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15 Febbraio 2016 ,

Marc Ribot – SOLO European Tour 31 Gennaio 2016, Roma, Monk Club


_MG_5951Assistere ad un concerto di Marc Ribot non vuol dire semplicemente ascoltare della musica, bensì partecipare alla scoperta di come il suono si fa musica, che è cosa leggermente diversa. Ogni cosa che viene a contatto con la sua vecchia Gibson acustica “suona” musica. 

Limette per le unghie, matite ed il famoso palloncino, anche lo stesso corpo del musicista che si trasfigura nella riproduzione, per estrapolare ogni suono possibile da legno e corde.

 

 

Marc Ribot ha l'aria scanzonata, un po' distratta, ma in realtà è un bluff, è come un operaio alle prese  con una macchina infernale da domare, oliare e far funzionare a _MG_6039dovere; una macchina che produce un linguaggio complesso, addomesticato con le dovute precauzioni da “standard”  e dai blues di Blind Willie Johnson.

La musica fluisce così a ritmi stracciati, asimmetrici: ogni ritardo, ogni buzz della chitarra è calcolato a dare dinamismo ai brani, persino lo sfregare delle corde libere sulla paletta ed il respiro sono parti integranti della performance.

 

Le citazioni folk tradizionali e manouche si sgretolano tra noise e free-jazz, diventando un flusso continuo di musica e suoni da cui farsi trasportare, per poi svegliarsi all'improvviso _MG_6022con lo scoppio di un palloncino. Non mancano all'appello brani di John Coltrane, del ”compagno di merende” John Zorn, cover come Happiness is a warm gun (Beatles), oltre a composizioni originali come Fat man Blues, Bateu (dall'album Silent movies", 2010, Pi Recordings).

 

 

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Ribot è semplicemente disarmante, sfrutta lo strumento fino al limite delle sue possibilità sonore senza risultare pesante o spocchioso, lo fa con la curiosità genuina di un bambino che sabota i proprio giocattoli per vedere cosa accade; splendido, disarmante.   

 

 

Lorenzo Vecchio

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