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23 Febbraio 2013 ,

The Raveonettes 18 Febbraio 2013, Tunnel - Milano


the raveonettesEcco una serata milanese che registra un notevole afflusso rispetto alla capienza del locale! L’evento è la venuta, per la seconda delle tre date Italiane, di The Raveonettes al Tunnel di Milano. Arrivo verso le 21.30 ed il locale è già praticamente pieno, direi qualche centinaio di persone, mentre sta suonando il gruppo  Italiano di supporto di cui sento a malapena un paio di pezzi e da cui, onestamente, non rimango colpito, ma direi che trattasi dell’impressione generale di un pubblico distratto, solo in attesa dell’approssimarsi del gruppo principale. Solito cambio palco, sono le 22.10 quando salgono, alla chetichella, i danesi in formazione a tre con batteria in aggiunta alla chitarra di Sune Rose Wagner, in completo scuro e cappellino da baseball e Sharin Foo al basso e chitarra, in un attillato vestitino grigio luccicante.

 

Si attacca subito con Hallucinations tratto da  “Lust lust lust”  seguita da She own the streets dall’ultimo “Observator” (da cui, alla fine, estrarranno cinque brani) per tornare a Lust con la superba Blush. Il suono, inizialmente a volume un po’ basso, poi regolato, è compatto e ci mostra un duo in perfetta forma con brani nuovi che si amalgamano perfettamente con i vecchi di cui, nella parte finale annunciati da Sune, ci viene regalata una lunga sequenza quasi ininterrotta con canzoni come Love in a Trashcan  da “Pretty in black”, Heartbreak Stroll da “Chain Gang of Love”, My tornado e Bowels Of The Beast dall’EP d’esordio ”Whip it on”. Il pubblico sembra gradire davvero molto questa miscela di shoegaze fatto di un cantato etereo annegato in un mare di feed-back ed echi se non per qualche tratto più “acustico” se così possiamo chiamarlo come The enemy, sempre tratta da Observator, il tutto con una batteria essenziale quanto martellante. 

 

RAVEONETTESSono passate da poco le 23 ed i nostri ci salutano, il concerto sembra finito ma, incitati a gran voce dal pubblico presente, i danesi decidono di rientrare per regalarci un ultimo brano, Cops on our Tail sempre dall’EP d’esordio per un set che alla fine conta 18 brani scivolati via in poco più di un’ora. Sono così le 23.10 e, in definitiva, mentre mi allontano rivedo un concerto che mi ha presentato una buona band, che mostra professionalità e compattezza, ormai in giro da oltre un decennio ma che, almeno a livello personale, non mi ha regalato una particolare emozione, forse perché, a differenza del folto popolo indie presente (segno evidente che l’evento era di sicuro richiamo), per me la lezione di Jesus & Mary Chain e My Bloody Valentine, giusto per citare un paio di nomi, è già ampiamente metabolizzata; invece per il giovane pubblico (ma non solo devo ammettere), probabilmente la nuova onda shoegaze rappresenta una vera ventata di novità e freschezza, e sicuramente i Raveonettes dimostrano di saperne essere una parte di sicuro rilievo, ma dal rimanere un concerto memorabile ce ne corre.

 

Ubaldo Tarantino

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