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7 Dicembre 2015 ,

The Sonics + The Peawees 7 Novembre 2015, Pinarella di Cervia (RA), Barrumba


livesonicsSull'onda di un nuovo album (appena il quinto in cinquant'anni di seppur intermittente carriera, anche considerando il recupero della ragione sociale, che per iniziativa del solo membro storico Gerry Roslie, produsse un album ed un tour che toccò la nostra penisola), quel "This Is The Sonics" per il quale qualcuno ha gridato al miracolo, sono tornati per un'unica data italiana i leggendari Sonics

 

The Peawees 

 

Il compito di 'scaldare' l'atmosfera del Barrumba viene affidato ai Peawees, formazione originaria di La Spezia attiva ormai da 20 anni. I ragazzi propongono un punk-rock di matrice americana, con evidenti influenze garage e blues-rock. Siamo un po' tra gli MC5 e i Social Distortion, giusto per dare le coordinate. Il difficile compito di preparare il pubblico ai Sonics viene assolto alla grande. Del resto non stiamo certo parlando di novellini, ma di una band con ben 5 album all'attivo, alcuni dei quali pubblicati anche negli USA

 

The Sonics

 

A dirla tutta, è ormai dal 2008 che i Sonics,  band originaria di Tacoma, Washington, calca i palchi con una certa regolarità. Il copione è lo stesso di altri ritorni, più o meno attesi e più o meno probabili, ai quali abbiamo assistito negli ultimi anni. Dopo una vita passata il più delle volte  a fare altro e raggiunta ormai un'eta ampiamente matura per la pensione e dunque con un bel po' di tempo libero in più, capita spesso che formazioni che ritenevamo definitivamente relegate ai libri di storia del rock, vengano rimesse in piedi e ricomincino a girare il mondo. E del resto, perché mai rinunciare al richiamo del palco, soprattutto quando il nome della vecchia band viene citato dalle generazioni più giovani come fonte d'ispirazione? Se gli anni hanno reso più difficile mantenere certi ritmi, si ricorre ad alcuni rinforzi più giovani, soprattutto per i ruoli della sezione ritmica. 

 

the-sonicsA fianco dei tre 'superstiti' dei tempi d'oro, il cantante tastierista Gerry Roslie, il sassofonista Rob Lind e il chitarrista Larry Parypa, troviamo infatti due specialisti del settore, che a ben vedere poi tanto più giovani non sono: il bassista e cantante Freddie Dennis, già leader nei primi anni ‘90 di Freddie & The Dreamers, ma ancor prima membro dei Kingsmen, in reunion risalenti addirittura agli anni ‘70, nonché Dusty Watson, batterista che da tempo presta i propri servigi in operazioni più o meno analoghe (Dick Dale & His Del-Tones, Boss Martians, fino alla band di Lita Ford). Va detto che in effetti, l'ultima uscita discografica lasciava ben sperare sullo stato di forma dei 'vecchietti', essendo il succitato This Is The Sonics un notevole condensato di garage-rock apparentemente rimasto ibernato dal 1966, capace di impressionare anche senza pensare troppo alle date di nascita dei protagonisti.

 

La prova del palco, si sa, può però rivelarsi scivolosa e talvolta anche impietosa. In studio del resto, qualche artificio può ben mascherare gli acciacchi. La location scelta per questa sortita italica è il Barrumba, un piccolo locale adiacente ad uno stabilimento balneare, che per l'occasione, è straripante di fans appartenenti a varie generazioni. Molti dei pur legittimi dubbi sulle condizioni della band, vengono spazzati via sin dal primo brano - la classica Cinderella - che, alle 23:00 in punto, apre il set dei Sonics. Gli attempati signori americani unnamed28sono ancora in grado di macinare del buon vecchio garage rock. Larry Parypa è in ottima forma e davvero non sembra avere i suoi 71 anni. Qualche imbarazzo, a dire il vero, le suscitano le condizioni del suo coetaneo Roslie.

Già da anni si avvale dell'ausilio di un leggio per seguire i testi delle canzoni, ma quel che più preoccupa sono il suo passo malfermo e tremolante. La voce, ancorché non così potente come forse lo era un tempo, è però convincente per tutta la durata del concerto. Poco importa se la presenza scenica del vecchio leader della band è alquanto ridotta. Le tastiere non sono messe in primo piano e del resto, non serve certo un viruoso per suonare i due accordi dei Sonics. Dove non arriva la voce di Roslie, accorre prontamente in aiuto Dennis, al quale è lasciato l'onere della voce solista per alcuni brani (Stagger Lee, Keep A Knockin', la Hard Way dei Kinks).

 

downloadLa band dà tutto quello che ha, senza ricorrere a espedienti da vecchi mestieranti, quali l'immancabile assolo di batteria, o il blues lento e stiracchiato per far tirare il fiato, a turno, ai musicisti. Laddove i ritmi si farebbero forse proibitivi, basta rallentare un attimo la velocità della giostra affinché il suono non perda in compattezza, ma ad esser sinceri, accade solo per alcuni brani (Have Love Will Travel). Scorrono così veloci, senza inutili preamboli, i classici dei primi due classici album, "Here Are The Sonics" e "Sonic Boom": Shot Down, He's Waitin', Boss Hoss, sul versante dei brani originali, oppure quelle cover che già trovavano spazio su quei dischi, come Louie Louie o Money (That's What I Want). Impossibile rimaner fermi. Nessun brano viene prolungato oltre i tre minuti. Il pubblico risponde alla grande anche ai pezzi  del disco più recente (vedi la trascinante Be A Woman). L'apice del concerto si raggiunge sul finale del concerto, per il quale vengono riservati i pezzi da novanta del repertorio.

 

sonics live WP_20151108_00_14_39_Pro[1]L'ultimo brano, prima dei bis, è Psycho, resa in una versione che davvero non sente il peso della sua veneranda età. Dopo una breve pausa i Sonics sono di nuovo sul palco per il trittico finale, con Parypa che idealmente riconduce i propri compari ognuno al proprio posto di combattimento sul riff di I Don't Need No Doctor, un brano che Ashford e Simpson scrissero per Ray Charles ma che è stato reinterpretato pressoché da chiunque e di cui i nostri hanno dato un'ottima versione sull'ultimo disco.

Seguono infine, in un clima sempre più infuocato, Strychnine e quella The Witch che vedeva luce su 45 giri addirittura nel novembre del 1964 e che rappresenta tuttora forse il miglior esempio di quello che a posteriori abbiamo chiamato garage-trattino-punk. Guardiamo gli orologi ed è appena mezzanotte e dieci minuti. Un'ora e dieci durante la quale i Sonics non hanno lesinato energia. E siamo convinti che un set più lungo avrebbe tolto qualcosa a una performance come questa.

Filippo Tagliaferri

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