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9 Aprile 2016

Alessandro Pomponi ROCK OLTRE CORTINA. Beat, Prog, Psichedelia e altro nei paesi del Blocco Comunista 1963-1978.

2016 - Tsunami Edizioni, pp. 400 €. 22,00

«Ho scoperto così un mondo vastissimo di musica, di suoni e di opere rock, di valore enorme e del tutto ignorato nel resto del mondo. Ignorato perfino ai giorni nostri, in cui si tende a rivalutare - talvolta anche esageratamente - ogni nota purché composta in quei frenetici e irripetibili anni che vanno dal 1966 al 1978. Nonostante ciò, anche oggi il rock dell’Est rimane sostanzialmente un figlio ripudiato.

Naturalmente ho scoperto pure che all’Est non era certo vietato fare del rock, anche se questo non voleva dire che fosse completamente e liberamente consentito. Ho indagato su storie di passione e di amore vero per la musica, artisti posti a contatto con difficoltà della vita quotidiana che avrebbero scoraggiato chiunque, la mancanza di mezzi materiali, l’arroganza del potere ideologico e delle forze di polizia, la censura più ottusa. Su artisti che sono andati avanti a ogni costo, contro ogni logica, e il cui nome è ancora oggi del tutto sconosciuto al di fuori dei confini della madrepatria. Artisti che meritano un riconoscimento.

Non so se questo lavoro, frutto di venticinque anni di ascolto e di passione, riuscirà a dar loro giustizia. Ma perlomeno potrò dire che il tentativo è stato fatto.» (A. Pomponi)

 

Questo importante saggio di Alessandro Pomponi, giornalista di Raro! e Raropiù, viene a colmare una gravissima lacuna nella conoscenza della musica rock, infatti fimo a ora, almeno per la stragrande maggioranza degli appassionati e degli studiosi, la musica d'oltre cortina è un vero buco nero, illuminato da pochissime e fioche luci. Eppure non soltanto da quelle terre, geograficamente vicine, ma che per quarant'anni hanno vissuto su parametri e modalità completamente diversi rispetto a quelli occidentali, sono arrivate opere musicalmente pregevoli, ma le vicende della diffusione della musica rock sono così interessanti e appassionanti e ricche di sorprese, che il libro in questione si legge davvero come un intrigante romanzo. E' noto infatti che laddove la censura impera, gli artisti spesso riescono a realizzare, aguzzando l'ingegno e inventandosi soluzioni alternative, opere di grande valore. Se in Occidente il limite alla realizzazione artistica è dato fondamentalmente dalla capacità di produrre profitto, ad Est il musicista doveva combattere contro una pesante burocrazia, una censura estremamente sospettosa, l'impossibilità di trovare canali alternativi; quasi in ogni paese esisteva infatti una sola etichetta discografica di Stato. Incidere un disco era una concessione alla quale si arrivava con grande difficoltà, ecco perché è difficile parlare di un movimento underground, chi non è riuscito a realizzare un disco infatti non ha praticamente lasciato tracce del proprio lavoro, fanno eccezione i cechi The Plastic People of the Universe (foto a sinistra), sui quali Pomponi scrive pagine fondamentali anche per la comprensione di cosa significasse vivere una radicale ribellione al sistema nella Cecoslovacchia del dopo Dubćek, dei quali esistono numerose registrazioni, anche grazie alle audiocassette che circolavano clandestinamente. Non meno interessante la storia dell'ungherese Radics Béla, considerato il più grande chitarrista del paese, tanto da essergli dedicata una statua (foto a destra) a Budapest, ma del quale non esistono praticamente testimonianze su disco, la sua parabola esistenziale e artistica è degna di stare a fianco di quelle dei tanti perdenti del rock.

 

Grande merito del libro è l'aver saputo legare la storia della musica e dei musicisti alle varie situazioni politiche e sociali che si sono verificate nei Paesi dell'Est nei quarant'anni di comunismo. Perché ogni Paese ha avuto una sua storia peculiare, con regimi più rigidi e sospettosi come in Romania e Bulgaria e, sia pure in modo diverso in Germania Est, altri che hanno avuto un atteggiamento più aperto come in Ungheria, Polonia e Cecoslovacchia. Ad Est comunque la gioventù, sia pur con difficoltà, aveva conoscenza di quanto accadeva nella musica europea e americana, le case discografiche di Stato stampavano dischi occidentali, certo non in gran numero e secondo criteri spesso difficili da interpretare; moltissimi gruppi realizzavano cover di musicisti occidentali, Beatles, Stones, Animals, Cream furono ampiamente 'saccheggiati', artisti stranieri vi fecero tour, dagli Stones in Polonia, ai Tangerine Dream in Germania Est, ma anche Animals e Traffic; ma ci saranno anche band che andranno in tournée in Occidente o che vi tenteranno la fortuna discografica, come gli ungheresi Locomotiv Gt (a destra la copertina di un loro disco). Infatti la storia del rock oltre cortina è una storia ricca e multiforme, molto più di quanto si possa immaginare e chi leggerà le pagine del libro di Alessandro Pomponi sicuramente dovrà ricredersi sui molti pregiudizi che ancora resistono, anzi scoprirà che anche all'Est i giovani vivevano le stesse speranze e la stessa ribellione al conformismo che aveva animato la gioventù occidentale e che trovò la massima espressione nella musica rock. Il mondo della musica e la voglia intatta di scoprire sempre cose nuove, facilitata dal web e dalla meritoria attività di alcune etichette, ci ha fatto in questi anni scoprire autentiche miniere dall'America Latina, dall'Asia e dall'Africa, ecco che ora questo libro ci apre le porte dell'est europeo: Niemen (a sinistra con la copertina di un suo disco), grandissimo artista polacco che nel 1969 partecipò al Cantagiro dove si invaghì della cantante italiana Farida che si trasferirà in Polonia, Collegium Musicum, Olympic, i già citati Plastic Peolple of the Universe, Illés, Omega e molti altri meritano di stare nelle discoteche di ogni appassionato che si rispetti. Un grazie ad Alessandro Pomponi che col suo lavoro, frutto di una straordinaria documentazione e competenza, ci ha fatto scoprire un mondo solo in piccola parte conosciuto. Indispensabile.

 

Ignazio Gulotta

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