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9 Settembre 2015

Trieste Summer Rock Festival Trieste Summer Rock Festival 8-9 Agosto 2015 , Trieste, Piazza Verdi


triesteGiunto alla sua dodicesima edizione il Trieste Summer Rock Festival, splendidamente organizzato da Davide Casali, autentico agitatore della scena culturale triestina, e reso possibile dal lavoro impagabile dell’Associazione Musica Libera, si configura oggi come una delle più importanti manifestazioni dedicate al rock progressivo del panorama nazionale. Nel corso degli anni sul palco si sono alternati nomi di assoluto rilievo (memorabili i concerti dei Van Der Graaf Generator, con una Piazza Unità strapiena, Steve Hackett, Gong, Caravan, Focus, solo per citare alcuni dei protagonisti di edizioni passate), con un occhio di riguardo rivolto alla scena italiana storica (Trip, Arti e Mestieri, Osanna…) e non (Garden Wall, VIII Strada…). Per l’edizione 2015 il menù prevedeva, come bands headliner, i Metamorfosi e gli alfieri del kraut-rock in salsa psichedelica Amon Düül II.

 

8 Agosto: Disequazione, Metamorfosi

Giunti in Piazza Verdi siamo accolti dalla musica dei Disequazione, gruppo triestino attivo da oltre trent’anni, capitanato dai due membri storici Giorgio Radi e Vinicio Marcelli. La band si riferisce in modo evidente agli stilemi del progressive-rock britannico più “melodico”, in particolare di gruppi quali Camel e Caravan.

 

Gallucci MorescoÈ la volta quindi della band romana Metamorfosi, autrice nel 1973 di “Inferno”, uno degli album di culto della stagione progressiva italiana, che si presenta con i due membri storici, il cantante Davide “Jimmy” Spitaleri e il tastierista Enrico Olivieri in forma smagliante, affiancati dal sorprendente e versatile bassista Leonardo Gallucci e dal batterista Fabio Moresco. Il loro set è tutto incentrato sulla esecuzione del loro ultimo lavoro “Purgatorio”, pubblicato lo scorso anno quale finale di una trilogia dantesca che aveva visto uscire il secondo capitolo, “Paradiso”, nel 2004. Il sound caratteristico del Spitalerigruppo, incentrato sulle tastiere e su armonie di sapore barocco e darkeggiante, è rimasto intatto, pur con qualche rara virata verso soluzioni più lineari. 

 

Spitaleri è un autentico maestro di cerimonie, la sua voce baritonale è intensa, solida ed evocativa; Olivieri si destreggia tra organi e sintetizzatori con l’agilità di un tempo, Gallucci è forse la sorpresa più gradita, tecnica ineccepibile, suono molto definito e qualche incursione in fraseggi che mettono in mostra un invidiabile controllo sul proprio strumento. Anche in Purgatorio, come avvenne nella loro opera più celebre, si assiste a una sorta di traslazione dell’impulso fornito dalle immagini dantesche verso l’attualità e verso temi sociali. Alla fine della loro performance i quattro vengono richiamati a gran voce sul palco ed eseguono mirabilmente la prima parte di Inferno; il calore del pubblico raggiunge il suo apice durante Caronte, forse il loro cavallo di battaglia più amato.

 

9 Agosto: Matteo Brenci, Amon Düül II

La serata seguente si apre con le delicate composizioni per chitarra acustica di Matteo Brenci. Autore di “Simplicity”, album uscito qualche mese addietro, il giovane chitarrista convince con le sue pennellate folky evocanti ampi spazi.

 

Amon Duul II 2Una volta saliti sul palco gli Amon Düül II hanno scaricato tutta la loro energia sugli strumenti. Il passare del tempo non ha minimamente intaccato la verve un po’ anarchica, spesso oscura ma giocosa del gruppo tedesco, tra i massimi rappresentanti del kraut-rock. Laddove bands come Tangerine Dream o Popol Vuh esprimevano il loro disagio nei confronti della situazione sociale, in Germania particolarmente problematica nel difficile dopoguerra, attraverso un’evasione verso il cosmo, la band di John Weinzierl e Renate Knaup propende per un approccio più fisico, politicamente esplicito e incardinato su un rock psichedelico vicino a certe esperienze americane (il parallelo con i Jefferson Airplane è il primo a venire alla mente).

 

Amon duul IIE il collettivo teutonico non si smentisce, tralasciando del tutto gli albums più morbidi, e certamente meno interessanti, di metà anni settanta, per dedicarsi anima e corpo al loro repertorio più poderoso. I guizzi non mancano nemmeno sotto il profilo timbrico grazie a tutta una serie di interventi, elettronici e non, obliqui rispetto allo scorrere della musica. L’atmosfera è decisamente freaky, con Renate Knaup che balla e incita la folla mentre la band esplode le sue bombe soniche. Il pubblico apprezza entusiasticamente e, per l’esecuzione del bis, si accalca sotto il palco a rendere il giusto tributo a una band che dimostra di avere ancora qualcosa da dire.

 

Alessandro Seravalle

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