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18 Marzo 2013 ,

Fidlar + Wemen + Cane 8 Marzo 2013, Lo-Fi, Milano


FidlarInizio subito col dire che avevo un tot di aspettative su questo concerto e non sono andate per niente deluse! Quando arrivo al Lo-Fi sono le 23.30 e il primo gruppo supporto ha già terminato il suo set , sul palco sono appena saliti gli Wemen, gran riffs di chitarra, cassa dritta tra gli Strokes più agguerriti e i Clash più ritmati, insomma, un buon set di poco più di mezz’ora che soddisfa il pubblico presente (a questo giro accorso abbastanza numeroso per questa unica data italiana, segno che la band di punta della serata è già riuscita nell’intento di guadagnarsi un certo seguito qui da noi). Verso mezzanotte e un quarto i quattro ragazzotti di Los Angeles salgono sul palco e il primo brano che intonano è Cheap Beer,  e si capisce subito che il leit-motiv del loro set è: fare festa, divertirsi, suonare quattro accordi base ma con tutta l’energia possibile e immaginabile e magari rimorchiare a fine concerto!

 

Ma accidenti, i giovanotti californiani dimostrano sin da subito di saper fare tutte queste cose dannatamente bene (sull’ultima non saprei ma non faticherei a dargli delle ottime chances)  e non potrebbe essere che così visto che due dei membri sono i fratelli Kuehn, figli di Greg degli storici T.S.O.L.. E così i brani scorrono velocissimi da White on white al punk-pop accattivante di No Waves, alle venature blues di Whore  fino alle ritmiche alla Black Lips di Blackout Stout. Nel mentre, tra il pubblico, è il classico delirio fatto di pogo sfrenato, crowd-surfing in cui si esibisce più volte anche il cantante Zac Carper efidlar canti a squarciagola tra birre che volano sopra le nostre teste.

 

I nostri, tra una infinità di ringraziamenti ed un accenno all’ospitalità italiana terminano, ma richiamati a gran voce, ci regalano ancora un encore di tre brani tra cui I don't care about you (dei mitici Fear) e I just wanna die che, ci dicono, è parecchio tempo che non suonano dal vivo. E’ l’una e un quarto quando esco dal locale e mi viene in mente l’unica definizione possibile per un live che, come dicevo all’inizio, nella sua semplicità dichiarata mantiene in pieno quello che promette, divertimento, sbornie colossali, esperienze di gruppo dove, se tu hai bevuto troppo il tuo vicino ha in corpo almeno il triplo del tuo tasso alcolico e allora, come avrebbe detto il primo Jovanotti :  … 1, 2, 3…CASINO!!!

 

Ubaldo Tarantino
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