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11 Novembre 2018 , , ,

Radio Birdman + Cut 26 Ottobre 2018, Bologna, Locomotiv Club


IMG_1331E' raro che Distorsioni webmagazine pubblichi live report di due date dello stesso tour di una band, ma nel caso di una sigla seminale e gloriosa come i Radio Birdman un'eccezione è d'obbligo. A sei giorni dall'articolo di Massimo Perolini sullo show torinese del 28 Ottobre allo sPAZIO211, eccovi servito quindi anche l'appassionata cronaca del nostro Ambro Basho sulla performance di due giorni prima al Locomotiv di Bologna. Ad aprire i feroci bolognesi Cut. (Pasquale Boffoli, dir.edit.art.)

 

 

Radio Birdman, leggendaria band australiana, sono tornati in Italia a distanza di tre anni dalla loro ultima tournée, per la gioia dei loro fan/seguaci. Con il loro innovativo Garage-Punk-Rock’n’Roll dalla seconda metà degli anni ’70 hanno influenzato una moltitudine di band a venire. Il Locomotiv Club di Bologna ha accolto il primo dei tre concerti di fine Ottobre nel bel paese, a seguire quelle di Bergamo e Torino.

 

Cut

In una tiepida serata d’autunno nell’attesa del mito, i Cut, band bolognese nata nel 1996, con alle spalle cinque album e una certa notorietà internazionale, si è avventata come un animale famelico sulla gente intenta a sorseggiare birra, o a comprare dischi e cutgadget dal banchetto merchandise dei Radio Birdman. Impossibile ignorarli, il loro sporco blues-punk-rock ha abbaiato e attaccato come un pitbull rabbioso. Il posseduto Carlo Masu armato di chitarra e microfono su asta si è scagliato sulla platea noncurante della barriera di ferro e della propria incolumità. Non del tutto appagato si è fatto sollevare da un paio di increduli spettatori che incrociando le mani l'hanno tenuto in piedi come Abraracourcix sullo scudo; non ha voluto essere da meno Ferruccio Quercetti: imponente e sudato ha imbracciato la sua Telecaster sparkle sulla barriera dei monitors, mentre Toony Booza ha continuato a picchiare sui tamburi senza tregua. 

 

Radio Birdman

 

RB LogoOre 22,20, ci siamo: entrano in scena i Radio Birdman, cinque australiani e un americano. Della prima mitica formazione sono presenti: Rob Younger (voce), Deniz Tek (chitarra) e Pip Hoyle (tastiere); non ci sono il chitarrista Chris "Klondike" Masuak  e la base ritmica degli esordi burrascosi e leggendari: il bassista Warwick Gilbert e il batterista Ron Keeley. Al loro posto altri tre australiani doc: il bassista Jim Dickson, dagli anni ‘70 con i Survivors di Brisbane, poi membro di band iconiche come Sydney’s Passengers, i Barracudas di Londra e i New Christs, nuovamente a Sydney; Il batterista Nik Rieth, che ha suonato con i Celibate Rifles e gli Hoodoo Gurus; il chitarrista Dave Kettley direttamente dai New Christs.

 

IMG_1342Si parte subito con Do the Pop, dall'album "Radio Appears". “Come on baby it’s time to move”, canta Rob in giacca di pelle e faccia che gli darebbe diritto di appartenere al club segreto The Sons of Lee Marvin (una società segreta dedicata all’attore americano Lee Marvin. Membro fondatore il regista Jim Jarmush). Poi Smith and Wesson Blues dal secondo album "Living Eyes". Il mitico Deniz Tek vigoroso, asciutto e lisergico in egual misura, uno dei migliori chitarristi rock di sempre, pare proprio non aver perso lo smalto dei giorni migliori. Molti chitarristi sono qui per lui, il possessore della Epiphone Crestphone chitarra di Fred “Sonic” Smith degli MC5. Naturalmente, stasera non ce l’ha. A seguire Non Stop Girls, sempre da "Living Eyes", album registrato in Galles nel 1978 poco prima della loro prima scissione, quindi è la volta della vibrante Descent Into the Maelstrom

 

 

IMG_1321Ed ecco che Jim Morrison e i Doors si asciugano tra le reti del sound epico degli australiani: Not to Touch the Earth. Il quieto ardore di Pip Hoyle (tastiere) dà sempre quel tocco magico al sound della band; Rob, fascinatore dalle movenze sinuose, alterna ad esse improvvisi attacchi verso il microfono come fa un rettile con la sua preda. La giacca di pelle impregnata di sudore abbandona le spalle di Rob. Si prosegue con We’ve Come So Far (To Be Here Today); si va con Alone in the Endzone, Zeno Beach e Murder City Nights. Alla batteria Nik Rieth è un treno. E’ la volta della lunga (07:12) e intensa Man With Golden Helmet, semplicemente da brividi. L’atmosfera è ormai infuocata. In successione la band esegue una cover insospettabile, Shot by Both Sides dei Magazine e What Gives?. Puro Detroit sound.

 

Al Locomotiv si salta e si canta all’unisono; un attimo di quiete, il riff di Deniz introduce I-94, mentre Rob, sudato e convinto istrione guadagna la linea dei monitors di palco per lasciarsi avvolgere dall’entusiasmo del pubblico. Il noise si impossessa del palco; Tek, in IMG_1338pieno trance sonico, si struscia con la sua chitarra contro l’amp, come un gatto in calore per poi molestare pesantemente l’asta del suo microfono. Il bravo Dave Kettley non si tira indietro da questa orgia sabbatica di suoni. Rob sta lì, come un ragno, al centro di questa ragnatela sonica. Pip Hoyle emerge con un sinistro suono di organo introducendo Dark Surprise: altri cinque minuti di rock indiavolato. Non c’è pausa, Jim Dickson pompa il groove di Hand of Law; Deniz rigurgita Pipeline degli Chantays. Pochi istanti per riprendere fiato sull’intro di New Race, poi si cavalca fino ai saluti. E’ finita? Naaaa…Dopo una breve pausa rinfrescante si riparte con Journey to the Center of the Mind, cover degli Amboy Dukes, seguono Anglo Girl Desire e la più volte richiesta dai fan Aloha Steve & Danno da "Radio Appears". Per il gran finale, non poteva mancare il doveroso tributo agli Stooges: si consuma così una furiosa T.V. Eye che suggella una serata di True ROCK. 

 

Ambro Basho

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