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19 Dicembre 2012 ,

THE BLACK KEYS 1 dicembre 2012, Palaolimpico, Torino


black_keysProbabilmente fino a qualche anno fa non avrebbero mai immaginato di poter riempire un palasport da 14 mila posti com’è successo al Palaolimpico di Torino per il loro live del 1 dicembre scorso. Può essere che ormai Dan Auerbach (chitarra e voce) e Patrick Carney (batteria), il duo che risponde al nome di Black Keys, ci si stiano anche abituando, visto che ormai è quello che capita regolarmente ai loro concerti, ma non c’è dubbio che di strada ne hanno fatta parecchia dal loro primo album del 2002, “The Big Come Up”, registrato (come pure i due successivi) nello scantinato di casa di Carney. Complice anche un brano azzeccato inserito in uno spot pubblicitario, come è avvenuto per Lonely Boy, estratto dal loro ultimo album “El Camino” e la band ha – come si dice – letteralmente sfondato in questo 2012, nonostante già in passato avesse comunque fatto incetta di premi e riconoscimenti.

 

Ben venga comunque il successo di pubblico per un gruppo che produce musica ad alto livello da dieci anni, anche se il costo del successo è un album come “El Camino”, un po’ meno sporco e graffiante rispetto ai precedenti. I Black Keys rimangono una grande band rock-blues e nel live torinese lo hanno dimostrato in pieno, facendo subito dimenticare il gruppo di spalla, gli inglesi The Maccabees, che non hanno lasciato traccia. Nella performance al Palaolimpico hanno alternato brani da “El Camino” con brani degli album precedenti, soprattutto del penultimo “Brothers” del 2010. Personalmente continuo a preferire, anche dal vivo, i pezzi vecchi, più marcatamente blues, più  marcatamente rock, nei quali davvero si vede la caratura dei due musicisti che sul palco non si risparmiano nell’ora e mezza di concerto, per un pubblico venuto un po’ da tutta Italia.
 

black keys live

Il colpo d’occhio del Palaolimpico strapieno è notevole. Il pubblico è composto in gran parte da giovani e giovanissimi che saltano al ritmo dei brani che conoscono e noto che si tratta soprattutto dei brani più recenti. Mi viene in mente un’intervista in cui il duo si lamentava del fatto che gran parte del pubblico conosce solo le loro cose recenti e non quelle più vecchie. Abitudini forse indotte dalla possibilità di ascoltare la musica online e dal sovraccarico di prodotti musicali a cui siamo esposti, per cui molti oggi tendono a saltare da un artista all’altro e da un brano all’altro, senza approfondire ripercorrendo all’indietro la discografia delle band. In ogni caso, tutti escono soddisfatti dal concerto, i pareri sono unanimi, la performance è piaciuta indistintamente, nonostante al Palaolimpico l’acustica non sia certo perfetta.

 

black keys live

Le scenografie del concerto sono ridotte al minimo, poche immagini proiettate alle spalle dei musicisti. Auerbach e Carney sono accompagnati sul palco da due session men, albasso e alla chitarra e tastiere. Solo nella parte finale del live, nella seconda uscita acclamata a gran voce, quando eseguono Everlasting LightI Got Mine, scende sul palco una palla stroboscopica e vengono proiettati fasci di luce colorati in un piccolo light show che ha il sapore della ciliegina sulla torta. Non si era comunque sentita la mancanza degli “effetti speciali” durante il resto del concerto, non ne hanno certo bisogno i Black Keys. Il suono che riescono a tirar fuori da quegli strumenti è potente, sensuale, coinvolgente. Sufficiente per riempire qualsiasi auditorium senza altri fronzoli.

 

Il resto poi lo fa il pubblico che balla e canta fin dalle prime battute di Howlin’ for You, brano di apertura, per raggiungere il culmine in Lonely Boy, ultimo brano prima del break. I Black Keys non si concedono altre distrazioni, pochissime parole durante il concerto, praticamente solo i ringraziamenti finali al pubblico, un gesto forse scontato ma che a me piace sempre, in quanto segno di umiltà e di riconoscimento nei confronti di chi sostiene una band. Hanno dato tutto e alla fine sono davvero esausti. black keys liveLo si vede dalle loro facce. In fondo è questo che si apprezza di più in un concerto, più della tecnica, più della perfezione stilistica, la capacità di suonare con l’anima e di dare tutto di sé. Quando poi c’è pure la tecnica e ci si chiama Black Keys, allora si può anche arrivare a condividere il palco con dei giganti come i Rolling Stones, com’è avvenuto lo scorso 15 dicembre a New York.

 

Rossana Morriello
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