Migliora leggibilitàStampa
2 Novembre 2019

Eric Andersen With Scarlet Rivera 29 Ottobre 2019, Firenze, Circolo "Il Progresso"


Della generazione di cantautori emersi dalla scena del Greenwich Village di New York Eric Andersen non è forse il più noto, ma rimane indubbiamente il più elegante. L'ormai settantaseienne musicista di origini norvegesi, conserva infatti ancora un indubbio carisma. La lunga figura di Andersen (supera il metro e novanta, compreso il cappello calato sugli occhi), in completo abito nero, si fa largo sul palco del circolo Il Progresso di Firenze, alle 22:00 circa, guidando un piccolo gruppo di validi musicisti. L'attenzione principale è naturalmente monopolizzata dall’ex "Queen of Spades" (questo, al tempo, il suo nomignolo) della Rolling Thunder Revue di Bob Dylan: Scarlet Rivera, co-protagonista della serata con il suo violino, nonché seconda voce, pur sempre discreta e mai invadente, in svariati brani. Anche il contributo della percussionista canadese Cheryl Prashker e del nostrano Paolo Ercoli, impegnato al dobro, non sono da sottovalutare e insieme contribuiscono a creare un'atmosfera rilassata e suadente che valorizza le intense ballate a tinte fosche tipiche del protagonista. La Rivera riemerge dopo un lungo periodo in cui di lei si erano pressoché perse le tracce. Le sue ultime apparizioni discografiche risalgono infatti ormai ai primi anni '90. Grazie al recente documentario di Martin Scorsese ("Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story") su quello storico tour, al quale peraltro si aggregò, per alcune date, anche lo stesso Andersen, il nome della musicista è tornato a circolare di nuovo tra gli appassionati. E' quindi un piacere rivederla su un palco, dopo aver riassaporato le immagini di quando, giovanissima, duettava con Dylan su capolavori come Hurricane o One More Cup Of Coffee. Va detto che il suo violino, fin dalle prime note del concerto di questa sera, rimanda immediatamente a "Desire", un album segnato in maniera indelebile dal sound del suo strumento. Eric Andersen, al contrario, non ha mai veramente interrotto la sua carriera, anche se ormai è relegato a un ruolo di figura di culto della scena folk degli anni '60 e le sue uscite discografiche vengono pubblicate ormai da piccole etichette (la Meyer, attualmente). Il suo nome è ormai tale da richiamare un pubblico mai troppo numeroso. Se ne trova conferma anche scorrendo i nomi delle location delle svariate date in cui si snoda questo tour italiano. La voce conserva il fascino del passato, anche se si è fatta più flebile di una volta. Le sue storie del cantautore si adagiano sul tappeto musicale creato dagli arpeggi della sua chitarra acustica e dalle mai invadenti percussioni della Prashkere, su cui si innestano piacevolmente gli interventi della Rivera e di Ercoli. Il repertorio proposto non indugia sul passato e anzi pesca avanti e indietro senza riguardi di sorta. I tratti stilistici dell'artista, del resto, sono rimasti pressoché costanti durante l'arco di tutta la sua carriera. Molti dei brani più o meno recenti tra quelli eseguiti durante il concerto, come Hills Of Tuscany (introdotta da un simpatico aneddoto circa il guasto alla sua auto, avvenuto proprio da queste parti, al tempo di una sua permanenza anni fa a Pietrasanta, Lucca) o Rain Falls Down In Amsterdam, non sfigurano di fronte ai classici. Su questo fronte non mancano evergreen come Violets Of Dawn, risalente ai primi anni, quando l'artista faceva parte della scuderia della Vanguard Records, la bellissima e magari meno nota Dusty Box Car Wall, o la sempre toccante Blue River, title track del suo album più conosciuto, in cui passa dalla chitarra al piano elettrico. Il cantautore è in vena di parlare e l'esecuzione di svariati brani è introdotta da battute e brevi racconti che strappano qualche risata all'attento pubblico del Circolo Il Progresso. Dopo un breve intermezzo strumentale, in cui Andersen si allontana momentaneamente dal palco per riservare lo spazio principale al violino della Rivera, la band si ricompone per l'esibizione dell'ultimo brano in scaletta: Mingle With The Universe, tratta dal suo tributo a Lord Byron, quasi omonimo, di un paio di anni fa e a oggi la sua ultima opera. Si conclude così una serata speciale, di fronte a due autentiche leggende della musica americana, protagonisti di un'epoca ormai lontana e che inesorabilmente va pian piano svanendo. Alla fine dell’esibizione i due protagonisti non si risparmiano al calore degli intervenuti, prestandosi a fotografie e autografi. Se da un lato Andersen, pur gentilissimo, mantiene il suo aplomb e un certo signorile distacco, dall’altro la Rivera sorride a tutti un po’ imbarazzata e forse anche incredula per l’attenzione che le viene riservata. Alla domanda se davvero sia stata la fidanzata di Gene Simmons dei Kiss, si nasconde gli occhi con la mano e ridendo ci tiene poi a precisare che “è stato solo per un breve periodo e poi per me lui era un ragazzo come tutti gli altri, mica girava con la faccia dipinta!”. E infine, già che ci siamo, soddisfa una mia curiosità, sorta con la visione del documentario di Scorsese: “Ma davvero portasti Bob Dylan a vedere i Kiss e da lì venne la sua idea di truccarsi il volto con il cerone bianco?” – “No!” – “Però dite così nel film…” – “Ah ah, volevamo divertirci un po’!”

Filippo Tagliaferri
Inizio pagina