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8 Giugno 2013 , ,

Dead Can Dance 5 Giugno 2013, Roma, Auditorium Della Conciliazione


dead-can-dance-in-concerto-a-roma-auditorium-della-conciliazione-Un concerto dei Dead Can Dance non è mai solamente un concerto: è un viaggio musicale e spirituale nei territori più profondi dell’animo umano, nell’umbratile zona dell’io in cui la sensibilità assurge a giardino armonico e deflagra in pistilli soprannaturali. Il sodalizio anglo-australiano, Brendan Perry e Lisa Gerrard, tornato sulle scene sotto l’augusta egida dei Dead Can Dance (storici corifei e preziosi vessilliferi del gothic-dark), nella sua pienezza originaria con il mirabile album del 2012, “Anastasis”, dopo qualche lustro di pausa dai tempi del non rimarchevole “Spiritchaser” (1996) e in seguito ai lavori solistici di ottimo livello dei due grandi artisti, invero si è reso protagonista negli ultimi mesi di una serie di concerti in giro per l’orbe terracqueo che ne hanno mostrato la ritrovata vena artistica, un’acqua sorgiva ritenuta troppo frettolosamente estinta ed invece tornata a serpeggiare in rivoli dagli argentei riflessi nelle aride terre del panorama musicale odierno. Dopo  il tour del 2012, che in Italia li aveva portati a esibirsi a Milano sono tornati in questi giorni a suonare nella Penisola. Il concerto di Roma è il secondo della serie di tre che li ha visti calcare anche i palcoscenici di Fiesole e Padova.

 

Nello splendido Auditorium della Conciliazione, a Roma, il clima è quello delle grandi aspettazioni messianiche, talmente forte è la carica di serafica potenza esoterica che promana dalla musica dei ‘Dead’, così ricco e prezioso il loro sontuoso repertorio artistico dispiegato nell’arco di un trentennio, con capolavori quali “Spleen And Ideal”, “Within The DEAD can danceRealm Of A Dying Sun”, “Aion”, “ The Serpent’s Egg”…  A preludiare al concerto dei Nostri un  breve saggio di bravura del percussionista del gruppo, David Kuckhermann,  alle prese con lo hang, un suggestivo e affascinante strumento di forma semisferica dalle innumerevoli rifrangenze acustiche, della famiglia delle tablas, suonato mirabilmente a guisa di intrattenimento virtuosistico prima dell’evento principale. Infine, come dal folto di una foresta gnostica, ecco sortire i i Dead Can Dance al completo: Lisa Gerrard, Brendan Perry, le due tastieriste, Astrid Williamson, bravissima corista altresì, e Jules Maxwell, il già menzionato Kuckhermann alle percussioni e Dan Gresson alla batteria. L’asse portante del concerto, la cui scaletta è simile, se non identica, a quelle già proficuamente sperimentate nel corso del lungo tour intrapreso sin dall’estate del 2012, poggia sui brani dell’ultimo mirifico album “Anastasis” eseguito praticamente per intero, e su taluni brani, ormai assurti a classici, dei dischi precedenti.

 

Sin dalla prima nota di Children Of The Sun  si comprende lo stato di forma smagliante del gruppo. La voce di Brendan è, a un tempo, potente ed evocativa, lo smalto strumentale dell’insieme getta riflessi aurei in sala, dove regna già un’atmosfera di rapita attenzione. Così come Anabasis  disvela la voce soprannaturale di Lisa Gerrard, tra l’altro abbigliata come una dama di matrice rinascimentale, con tanto di mantello a fasciarne la sempre venusta DEAD figura. Niente da dire: la magia dei Dead Can Dance, consunta celermente la trama effimera delle apparenze, prende rilievo irresistibilmente, rilasciando fumigazioni iridescenti nella mente degli astanti. La figura artistica austera e solenne di Brendan Perry impone il ritmo delle ballate, recandole in regni di pura quiete armonica;  la splendida Lisa si muove come fluttuando sopra tappeti di nuvole, ora radiante Urania dei moti astrali ora maestosa Ecate nel bosco avernale del cuore umano, dove su tripodi di fuoco iniziatico arde l’antica fiamma degli dèi primordiali, e la sua voce trae le ombre dal centro della terra deponendole entro segreti vestiboli celesti. E così, come su un nastro d’oro, scorrono Kiko, Opium, con rari ma preziosi inserti di frammenti del periodo aureo: Sanvean, Black Sun,The Host Of Seraphim. V’è anche l’occasione per riascoltare Nierika, dal non eccelso Spiritchaser, pregna di ‘suffumigi’ percussivi africani, Rakim, Ime Preziakas, una ballata tradizionale greca degli anni Trenta, prima dell’agognato bis che si sostanzia in quattro brani: The Ubiquitous Mr. Lovegrove; Dreams Made Flesh, una cover pregnante dei bravissimi This Mortal Coil; una meravigliosa versione di Song To The Siren  del leggendario Tim Buckley, mirabilmente intonata da Brendan Perry; e la conclusiva Return Of The She-King, con la voce stellare di Lisa a disegnare ghirigori d’assoluto nel firmamento inattingibile delle sfere. Solo a questo punto, deserto il palco, comeDEAD can dance spiriti dell’aria nei sacri boschi plutonici, i “Morti possono danzare”; possono sciogliersi nel cuore di ciascuno, in silenzioso canto, segreti pensieri di rinascita, Anastasis, appunto.

 

 

 

Setlist

  • Children of the Sun
  • Agape
  • Rakim
  • Kiko
  • Amnesia
  • Sanvean
  • Black SunDEAD can dance
  • Nierika
  • Opium
  • The Host of Seraphim
  • Ime Prezakias
  • Cantara
  • All in Good Time
  • Encore
  • The Ubiquitous Mr. Lovegrove
  • Dreams Made Flesh  (This Mortal Coil cover)
  • Song to the Siren (Tim Buckley cover)
  • Return of the She-King


Rocco Sapuppo
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