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4 Gennaio 2015 , ,

Drill Festival 2014: Wire, Swans, Mono, Man Forever, Zu … Drill Festival 2014 4-7 dicembre 2014, Brigthon (UK)


drillSistemate un paio di felpe e una macchina fotografica nello zainetto, si parte per Londra, destinazione Brighton. Il tempo in Inghilterra è uggioso ma la vista del mare invoglia a fare una passeggiata sulla spiaggia attraversata da un vento gelido. La vista del canale della Manica è piena di quelle suggestioni che affascinano molto i viaggiatori provenienti dal sud dell’Europa.

 

 

Quello del 2014 è il Drill Festival più ambizioso mai organizzato a Brighton e vede la partecipazione di un centinaio di band, tra cui Wire, Swans, These New Puritans, Savages, British Sea Power, Toy, Mono, Claudio Simonetti's Goblin, Esben and the Witch,brighton Gold Panda, Young Fathers, Zu, Ulrich Schnauss, solo per citarne alcune. L’unica perplessità è la distribuzione dei concerti in un numero elevato di venue che obbligherà i partecipanti a numerosi spostamenti e parecchie rinunce per le sovrapposizioni d’orario dei vari concerti.

 

4 Dicembre:  WireSons Of Noel and Adrian, These New Puritans, Jesca Hoop

 

Si inizia alle 19 con i Sons Of Noel and Adrian, band di Brighton composta da nove componenti che esplorano con grande ecletticità folk e sperimentazione. Bel concerto e bel feeling. Occorre rinunciare a These New Puritans poiché suonano in contemporanea con Wire e quindi ci dirigiamo direttamente al Sallis Benney Theatre per ascoltare quella che è stata una delle rock band più importanti di sempre, in particolare nella transizione del punk nel post-punk Wire-Graham Lewisalla fine degli anni settanta. Wire salgono sul palco nella sala del Sallis Benney, esibendo la formazione l’attuale che vede Colin Newman alla voce e chitarra, Graham Lewis al basso, Robert Gotobed alla batteria e Matt Simms alla secondaWire chitarra. La band londinese dimostra di essere in gran forma, con Graham Lewis e Colin Newman che ripropongono quel suono pieno di contraddizioni che li ha resi leggendari, tra passaggi lenti ed improvvise accelerate, divagazioni dolci ed inaspettate aggressività, ritornando idealmente su quei capolavori di fine anni settanta, di cui è doveroso ricordare “Pink Flag” (1977), “Chairs Missing” (1978) e “154” (1979). Il concerto dei Wire si chiude con Pink Flag nella versione orchestrata dalla Pink Flag Guitar Orchesta, il collettivo composto da più di trenta chitarristi, amici e compagni di viaggio della band. C’è ancora tempo per ascoltare Jesca Hoop, accattivante ragazza che con una chitarra e una graziosa voce intona belle canzoni intervallate da divagazioni e grandi sorrisi.

 

5 Dicembre:  Bad Breeding, Helen Money, MONO, SavagesBritish Sea Power, Physics House BandToy, Krautrock Karaoke

 

Bad BreedingIl mattino di Brighton si apre con un insolito sole per queste latitudini e ne approfittiamo per una passeggiata lungo la spiaggia. La serata si preannuncia complicata per la sovrapposizione di diversi concerti, tra cui MONO e Savages, dando già per scontato di dover rinunciare ai British Sea Power che suoneranno in una venue troppo distante. Alle 19 i Bad Breeding danno fuoco alle polveri con un punk rabbioso che prende ispirazione dai Clash. Un paio di brani veloci e la sala s’infiamma con sonorità d’altri tempi. Helen MoneyDopo un veloce cambio di venue ci troviamo all’Haunt di fronte alla splendida Helen Money (Alison Chesley per l’anagrafe), violoncellista che abbandonata la musica classica per l’avant-metal, propone brani caratterizzati da sperimentazione sonora e esplorazioni drone. Il suono classico del violoncello mescolato a sonorità doom metal è stata sicuramente una delle cose più intriganti di tutto il festival. Dedicata una decina di minuti all’ottima psichedelia jazz-prog dei Physics House Band, ritorniamo nuovamente all’Haunt per l’inizio del concerto dei MONO. Taka e Yoda alle chitarre, Tamaki al basso e Yasunori alla batteria, hanno la capacità di tessere trame sonore dal05-12-14_DSC_0101-Mono forte coinvolgimento emotivo. Nonostante avessimo intenzione di abbandonare il concerto per assistere alla parte finale dell’evento dei Savages, la setlist intravvista sotto i piedi di Taka che prevedeva un finale con Where we begin, Ashes in the Snow e Everlasting Light, ci ha convinti a rimanere. Il gran finale della band giapponese è stato particolarmente coinvolgente. Peccato per le Savages, ma sarà per una prossima volta. C’è ancora tempo per assistere alla parte conclusiva di un energico ma non esaltante concerto dei Toy e per finire la giornata con il Krautrock Karaoke, una jam-session d’improvvisazioni kosmisch nella quale alla chitarra si è alternato, tra gli altri, anche Colin Newman dei Wire.

 

6 Dicembre:  Man Forever, Esben and the Witch, Claudio Simonetti's Goblin

 

La bella mattinata ci invoglia a uno spuntino con il classico fish and chips sui bordi della spiaggia. Nel primo pomeriggio, rinunciando a qualche band sconosciuta, ci dirigiamo in un locale vicino alla stazione ferroviaria per ascoltare i Man Forever. La band è composta Man Foreverda quattro batteristi sotto la supervisione del newyorkese John Colpitts (aka Kid Millions), membro fondatore degli Oneida. Il concerto è composto da una jam session sperimentale di percussioni e batteria particolarmente interessante. Nella serata rinunciamo agli Esben and the Witch poiché in contemporanea suona Claudio Simonetti's Goblin nella chiesa diclaudio San Bartolomeo. Claudio Simonetti's Goblin è una delle tante anime dei Goblin composta da Claudio Simonetti alle tastiere, Bruno Previtali alla chitarra, Federico Amorosi al basso e Titta Tani alla batteria. La chiesa anglicana di San Bartolomeo è davvero maestosa e la partecipazione del pubblico notevole. La band esegue dal vivo la colonna sonora di “Suspiria” (1977) con la proiezione in contemporanea del film di Dario Argento. La performance di grande impatto riscuote un meritato successo. Fa molto freddo al rientro nel centro città, cosi ci fermiamo in un pub per bere qualcosa e chiudere al meglio la serata.

 

7 Dicembre:  SwansYoung Fathers, Zu,  VesselsUlrich Schnauss

 

E’ il giorno conclusivo. Alle 15 inizia il concerto degli Young Fathers, band hip hop proveniente da Edimburgo. La miscela di hip hop e sperimentazione è particolarmente apprezzata in patria, ma decidiamo di abbandonarla per andare ad ascoltare gli italiani ZuYoung Fathers in terra inglese. La band romana, dopo l’uscita del batterista Jacopo Battaglia, vede in formazione Luca Mai al sax baritono, Massimo Pupillo al basso e Gabe Serbian alla batteria. Occorre aspettare che qualcuno esca dalla sala completamente piena prima di riuscire a entrare. La miscela di hardcore, mathcore e punk-jazz è davvero devastante e gli Zu danno dimostrazione di essere ancora una delle migliori jazz-core band attualmente in circolazione. PrimaVessels dell’atteso concerto degli Swans c’è l’opportunità di assistere alla performance dei Vessels, band di Leeds che mescola un post rock con poderosi innesti di elettronica e percussioni. Ci mettiamo l’anima in pace per Ulrich Schnauss che non riusciremo a vedere e ci dirigiamo all’Old Market, dove gli Swans stanno concludendo una versione dilatata di Frankie M seguita da A Little God In My Hand, piccola bibbia apocrifa della band americana. Le trame sonore tendono a divergere in durata, ripiegandosi in una swans serie di reiterazioni dalla forza ipnotica. Quello di Michael Gira non è viaggio nell’apocalisse, né una forma di ritualità pagana, ma semplicemente una ricerca personale delle forme della trascendenza, di quelle più corrotte e disumane, nascoste e marginali. I volumi sono altissimi e Michael Gira ne approfitta per tenere costantemente in mano le redini dello show, orchestrando la band con autorità come nell’interminabile finale di Bring The Sun/Black Hole Man, che chiude un concerto durato quasi due ore. Sono le 23 quando Wire salgono sul palco per suonare insieme agli Swans un ultimo brano, a conclusione di un festival degno di nota.

Felice Marotta

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