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22 Aprile 2017 ,

Alejandro Escovedo & Don Antonio 24 Marzo 2017, Torino, Folk Club


received_10211030397009758L’occasione al Folk Club di Torino si preannunciava interessante: Alejandro Escovedo, texano di razza, autore di vaglia e un passato  “di peso” (solo per citare i suoi gruppi più importanti: Rank And File, The Nuns, True Believers, con questi ultimi ad apporre la propria firma nel libro del Paisley Underground), e già di suo sarebbe abbastanza, ma il tutto impreziosito da Don Antonio, la nuova avventura sonora partorita da quel favoloso chitarrista che risponde al nome di Antonio Gramentieri (un ottimo disco omonimo nel carniere, recensito per noi da Ignazio Gulotta) e i suoi pards: Franz Valtieri (già con “Grammo” nei Sacri Cuori) ad alternarsi magistralmente tra sassofoni e tastiere, Denis Valentini al basso, preciso e pulsante, e la batteria incisiva e fantasiosa di Matteo Monti. Il loro set introduttivo scalda l’atmosfera come meglio non si potrebbe, dimostrando subito che i nostri meritano il riconoscimento internazionale che questo tour consente loro di ottenere.

 

received_10211030393809678Atmosfera che si fa torrida appena Alejandro Escovedo (nella foto a destra) sale sul palco e, imbracciata l’elettrica, si è lanciato in un’esecuzione tirata e nervosa dei brani del suo ultimo disco “Burn Something Beautiful”, ogni tanto rallentata da qualche ballata, quasi sempre introdotta da piacevoli racconti sull’infanzia, la famiglia, le memorie, musicali e non, di questo 66enne indomito e tenace.  Il continuo interplay tra la Les Paul di Alejandro e la PRS di Don Antonio (nelle foto su e qui sotto a sinistra), solista di valore assoluto, sempre ispirato e capace di interpretare ogni brano con la giusta dose di cattiveria, illumina le canzoni più rock (Horizontal, Heartbeat Smile, Luna De Miel, Beauty Of Your Smile, Castanets), mentre quando

received_10211030391649624il leader imbraccia l’acustica e i toni si fanno più tenui, gli assoli di Gramentieri assumono sfumature adatte al tema, ma senza dimenticare un accento psichedelico (Suit Of Lights, Sally Was A Cop, Always A Friend, Can’t Make Me Run, Sister Lost Soul). La generosità dimostrata sul palco si è poi convertita in sincera disponibilità nei confronti del proprio pubblico (complice la solita atmosfera amicale che si respira al Folk Club), con dediche e autografi a chiunque, pose fotografiche  e, soprattutto, una parola sincera per tutti. Gran musicista, grande songwriter, bella persona: gracias, Alejandro.    

                                                                                                                                                              Ascolta   Alejandro Escovedo: "Burn Something Beautiful"                                              

 

Massimo Perolini

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