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10 Febbraio 2013

Claudio Belletti SOLD-OUT – Italian Tours 1970-2010

2012 - Edizioni Applausi

sold outCirca 500 immagini dei piu' rappresentativi biglietti dei concerti di artisti stranieri transitati in Italia dal 1970 al 2010.

 

Si torna a casa dopo il concerto stanchissimi e sudati, si tirano fuori le cose di tasca, si posano le chiavi, le sigarette, il portafoglio, il telefono (adesso, allora non c’era) e il bigliet…Nooo…porc…dove accidenti l’ho messo!?! Controlli in tasca, tra i documenti, porca putt…vuoi vedere che l’ho perso…vaffanc…eppure… Eppure eccolo qua, anzi, eccoli qua, tutti insieme, raccolti pazientemente in quasi trent’anni vissuti su e giù per lo stivale tricolore a inseguire la tua passione e il tuo sogno rock’n’roll. Idea tanto semplice quanto potente quella di Claudio Belletti, trentottenne negoziante di dischi torinese: raccogliere in 160 pagine circa 500 biglietti sistemandoli in ordine cronologico, quasi tutti provenienti dalla collezione personale e integrata da alcuni prestati da amici per ovvie questioni anagrafiche. Libro fatto interamente in casa con il solo ausilio di un programma d’impaginazione installato su di un portatile già lui stesso vintage, e che si sfoglia come un album di figurine, dove quasi ogni biglietto riprodotto ha il potere di farti viaggiare avanti o indietro nel tempo. 

 

Si può partire, dopo una bella prefazione di Carlo Bordone: si comincia con biglietti spartani ma preziosissimi dei primi anni ’70 dal look davvero da tinello marron ma che permettevano di vedere i Rolling Stones (nel 1970!) al Palalido di Milano per 2000 lire, oppure i Pink Floyd al Palazzo del Ghiaccio di Brescia (!) nel 1971, comodamente seduti, per Lire 3000! Poi si passa a quelli degli anni ’80 ohuu tipo c’hai cinquecentolireee?, periodo in cui entrare in un palazzetto era più pericoloso che farsi due passi nel Bronx allebiglietti 2 di notte e se ti andava bene erano lacrimogeni, per arrivare a quelli degli anni ’90 dalla grafica già più kitsch. Piccoli capolavori di pochi centimetri quadrati (meraviglioso quello barricadero dei Clash ) che riproducevano la copertina dell’album più recente, oppure il logo del gruppo o una foto artistica dell’artista, prima di arrivare a quelli attuali, tutti gialli uguali, tristissimi e indistinguibili, Arial Black Corpo 7 e via andare, vomitati fuori da anonime stampanti automatiche con un inchiostro che se non lo tieni al buio sparisce prima ancora di entrare al concerto.

 

Arrivi all’ultima pagina e ti accorgi che è stato un magico tourbillon di ricordi, invidie, malinconie, incazzature, sorrisi, esaltazioni, ma anche di sonore delusioni e infiniti rimpianti per quelli mancati. Tra questi ultimi in assoluto: The Clash 1980, parco Ruffini a Torino. Nemmeno l’età come scusante,  BISOGNAVA esserci. A inglorioso pari merito: X, 6 marzo 1984 Cinema Massaua, stessa città. Era un martedì, partii per il militare la domenica precedente con un treno diretto a Taranto. Tra le delusioni, quello terribile dei Dire Straits nel 1981. Giuro che smisi di ascoltarli quella sera stessa: ogni brano, anche il più movimentato, a un certo punto rallentava e diventava un’insopportabile lagna di soldoutinternoun quarto d’ora. Ok, va bene, un pezzo, due pezzi, poi, per dirla con Alex Drastico, rompi il cazzo. Esaltanti: Rolling Stones 1982, quando Mick Jagger preannunciò, sorta di linguacciuto antesignano dell’ imbattibile polpo Paul, il risultato della finale in Spagna contro la Germania in programma alla sera. Che giornata quell’ 11 luglio 1982! Ma, tra concerti grandi, medi e piccoli ne potremmo parlare per ore.

 

Però i Cramps (fighissima la Poison Ivy porno-diavoletta sul biglietto!) in un Big trasformato per una sera nel più grandioso Tempio del Pogo me li ricordo davvero bene, così come gli Husker Du a un passo dallo scioglimento e la fulminante mezz’ora di feedback dei Jesus & Mary Chain nello stesso, benedetto, locale. E che dire di quello bellissimo dei Black Crowes a Milano nel 1995 visto a fianco di un Ligabue a inizio carriera che purtroppo non imparò bene la lezione?  E poi, Bob Marley, Springsteen, Nick Cave, Ramones e decine di altri. Ma su tutti lui, il mio primo concerto, John Martyn che armato solamente di chitarra acustica, echoplex e amplificatore disegnò sulla volta del glorioso Teatro Alfieri di Torino i paesaggi più meravigliosamente onirici e fantastici che i miei occhi abbiano mai visto. Ringrazio ancora adesso mia sorella per avermi accompagnato. Era il 17 maggio 1979, non avevosold out ratio  ancora compiuto 14 anni e sold out echodopo, nulla fu più come prima. Grazie Claudio, per avermelo ricordato.

 

 

 

 

 

Roberto Remondino

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