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26 Settembre 2018

Siren Festival: PiL – THE PUBLIC IMAGE IS ROTTEN (40TH ANNIVERSARY TOUR) Siren Festival: PiL – THE PUBLIC IMAGE IS ROTTEN (40TH ANNIVERSARY TOUR) 28 Luglio 2018, Vasto (CH), Piazza del Popolo


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                Public Image Ltd. (PiL)

 

Sono oltre quattro decadi che John Lydon divide pubblico e critica: genio per alcuni, cialtrone per altri e, nel bene o nel male, i suoi Public Image Ltd. (oggi PiL), nei tanti cambi di sound e line-up, hanno sempre fatto discutere. Se i Sex Pistols vennero considerati troppo commerciali da una fetta di pubblico e critica, i PiL sono sempre stati considerati una entità troppo astratta: troppo poco punk per alcuni (e tempo dopo anche troppo poco post-punk), troppo pop per altri, troppo elettronici per altri ancora. Tutto ciò che ha riguardato John Lydon e le tante facce della sua musica (ricordiamo anche il suo discusso esordio solista elettronico del 1997) è sempre stato considerato “troppo” o “troppo poco”. Fatto sta che i PiL dopo quarant’anni sono ancora attivi, riescono a smuovere tanta gente e a coinvolgere un pubblico eterogeneo di ventenni, sessantenni e generazioni nel mezzo. Quando vennero a suonare per la prima volta in Italia (in cinque storici concerti tra settembre 1986 e ottobre ‘87), John Lydon (voce), Lu Edmonds (chitarra ritmica e sintetizzatori) e Bruce Smith (batteria acustica ed elettronica, percussioni e cori) - insieme al bassista Allan Dias e al chitarrista John McGeoch - già si erano lasciati alle spalle il sound post-punk dei primi dischi, suonando essenzialmente brani da “Album” (1986) e “Happy?” (1987) e ritagliando  uno spazio sparuto al primo e al terzo album.

 

sirenErano gli anni in cui i Public Image Ltd. si reinventavano con la nuova formazione, This Is Not A Love Song non era ancora considerato il brano anthemico che è oggi (addirittura non veniva nemmeno suonata in tutti i concerti) e “Metal Box” (tralasciato nei concerti) non aveva la stessa fama odierna. Non servirono nemmeno Holydays In The Sun e (in alcuni concerti) Pretty Vacant dei SexPistols a salvarli dalle critiche di certi cultori del punk e del post-punk dell’epoca. Quando i PiL tornarono nel 2011 dall’oblio in cui si erano auto-reclusi (orfani di McGeoch, scomparso nel marzo 2004, e con Scott Firth al basso e synth al posto di Dias), la scena musicale era radicalmente mutata: “Postpunk 1978-1984” di Simon Reynolds era già sdoganato, “Metal Box” era già ampiamente considerato un disco “fondamentale” e This Is Not A Love Song era, da decenni, una song riempipista.

 

public-image-ltd-40th-tourIn quell’unica data a Pordenone accorsero nostalgici, giovani e meno giovani che non riuscirono a vederli all’epoca e tutti sembrarono essere d’accordo sulla bontà e sul valore del loro “ritorno sulle scene”. Ma, dopo l’uscita del penultimo disco “This Is PiL” (maggio 2012) e successivo tour (un anno e mezzo dopo a Bologna e Roma), ricomparvero critiche discordanti tra chi li definiva “tribute band dei PiL”, chi sosteneva che Lydon avesse perso smalto (o chi solo demoliva il disco nuovo) e chi ne esaltava la longevità musicale. In quel tour ovviamente il numero di brani da “Metal Box” scese, lasciando spazio alle nuove composizioni, ma l’affluenza ai concerti dimostrò che c’era ancora sete di PiL in Italia. Stessa storia accadde nell’ottobre 2015 quando tornarono in Italia (a Marghera e Milano) per promuovere l’album da poco uscito “What The World Needs Now…”..

 

Il Concerto

 

downloadSe la presenza di tanti brani dagli ultimi due dischi (a scapito di quelli vecchi) nei live del 2015 può aver demotivato i fan storici a tornare, con stupore ci si ritrova nel 2018 in una piazza di Vasto gremita di gente. Contro ogni pronostico, la band riesce ancora a sorprendere, presentando di fatto un “Greatest Hits Tour” con The One, Corporate, I’m Not Satisfied e Shoom (che chiude album e concerti) come unici brani nuovi, che su disco suonano piuttosto anonimi, mentre dal vivo costituiscono degli assoluti punti di forza dello show (forse la scelta di un produttore diverso avrebbe dato giustizia a questi brani anche in studio), dimostrando che la loro vena creativa e spinta propulsiva nei live è ancora integra. Dopo un inizio che lasciava immaginare il peggio (la hit Warrior totalmente rovinata da un sound approssimativo e da un Lydon totalmente stonato), già a partire da Memories (da “Metal Box”) lo show decolla e la voce di Johnny si riscalda e torna quella di un tempo. Il main show è costituito da una dozzina di hit tra pezzi vecchi e nuovi: su Death Disco (da “Metal Box”) la band ha problemi tecnici con la base elettronica, ma Edmonds inizia a pillsuonare con la sua elettrica una versione del brano lenta e psichedelica, su cui Lydon improvvisa ripetendo “I hate technicals” in loop.

 

Risolto il problema, il concerto riprende da Death Disco più poderoso di prima: Edmonds è un grande chitarrista piuttosto sottostimato, Smith un batterista preciso, energico e con un grande tocco, Firth un bassista dub funk assai versatile, Lydon nonostante i suoi 62 anni e il forte sovrappeso, è ancora in grado di tenere la scena, carismatico come sempre, con le pose allucinate del suo volto e del suo corpo - non più esile -, la sua voce ancora emozionante e la sua classica ironia. Nonostante i problemi tecnici il concerto non subisce particolari rallentamenti, la band va avanti in maniera del tutto disinvolta: il main set si chiude con This Is Not A Love Song (1983) e Rise (1986) ed è subito festa. I bis ci mostrano una band in grado di spaziare con disinvoltura dal punk di Public Image all’elettronica da club (in stile anni ’90) di Open Up di Lydon solista, eseguita in una versione magistrale, la cui musica surclassa le basi elettroniche realizzate dai Leftfield venticinque anni fa: anche il pubblico passa dal pogo su Public Image alla danza sfrenata sugli ultimi due brani. In un’ora e un quarto di grande dub punk (difficile definire il loro sound attuale diversamente), il quartetto amalgama brani di periodi e sonorità differenti in un continuum unico e coerente, riuscendo a dimostrare che questa sua nuova incarnazione può sedere senza dubbi nell’olimpo dei grandi della musica.  

 

 

PiL - THE PUBLIC IMAGE IS ROTTEN (40TH ANNIVERSARY TOUR)

28 Luglio 2018: Piazza del Popolo – Vasto (Siren Festival)

29 Luglio: Rocca Malatestiana – Cesena (A Cielo Aperto Festival)

 

1 – WARRIORS (da “9”, 1989)

2 – MEMORIES (da “Metal Box”, 1979)

3 – THE BODY (da “Happy?”, 1987)

4 – THE ONE (da “What The World Needs Now…”, 2015)

5 – CORPORATE (da “What The World Needs Now…”, 2015)

6 – THE ROOM I AM IN (da “This is PiL”, 2013)

7 – DEATH DISCO (da “Metal Box”, 1979)

8 – CRUEL (da “That What Is Not”, 1979)

9 – I’M NOT SATISFIED (da “What The World Needs Now…”, 2015)

10 – FLOWERS OF ROMANCE (da “Flowers Of Romance”, 1981)

11 – THIS IS NOT A LOVE SONG (da “This Is What You Want… This Is What You Get”, 1983)

12 – RISE (da “Album”, 1985)

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13 – PUBLIC IMAGE (da “First Issue”, 1978)

14 – OPEN UP (da “Psycho’s Path” by John Lydon, 1997)

15 – SHOOM (da “What The World Needs Now…”, 2015)

 

Diego Loporcaro

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