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18 Settembre 2012 ,

DINOSAUR JR. + LOU BARLOW 16 Settembre 2012, Mercati Generali di Catania


dinosaur jrSono già quasi le 3 di notte e sono tornata da appena 15 minuti da una notte sacrificata a buon rendere: la partecipazione dei Dinosaur Jr. con opening act Lou Barlow alla rassegna Mercati Generali di Catania. Il terzetto americano si è lasciato attendere molte ore (sin dalle 9, apertura ufficiale dell'evento) prima di presentarsi sul palco in grande stile, ma poi ha dato indubbiamente il meglio di sé. Quattro giganteschi amplificatori Marshall sulla facciata di J Mascis, e forse altre due coppie sul lato degli incontenibili Lou Barlow e Murph, che si lasciavano andare a un ritmo ossessivo e devastante. Non si è risparmiato tra noise e feedback manco il sornione J Mascis (da alcuni in prima fila, io compresa, battezzato scherzosamente U' Zu Pippu) giocando senza sosta con la sua “tavola” multiaccessoriata di effetti sonori (aveva più di 10 pedali tra riverberi et similia) oltre che massacrare, a intervalli irregolari, il lungo microfono posto ad hoc sulla sua Fender dall'aria consunta.

 

LOU BARLOW

LOU BARLOW liveLa scoperta più interessante e sorprendente, soprattutto a livello emozionale, è stata però Lou Barlow: mi aspettavo fosse un nerd criptico e reticente, invece si è dimostrato essere tutto il contrario. Gentile e cordiale, ha fatto subito capolino dalla palizzata chiusa, per concedersi a qualche scatto espressamente richiesto, mio compreso. Non solo, ha interagito in maniera spassionata, goliardica, autentica, col pubblico, rispondendo quando si trattava della scelta delle canzoni o anche soltanto di uno scambio comico che serviva a legare di più.

 

In questo senso, Lou (o come ormai preferisce farsi chiamare, LooBie) ha aperto la serata intonando le sue asettiche ballate con grande intimismo, trasmettendo la sua versione ironica del “Dinosauro” in qualche exploit musicale semi-cabarettistico ed ancora, inviando LOU BARLOW livepersino segnali di carineria al genio lennoniano tramite Imagine e Love, riflesso indiretto del suo songwriting malinconico negli accenni dati ai pezzi che appartengono ai suoi Sebadoh. Una comune sedia davanti, le corde penzolanti da un'acustica modesta, Lou ha rappresentato un gradito preludio all'alter-ego da bassista scatenato nello storico gruppo del Piccolo Dinosauro.

 

DINOSAUR Jr.

Finalmente, dopo una trepidante e silenziosa attesa, intravediamo J Mascis tra le casse, e cominciamo a esortarlo ad entrare in scena. Di lì a poco i tre, acclamati, fanno il loro ingresso sul palco. La tracklist prevederà brani topici come Freak Scene, Yeah We Know, Tarpit, The Wagon, No Bones, Bulbs Of Passion, Repulsion, tutti classici insomma tratti dagli album "Bug", "Green mind", Dinosaur" e "You're Living All Over Me" (soprattutto Raisans, Kracked e Little Fury Things). Ma i Dinosaur Jr non hanno la benchè minima intenzione di annoiarci. Anzi, già dalle prime note, i maremoti distorti ci sovrastano, dilagano, e le nostre teste girano vorticose, stordite e al tempo stesso inebriate da questi pazzi ''avventurieri del suono''. Sì, perchè sarà pure vero che le voci di Jay e Lou non saranno poi così potenti rispetto a tante altre possenti e ringhiose, ma con gli strumenti ci MASCISsanno proprio fare.

 

J Mascis è il primo (non in ordine di importanza) a dar prova della sua risaputa bravura chitarristica; schiaccia la sua pedaliera con tranquilla disinvoltura, le pause e le riprese automatiche tutte nella sua mente, la posa dismessa e ferma, eccetto nei momenti in cui l'onda sonora lo prende tanto da portarlo a far svolazzare la tipica chioma giovanile, quasi fosse un mostriciattolo arrabbiato appena uscito dalla tana. E in effetti, i Dinosaur Jr. non potrebbero essere più in forma di così: nonostante l'età e tutto, le prime impressioni che ho avuto appena hanno iniziato a suonare, sono state quelle di freschezza e fluidità.  Plasmano la forma-canzone a loro modo, non importa il tecnicismo, ci divertono anche con degli intermezzi ludici giustificati da Barlow con un “We're still practicing new material for Dinosaur”. Ed è ancora una volta quest'ultimo a dominare la situazione. Il basso dall'eclettico design è una spada che brandisce di continuo senza lasciarselo sfuggire di mano, galvanizzato da una carica incredibile che lo catapulta all'indietro fino agli albori. Quasi si fa fatica a credere che la pacatezza antecedente adesso abbia lasciato ora il posto a questa veemenza senza freni: la doppia personalità di un Barlow che, quando indossa le vesti di bassista, cambia radicalmente.

 

L'affidabile Murph non è tuttavia da meno; gli basta un piccolo starter con le bacchette per poi eruttare d'un colpo la sua furia percussiva e tutta l'anima che ci mette per rendere il miglior ritmo possibile (lo notiamo anche dal continuo sudare della sua calvizie, è quello che J MASCISsgobba di più, d'altronde!).  I due sono un vulcano in piena eruzione, completamente sincronizzati ed immersi nella musica che creano, una propagazione continua delle loro personalità artistiche. A dispetto delle passate divergenze, Barlow e Mascis sono ora invece due “amici” affiatati, la cui partnership vocale  risulta alla fine un unicum; si inseguono e si susseguono, si coadiuvano e riservano sempre una parte all'altro. A gestire il maggior repertorio resta comunque Mascis,  ma se Barlow grida di gola, non ce n'è davvero per nessuno. Watch The Corners - dal nuovo album "Bet On Sky" - ci allieta e ci fa sognare, mentre con The Wagon, Freak Scene, Dinosaur e Forget The Swan è la volta di andare sul pesante, scuotendoci a ritmo di noise e melodia orecchiabile.

 

Altre canzoni lasciano il segno, come Thumb e Out There, anche se passano inosservate. Nonostante ciò, la miccia è esplosa: siamo pervasi dalla temperie sonora dei tre, non badiamo nemmeno ai testi o ai titoli, e seguiamo solamente il flusso di un sound primitivo e grezzo come pochi sanno trasmettere, pur essendo ottimi performers.  Se è il tempo ad essere più lento, la ‘sehnsucht’ delle armonie malinconiche prende sicuramenteJ MASCIS live DINOSAUR Jr il sopravvento. È la sostanza, alla fine, quella che conta; incredibile ma vero, questi “falsi attempati” hanno ancora così tanto vigore nei polsi e nelle vene che, a detta dello stesso Lou, “suonano ancora come una band di giovani ragazzi” , se non pure meglio. Risate, ironia e sana schizofrenia rock sono stati gli ingredienti esplosivi di questa serata, che con i suoi pro e contro mi ha rivitalizzata, ossigenata.

 

Valeria Mollica
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