Migliora leggibilitàStampa
11 Novembre 2012 ,

Bloc Party 8 Novembre 2012, Alcatraz, Milano


blocpartyProbabilmente il fatto che una band come i Bloc party, alfieri del genere Nu  Rave che impazzava qualche anno fa tra gli aficionados della musica indie, sia scomparsa per quattro anni senza che molti se ne siano quasi neppure accorti la dice lunga sulla transitorietà della musica pop odierna. E del fatto che il ritorno sulle scene della band Inglese sia invece stato accolto come se i nostri non se ne fossero mai andati lo ha testimoniato l’altra sera l’Alcatraz di Milano quasi esaurito per l’unica data Italiana del tour Europeo del gruppo. La serata inizia alle 20.15 circa con il gruppo di supporto, gli Australiani PVT, attivi dalla fine degli anni ’90: sono un trio che ci propone un set di circa quarantacinque minuti a base di un’ elettronica  a cavallo tra Jean Michel Jarre, Vangelis e Aphex Twin. Il set scorre via un po’ distrattamente mentre la gente (età media rigorosamente under 30) inizia ad affluire.

 

Il cambio palco è più lungo del solito e quando sono le 21.45 Kele Okereke e soci fanno il loro ingresso sul palco è subito ovazione. L’inizio è, come da copione, con un brano tratto dal nuovo album “Four”, So he begins to lie, seguita da Trojan horse e Hunting for witches. Il pubblico sembra gradire parecchio il sound della band capace, tra riff di chitarra e una batteria incalzante, di generare un’ atmosfera adrenalinica che tocca il suo primo culmine all’arrivo di Banquet, tratta dal loro primo disco, quel “Silent Alarm” del 2005 unanimemente considerato il miglior lavoro della band che è andata poi via via spegnendosi, almeno fino a questo nuovo lavoro che pur non dando segni di gran novità si è dimostrato un disco almeno all’altezza dei precedenti. Anche il live è all’insegna di quello che ci si aspetta da loro, Kele che intrattiene il pubblico e si dimostra il vero frontman dibloc party live milano alcatraz 8 novembre 2012 una band altrimenti molto statica, una chitarra, quella di Russel  Lissack davvero tagliente, il basso preciso di Gordon Moakes e la batteria possente e dall’inarrestabilità di un treno in corsa di Matt Tong.

 

Di essere di nuovo il leader del gruppo, Kele lo dimostra anche inserendo un pezzo di una sua canzone, Tenderoni , come intro di Song for Clay che confluisce poi nella già citata Banquet. Certo, in alcuni tratti i membri del gruppo sembrano andare un po’ ognuno per i fatti loro e la voce di Kele non sempre si dimostra all’altezza di reggere le strutture vocali che la musica imporrebbe, ma al pubblico presente questo sembra non importare poi un granché visto che invece il coinvolgimento ritmico è davvero notevole. Il concerto, trattandosi di brani dalla durata media di tre minuti, scorre rapidissimo e così dopo una cinquantina di minuti i nostri hanno già eseguito 12 brani chiudendo con il primo singolo tratto dal nuovo disco, Octopus, che non mi era dispiaciuta appena uscita e che anche live dimostra di avere un bel tiro. Breve pausa e si riparte con il primo set di encore,  Truth, We Are Not Good People (a mio parere il miglior bloc party episodio del nuovo disco), This Modern Love,  Flux con Kele che tra un brano e l’altro è impegnato ad incitare il pubblico.

 

Altra breve pausa e si riparte per l’ultima accoppiata di canzoni Ares e chiaramente a degna conclusione,  la arcinota Helicopter a chiudere proprio all’insegna del suono potentemente pop della band; un live che lascia visibilmente soddisfatti i molti presenti ed anche a noi che commentiamo mentre ci allontaniamo il live per quanto breve (alla fine sono 18 brani, tra cui sette dal nuovo disco, in qualcosa come un’ora e un quarto pause comprese) è sembrato piacevole, seppur con i già citati limiti denotati dalla band. Breve sosta al banchetto del merchandising (anche questo fornitissimo e ricco di acquirenti a dimostrazione, ormai evidente a chi frequenta concerti, che questa è diventata la vera fonte di guadagno dei musicisti, alla faccia delle etichette discografiche). Certo dopo otto anni e quattro dischi in studio magari ti aspetti che ci sia stata una crescita che in effetti non sembra esserci, piuttosto che un ancoraggio agli schemi iniziali che non capisci bene se sia frutto di una scelta volutabloc party piuttosto che di un limite, ma questo andrebbe chiesto a loro, oppure me lo continuerò a domandare sorseggiando il mio tè del mattino nella mia tazza gialla dei Bloc Party (ebbene sì … mi hanno fregato anche stavolta)

 

 

 

 

 

Ubaldo Tarantino
Inizio pagina