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26 Febbraio 2013 ,

Sìgur Ròs 19 Febbraio 2013, Mediolanum Forum Assago, Milano


sigur ros locandinaA volte riuscire a parlare o semplicemente descrivere emozioni è impossibile, bisogna viverle certe cose per poterle provare e comprendere! E’ così che inizio a descrivervi la serata che ha visto i Sigur Ros arrivare a Milano per la seconda data del loro passaggio in Italia. Il Mediolanum Forum è già abbastanza affollato quando arriviamo intorno alle 20.30: sta echeggiando la minimal ambient di Blanck Mass, sottofondo passato tra l’indifferenza generale perché la gente sta ancora arrivando e i presenti conversano nell’attesa dell’orario previsto per l’inizio del set principale. E puntuali come un orologio, gli islandesi si presentano alle 21.30 ed è subito ovazione. Un telo semitrasparente si estende lungo tutto il palco a semi celare i nostri e a proiettare sin da subito immagini oniriche e strabilianti. Si inizia con Yfirborð,  canzone nuova che fa parte del trittico di canzoni nuove che il gruppo ha promesso di suonare in questo tour. Seguono I gaer tratta dall’EP  “Hvarf-Heim”, Ný Batterí (nuove batterie) tratta da “Ágætis byrjun”.

 

Ma, non voglio stare qui a tediarvi sulla scaletta e sull’elenco di improbabili parole in Islandese, quanto piuttosto raccontarvi l’atmosfera che si respira in un Forum in totale religioso silenzio, interrotto solamente dagli applausi che arrivano alla fine di ognuna delle canzoni del gruppo, fatte di lunghe suite al limite, o anche ben oltre, il mistico in un originalissimo sound fatto di melodie orchestrali che evocano paesaggi sonori tipici della loro terra natia, in cui  convivono meravigliosamente la voce femminea, quasi bianca, del cantante Jónsi Birgisson, e le distorsioni noise delle chitarre. Chitarre suonate con l’archetto, una formazione a dieci elementi con sezione archi e fiati, xilofono e percussionisigur ros varie, mentre sullo schermo, che nel frattempo si è alzato poco sopra le teste dei nostri, continuano a proiettarsi via via galassie lontane, bambini dalla sguardo tanto dolce quanto straniato, uomini con maschere anti-gas su fondali rosso sangue, paesaggi lunari quanto mai terreni, universi in movimento dall’effetto stupefacente, coriandoli luminosi che volteggiano sulle teste dei musicisti durante la acclamatissima Hoppípolla tratta da “Takk” probabilmente l’album di maggior successo della band Islandese.

 

Il set si chiude, dopo un’ora e mezza, con Glósóli preceduta dal secondo inedito Kveikur, con pubblico in ovazione. Qualche minuto e il gruppo rientra ed attacca Svefn-g-englar accompagnata da un video che ci mostra dei bambini con la sindrome di down di una dolcezza e profondità indescrivibili. Segue il terzo ed ultimo inedito, Hrafntinna e si termina con l’orgasmo sonoro di  Popplagið, quindici minuti di puro delirio estatico al termine del quale il prolungato tripudio tributato alla band fa sì che esca sul palco due volte a salutare e ringraziare il pubblico che ha riempito il Forum. Mentre ci allontaniamo affollano la nostra mente aggettivi come incredibile, indescrivibile. I Sigur Ros avevano promesso per questo Sigur_Ros_tour dei nuovi effetti visivi e devo dire che la commistione tra suono e video è stata davvero incredibile: una volta visti dal vivo, non riuscireste a scindere le due cose perché arrivano a comporre un tutt’uno,un’unica dimensione in cui immergersi. Gli islandesi sono così, un gruppo da atmosfere eteree, ultraterrene, dove i testi (che pur toccano tematiche molto profonde come la guerra, l’omosessualità) incomprensibili ai più, rivestono una funzione sonora tanto forte quanto il resto dell’universo Sigur Ros. Una band che si odia, trovandola tremendamente noiosa, oppure si ama incondizionatamente per le atmosfere interiori che riesce a creare, ed è indubbio che visti dal vivo queste sensazioni vengano amplificate all’ennesima potenza. Sicuramente uno dei concerti dell’anno.

Ubaldo Tarantino

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