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5 Agosto 2020

Chris Frantz Remain In Love: Talking Heads, Tom Tom Club, Tina

2020 - St.Martin Press - 400 Pagine - Lingua Inglese

C’è un equivoco di fondo che ci impedisce di capire bene questo libro che il batterista dei Talking Heads Chris Frantz ha dato alle stampe quando si sta avvicinando ai 70 anni e che ha deciso di scrivere incitato dalla moglie Tina circa 7 anni fa e che ha completato in circa un anno e mezzo. Libro che per adesso è disponibile solo in lingua inglese, al riparo dalle molte inesatte e fantasiose traduzioni in italiano che molto spesso ci capitano fra le mani. Dici Chris Frantz e immediatamente pensi che questo volume parli della grande avventura musicale della favolosa formazione newyorchese con tanto di aneddoti e gossip a loro connessi. Non che questo “Remain In Love” esuli da tale contesto, ma se leggiamo bene fra le righe o lo stesso titolo completo in copertina ci accorgiamo che Chris ha voluto narrare tre storie parallele, i Talking Heads in primis, visto che molti lo compreranno per quello, i Tom Tom Club ma specialmente la sua grande storia d’amore con la moglie Tina Weymouth, con la quale ha formato per circa 16 anni la grande sezione ritmica delle due band, ma soprattutto una coppia davvero solida e unita. Il problema che sorge al termine delle 400 pagine e che farà discutere o alla peggio infuriare i tanti estimatori dei Talking Heads è il trattamento riservato dal batterista a David Byrne, da tutti considerato la vera testa pensante del gruppo, nonché l’indiscusso e principale compositore. In pratica Frantz vuole far sapere al mondo intero che tipo di persona era Byrne, che si prendeva tutti i meriti per sé stesso e relegava gli altri tre a mere comparse. Il fatto stesso che in tutto il libro il suo nome venga nominato pochissimo la dice lunga sulla stima di Chris per lui. Più che rimanere in luce, David sembra rimasto al buio e la sensazione che Frantz abbia costruito la sua “vendetta” personale” nel corso degli anni è molto evidente. Scorrendo le pagine ci accorgiamo che il batterista ha parole dolci per tutti gli altri musicisti che ha incontrato nella sua carriera, “loro erano strumentisti fantastici”, “erano bravi ragazzi”, “erano persone dolci” e via discorrendo. Al pari dello stesso David Byrne, del quale Chris evidenzia solo i momenti negativi senza sottolineare le sue grandi capacità compositive e la sua genialità, troviamo Johnny Ramone e John Martyn due personaggi davvero deprecabili. Altra cosa sorprendente al lettore ignaro è la memoria storica di Chris Frantz, considerato che molti fatti che racconta risalgono a oltre 40 anni fa, in particolare i vari tour dei Talking Heads, dalle prime timide esibizioni al CBGB al favoloso tour europeo del 1977 con i Ramones dove di cose ne successero un bel po'.  Incredibile come il nostro possa ricordarsi non solo cosa o con che intensità suonarono i Talking Heads ma pure i parties del dopo concerto, gli alberghi dove dormiva o i ristoranti che frequentava e cosa mangiava (!). Ma è lo stesso batterista a precisare in una intervista che il merito di tutto ciò è di Tina Weymouth che sui calendari che comprava regolarmente appuntava alla fine di ogni concerto se questo era stato buono oppure no e tutto il resto. Impossibile non sottolineare che come italiani siamo orgogliosi che subito nel primo capitolo si ricordi il bellissimo concerto di Roma del 17 Dicembre 1980 come uno dei più belli che i Talking Heads hanno fatto. Il racconto poi procede liscio e spedito e il lettore non vede l’ora di passare da un capitolo all’altro, specie quelli a ridosso dei primi quattro album dei Talking Heads. Chris Frantz spesso pare un bambino che scarta i regali di Natale, è entusiasta di qualsiasi cosa gli succeda, che sia l’incontro con qualche musicista famoso o il fare regolari sold-out con un solo disco sul mercato come nel 1977. Aneddoti qui ne abbiamo in abbondanza, dal presenziare al concerto di Dylan del 1965 quando aveva solo 14 anni (!), al mancato ingaggio di Blondie come voce solista dei TH, dalle dita sanguinanti di Tina Weymouth e Sid Vicious che le consiglia l’uso del plettro, dall’entusiasmo per la folla oceanica di Rock In Rio, dall’incontro con Andy Wahrol a quello col mito Lou Reed e molti altri. Ma la gelosia verso David Byrne appare evidente parlando dei Tom Tom Club e del clamoroso successo dell’hit Wordy Rappinghood  che arrivò più in alto in classifica di qualsiasi cosa fatta dai più poderosi Talking Heads. Band che in fondo Chris Frantz ama e sempre ha amato ma che dal suo punto di vista appare un collettivo dove tutti davano il proprio contributo senza un personaggio di spicco, versione un po' fantasiosa. E la sua sorpresa nell’apprendere da terze persone della fine di un'avventura meravigliosa senza che Byrne avesse avuto il coraggio di farlo presente agli altri tre è grande. Da qualsiasi angolazione vogliamo leggerlo, questo “Remain in Love” e al netto di quanto sottolineato sopra, rimane un volume imperdibile per chiunque conosce o è appassionato della musica che girava fra la fine dei Settanta e tutto il decennio successivo dove i Talking Heads erano indiscussi protagonisti. Curioso come la grande band newyorchese nei suoi primi show del 1977 venisse considerata alla stregua di un gruppo punk, quanto di più lontano dalla realtà, ma all’epoca era prassi normale etichettare così le nuove proposte. Inutile infine sottolineare che in nessun capitolo o episodio si getta fango o si parla male di Tina Weymouth, considerata alla stregua di una Dea da adorare, il che è positivo in assoluto ma a volte la “parzialità” di Frantz appare anche troppo evidente. A questo punto sarebbe bello aspettare la replica di David Byrne che una volta terminata la lettura di questo libro non sarà certo entusiasta (eufemismo) e tutti speriamo che voglia dare la sua versione dei fatti, sarebbe proprio una bella cosa scoprire anche l’altro lato della medaglia. Chris Frantz, che non parla con David da 17 anni, sottolinea che l’ultima cosa che voleva fare scrivendo il libro è “essere il batterista pieno di rancore che parla male del cantante “ (!) E visto che Byrne ha già sul mercato lo splendido “Come Funziona la Musica” (2012), non sarebbe una cattiva idea leggere altre storie parallele scritte dalla sua penna. Le sue famose “True Stories”. Aspettiamo fiduciosi.

 

Ricardo Martillos

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