventato “nella tua mente che è il tuo film”. Anche il venditore di felicità cadde nella trappola della nostra incomprensione: “Servitevi qui (vendetemi i forse) si trasformò in “seguitemi, qui ho tutte le forze”. Ce ne sarebbero altri di svarioni ma devo dire che tutto sommato la maggior parte dei testi la trascrivemmo esattamente e riportammo il tutto battuto a macchina dividendoci le copie di quel testo che poi leggevamo durante l’ascolto del disco. (E questo rito da società segreta dell’epoca il giovane Manzetti non ha potuto farlo). Inutile dire che Orfeo 9 lo so tutto a memoria dalla prima all’ultima parola. sia nota per nota, lo potrei cantare per intero dall’inizio alla fine, e ne so suonare diversi brani alla chitarra.

 

Ovviamente vidi la messa in onda televisiva del 1975 e naturalmente in seguito acquistai il cd che possiedo autografato da Tito Schipa Jr., così come possiedo autografata anche l’approssimativa videocassetta VHS e non mi sono fatto sfuggire l’anteprima di questo triplo straordinario DVD (copia n° 413) che spero di farmi autografare un giorno, (anche da Manzetti) magari rincontrando Tito Schipa Jr. che ho già conosciuto personalmente e del quale ricordo la simpatia e la disponibilità nel raccontarsi. Scrissi di lui nel 2008 su “Leggere:Tutti” mensile nazionale da 200.000 copie di tiratura, soffermandomi in quel Tito Schipa Jr. oggi.caso, essendo una rivista letteraria, sulla sua produzione libraria di traduttore ma senza dimenticare il grande valore dei testi di Orfeo 9. Orfeo 9 è stato un momento importante nella mia crescita musicale e culturale, la sua poliedrica ricchezza sonora e la profonda qualità del suo linguaggio calate in quel momento storico di stravolgimenti sociali che guardavano a un futuro diverso, è stata, al di là della mia persona, un tassello fondamentale di quella ricerca che, al pari di quella della metaforica Euridice, conduceva verso nuove spiritualità, verso altri esempi di realtà, nuovi concetti di socializzazione e nuovi significati di amore e di universalità. Orfeo 9, indiscutibilmente e diversamente da altri capolavori del prog italiano ha un’essenza filosofica e psicologica innegabile e diversi piani di lettura che rendono l’indefinibile opera rock, pop, o melodrammatica che dir si voglia, un lavoro dalle mille sfolgoranti sfaccettature. La ricerca compiuta da Orfeo in fondo è la ricerca del suo essere interiore, l’indagine dell’uomo sull’uomo che cerca se stesso con l’inconsapevolezza che a volte cercare non è altro che avere già trovato.

Maurizio Pupi Bracali

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