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1 Aprile 2012

Matteo Guarnaccia Underground italiana. Gli anni gioiosamente ribelli della controcultura

2011 - Shake Edizioni

 

C’è stato un tempo, fra la metà dei Sessanta e i primi Settanta, nel quale la gioventù di tutto il mondo sentì l’impulso irresistibile di ribellarsi ai codici di comportamento ed etici e alla struttura stessa della società quale si era andata costruendo nel corso del secolo XX, la corsa al  profitto accompagnata da moralismo e chiusura culturale e politica apparvero a molti insostenibile. Ci fu chi scelse la militanza politica aggrovigliandosi in uno scontro violento e infine perdente con lo Stato, altri invece scelsero la via della ricerca di una liberazione che partisse innanzitutto da se stessi, del rifiuto qui e ora della vita borghese e della ricerca di forme alternative del vivere quotidiano, dai viaggi verso Oriente all’esperienza psichedelica, dalla musica al misticismo, dalle comuni alla stampa underground. Ottima l’idea di Matteo Guarnaccia di ricostruire il clima e le speranze di quegli anni facendo parlare i protagonisti, che così ci raccontano le loro esperienze, ricostruiscono gli episodi più significativi, ci lasciano testimonianze di grande interesse sia per chi quegli anni li ha vissuti, sia per chi per motivi anagrafici non c’era.

 

Il libro a dire il vero non è un’assoluta novità, infatti era già uscito nel 2000 per le edizioni Malatempora di Angelo Quattrocchi, geniale protagonista della controcultura italiana, scomparso da pochi anni e al quale questa nuova edizione, riveduta e corretta, è dedicata. Leggere le testimonianze qui riportate ci rimanda indietro ad un tempo nel quale alla gioia di vivere e di sperimentare di molti giovani con la  mente aperta e irrequieta si contrapponeva con ottusa brutalità e cinico moralismo la società dominante. Suonava assolutamente inaccettabile per l’Italia chiusa e bigotta dell’epoca che ci si vestisse in modo colorato ed etnico, che si portassero i capelli lunghi, che si vivesse in comune, che si rifiutassero le meraviglie della società dei consumi, che si vivesse al di fuori della dimensione scuola, lavoro, famiglia, che si considerasse il sesso come un momento di gioia e di liberazione. Ecco allora le traumatiche rotture con la famiglia, le fughe e i viaggi come scoperta e incontro con una dimensione interiore dell’esistenza, ma anche la feroce repressione poliziesca, le scandalistiche campagne di stampa contro gli hippy froci e drogati, l’assoluta incomprensione delle istituzioni politiche e culturali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto questo e molto altro si ritrova nelle parole dei 29 protagonisti di quella irripetibile stagione, da Claudio Rocchi a Shawn Phillips, da Angelo Quattrocchi ad Anita Pallenberg, da Romina Power a Carlo Silvestro, a Tito Schipa jr., da Dario Salvatori ad Emanuela Moroli, che ci fanno rivivere con grande vivacità e passione un momento centrale della loro esistenza. Quello che colpisce è la sincerità con cui gli intervistati si raccontano e il fatto che, al contrario dei troppi militanti politici sessantottini che hanno rinnegato il loro passato, questi invece hanno continuato, ognuno scegliendo strade diverse, il viaggio iniziato in gioventù: ‘quello che abbiamo fatto è ancora attuale, perché lo cominciamo a capire solo adesso. Allora era un’intuizione’. Emerge dalle testimonianze l’alterità rispetto ai politici ‘non c’era un cazzo tra noi e i cosiddetti extraparlamentari, non c’era nessun feeling’, e l’assenza di autocompiacimento e consapevolezza critica ‘molti di noi hanno pagato, uno sterminio di gente ci ha rimesso le penne o per stupidità o perché ci credeva o per fatalità. Mi fanno ridere questi ragazzini che ci dicono. << ehi ai vostri tempi, sesso, droga e rock’n’roll>> ma che cazzo. Sono tanti quelli che sono morti’.

 

Un libro questo “Underground italiana” che si legge con grande piacere, impreziosito da foto e da un interessante inserto sulla incredibilmente numerosa stampa underground italiana, e che apre squarci nella memoria di chi c’era e fa rivivere un momento cruciale della storia italiana recente, quando il mondo meschino e bigotto che aveva dominato il Paese sia sotto il fascismo che sotto la DC entra in crisi sotto la pressione della ribellione giovanile. Concludo con una citazione dalla prefazione di Matteo Guarnaccia, che dell’underground italiano è stato ed è non soltanto protagonista, ma anche il suo miglior narratore, e che mi pare possa sintetizzare la filosofia che sottende al libro: ‘Dopo tutto proprio da quegli anni che molti considerano buttati via, sono scaturite le libertà più reali di cui oggi tutti godiamo: emancipazione femminile, coscienza ecologica e ricerca spirituale. Teniamo presente che chi giudica negativamente quel periodo sono proprio i reduci che si sono impegnati negli anni ’80 a recuperare i posti di potere nella cultura, nei media, nella politica, nell’industria e nella finanza’.

Ignazio Gulotta
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