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20 Gennaio 2017 ,

Buck Curran – Show Case: Immortal Light 4-5 Novembre 2016, Torino, Rubber Soul dischi


rubberTutto comincia venerdì 4 Novembre 2016, da noi di Rubber Soul dischi a Torino, giorno in cui io e mio marito Claudio abbiamo avuto l'onore di ospitare lo show case di Buck Curran, grazie ad Officina Naturalis di Giovanni Acchiardi, che ne organizzava i concerti tra Genova e Torino. Buck Curran è un’americanissimo folksinger e songwriter proveniente dal Maine (Nord America), conosciuto in patria e non anche con gli Arborea, duo folk molto interessante con all'attivo già diversi album. Giunge da noi come solista in compagnia di Adele H ai cori, per presentare il suo nuovo album “Immortal Light” (12 Luglio 2016), inciso per la sua etichetta Obsolete Recordings, un vero capolavoro; la copertina, nera (foto sotto a destra), raffigura l'immagine di una eclisse e sul retro un simbolo di stella arcaica, che (ci confida l’artista) appartiene alla simbologia dei nativi americani ma nel contempo fa parte anche delle antiche simbologie europee. Il simbolo è stato scelto da Curran stesso anche come logo della sua etichetta. La sua svolta solista si rivela subito più oscura e strepitosa, generosa ed alquanto intrigante. Buck ha una vocalità molto ancestrale e un po' “lupoide”, una trascendenza, una luce nuova ed un colore nella voce che fa accendere i cuori, le idee, drizzare peli ed orecchie.

 

a2396993664_10Nel tragitto torinese da zona Porta nuova stazione al negozio Rubber Soul abbiamo parlato di musica, di arte, dell'anno 1967 in cui è nato, di come si dipinge o si lavora il legno, di Bob Dylan, del diavolo, di Dio: un dialogo che si trasformava man mano in un fluido energetico magmatico, caldo e morbido, vulcanico, zampillante, luminescente e soprattutto rivelatore di energia. Elementi come il legno e il colore, la manualità o la nostalgia per il folk lo risvegliano e gli fan brillare forte gli occhi. Ci ha spiegato tra l’altro che i diritti umani dei nativi americani per lui sono al primo posto e per comunicare usa solo in extremis un vecchissimo telefonino old style. Generosamente durante lo show case, Buck ci delizia di brani estratti dal bucksuo ultimo album solista, suonati senza amplificazione o microfono e poi si inoltra nella reinterpretazione molto personale e singolare di brani di Bob Dylan, come In my time of dying, e brani traditional folk americani (Wayfaring Stranger). Buck possiede la capacità innata di portare l’ascoltatore giù fino alle viscere e poi su fino alle nuvole, cavalcando le onde e trasportato dal vento. Ci racconta che per mestiere è anche un liutaio e che dipinge. Un suo quadro si trova sulla bellissima copertina del tributo a Robbie Basho “Basket Full of Dragons vol.2” (5 Luglio 2016, Obsolete Recordings), da lui stesso prodotto. Le sue collaborazioni con artisti incredibili sono innumerevoli.

 

Il giorno seguente la magia continua: si va in Cascina da Giovanni Acchiardi a Moncalieri ad ascoltare lo show di Buck, questa volta con tutto il necessario per l'amplificazione. Ma buck1a poco a poco, dopo l'inizio elettrificato, Buck stacca cavi e fili per sedersi in mezzo a noi del pubblico, impartendoci una “lezione” (per me, come musicista) molto importante, ed anche umana. La serata si conclude con l’artista che spiega ad un giovane chitarrista del pubblico accordature e segreti del suo originale e particolarissimo modo di accordare e suonare la chitarra. Questa è la favola di Buck Curran che venne a novembre a Torino, con i suoi occhietti piccoli e verdi come le foreste del Maine ed i suoi riccioli del colore degli alberi, come i suoi abiti, d'altronde...  

 

Rosalba Guastella

Video

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