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16 Ottobre 2020

Nick Cave Stranger Than Kindness

2020 - Canongate - 276 pp.

È la classica opera che non ti aspetti “Stranger Than Kindness”, l'ultimo libro di Nick Cave che offre una retrospettiva assai originale e particolare della propria arte. Non è infatti una classica biografia né una monografia fotografica sull'artista quella che ci apprestiamo a recensire, ma un'esplorazione profonda dell'immaginario e del processo compositivo del cantautore australiano. Negli ultimi anni, Cave sembra essersi aperto al mondo e al proprio pubblico in una maniera inaspettata: “Stranger Than Kindness” sembra la terza tappa di un particolare percorso personale che prima ha dato vita ai film-documentario “20000 Days On Earth” e “One More Time With Feeling”, quest'ultimo in particolare registrato durante le session di “Skeleton Tree”, nel periodo immediatamente successivo alla tragica morte del figlio Arthur. Questa volta, Nick Cave ci chiede una maggiore attenzione, coinvolgendoci in maniera assoluta in quello che è il suo personalissimo processo creativo: la relazione fra musica e composizione si fa sempre più stretta ed intima, con l'artista che condivide quaderni, fogli, disegni e fotografie, illustrandoci come e in quali circostanze egli sia riuscito a tradurre in musica i propri pensieri e tormenti interiori. Le parole dell'introduzione – ottima – a cura di Darcey Steinke e dello stesso Cave, che anticipa in maniera solenne e monolitica il contenuto del libro, e alcune interessanti immagini della vita del giovane Nick, cedono presto il passo a fogli stampati a macchina, agende, appunti sparsi, set-list, tutti pieni di scarabocchi, disegni e note a margine. Ogni aspetto della musica di Cave sembra nascere da una collaborazione fra dubbi interiori e desiderio di perfezionismo: la cura che il nostro dedica alla propria scrittura è tanto maniacale da risultare palpabile, con una cura minuziosa tanto sotto l'aspetto della musicalità, quanto del bello stile. Guardando questi ritagli di agende e quaderni, non ci si stupisce della letterarietà dell'opera di Nick Cave, attento a pesare ogni singola parola per colpire nel profondo e sconvolgere l'animo del proprio pubblico. Un'esperienza quasi mistica che, non a caso, è corredata da un ampio corredo di immagini sacre, tratte dalla religiosità cattolica e dalla sua simbologia legata alla sofferenza e al martirio. Contrapposte a queste, alcuni disegni fra il profano e l'osceno che ci ricordano l'aspetto più oscuro e gotico dell'artista, che dopo molti anni si è in ogni caso dichiarato credente in Dio “nonostante la religione” intesa nei suoi aspetti associativi e formali. Il risultato di questo processo di raccolta è una vera e propria iconografia della musica di Nick Cave, che vede nella simbologia cristiana una perfetta espressione del tormento esistenziale ma anche una sorta di illuminazione ispiratrice dell'individuo, riecheggiando nelle nostre orecchie la toccante intro di Into My Arms (“I don't believe in an inteventionist God”). Fra l'opera di ricostruzione filologia e l'indagine letteraria, “Stranger Than Kindness” non è certo un libro semplice e leggero: testo prezioso e molto ben stampato, esso costituisce una retrospettiva interessante e complessa sul modus scrivendi di Cave, che risulta intrigante per il mondo in cui cerca di penetrare il mistero che si cela nella mente e nel cuore dell'artista, interrotto da quella scintilla attraverso cui l'ispirazione o l'impressione del momento avviano quel processo creativo capace di tradursi nelle sue meravigliose opere. Una lettura non facile, ma che per i fans del cantautore e gli studiosi dei processi creativi può costituire una sfida molto interessante.

Fabio Rezzola

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