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23 Febbraio 2015 ,

EARTH 29 Gennaio 2015, Roma, INIT


earthEarth ritornano a Roma dopo una pausa durata quasi quattro anni. Nati nel 1989 a Seattle durante l’esplosione grunge gli Earth hanno acquistato notorietà per essere stati i precursori del drone metal ispirato ai Black Sabbath e ai Melvins, caratterizzato da riff particolarmente lenti e ripetitivi. Dopo un periodo d’inattività tra il 1997 e il 2003 a causa dei problemi di dipendenza con l’eroina (accomunato in questa predisposizione autodistruttiva all’amico Kurt Cobain), Dylan Carlson riforma la band contaminando il drone metal delle origini con un folk-blues impregnato di religiosità pagana. Con gli ultimi “Angels of Darkness, Demons of Light” (2011) e “Primitive and Deadly” (2014) gli Earth sperimentano un blues minimale ancora più lento e pesante. I Sunn O))) riprenderanno questa vocazione amplificandola sino alle estreme conseguenze. Giovedì piove su Roma e la serata si presenta fredda, ma all’INIT c’è il pienone. L’apertura dell’evento è affidata al duo Don Mcgreevy (Master Musicians of Bukkake, Earth) & Rogier Smal, che propone sperimentazioni con chitarra acustica amplificata e batteria. Fanno seguito i Black Spirituals, band di Oakland caratterizzata da un avant jazz votato alla decostruzione sonora. Sono abbondantemente trascorse le 23 quando Dylan Carlson (chitarra), Adrienne Davies (batteria) e Don Mcgreewy (basso) salgono sul palco.

 

L’assenza della violoncellista Lori Goldston, che aveva collaborato con gli Earth in Angels of Darkness, Demons of Light e la scelta di non prevedere brani cantati, fa intuire che il concerto avrebbe esaltato il carattere minimale del loro suono. E non è un caso, infatti,Earth che sei dei nove brani della setlist appartengano all’ultimo lavoro. Se l'occultismo e la religione erano gli obiettivi primari del giovane Carlson, gli ultimi lavori sono invece influenzati da una magia popolare più essenziale. Badgers Bane e Even Hell Has Its Heroes aprono il concerto con un blues acido dilatato a dismisura che diventa una sorta di litania devozionale. A differenza della Earthversione in studio impreziosita dalla voce di Mark Lanegan, There Is A Serpent Coming nella versione live si sviluppa con la sola chitarra di Carlson, in una trasposizione minimale e ciclica. The Bees Made Honey in the Lion's Skull e la splendida Old Black costituiscono incursioni nei lavori precedenti, mentre Rooks Across the Gate e Ouroboros is Broken riprendono sonorità ancor più lente e ruvide. Il concerto non sembra riuscire a trascinare il pubblico all’interno di un mantra ipnotico, ma è comunque in grado di coinvolgerlo in un’empatia appassionata. La conclusiva notevole Torn by the Fox of the Crescent Moon seguita dal bis From the Zodiacal Light chiude un concerto molto apprezzato.

Felice Marotta

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