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25 Aprile 2016

Sergio Spampinato RACCONTO DALLA TERRAFERMA

Aprile 2016 - Carthago, pp. 72 € 10,00

Lo storico Eric J.Hobsbawm, nel suo saggio “L'invenzione della Tradizione”, ha analizzato il significato delle tradizioni e del loro fondamento creativo di fatti e credenze.

Sergio Spampinato, collaboratore di Distorsioni webmagazine, all'esordio sulla breve distanza con “Racconto dalla Terraferma”, parte proprio da una riflessione sul ruolo giocato dalla tradizione sul piano dei comportamenti sociali e delle modalità di interpretare e classificare gli eventi che regolano le dinamiche umane. Il racconto di Spampinato, declinato attraverso l'uso di un linguaggio fortemente metaforizzato, nasce come resoconto di un fatto che turba la quiete di una comunità locale, diventando il pretesto per rappresentare la reazione grottesca dei comportamenti umani che si sviluppano da quella causa iniziale. 

 

LA TRAMA: E' avvenuta l'esplosione di un autobus nella piazza di un paese chiamato Terraferma, come ritorsione ad un fatto di malaffare. Invece tutto viene insabbiato, giustificando l'evento con un fatto di corna.

 

La Terraferma di Spampinato non è altro che la Sicilia come topos in cui il Mito costituisce quel velo che si frappone alla realtà, distorcendone i connotati e piegandone l'ermeneutica alle proprie opportunità. Allora la “tradizione” non è altro che un'invenzione che contribuisce a distogliere lo sguardo dinanzi alla cruda evidenza, alimentando la pochezza, l'omertà ed il qualunquismo. Grazie alla “tradizione” tutto è semplificato e assume un valore confortante, perché ci si affida a luoghi comuni e ad un meccanismo di valutazione a due polarità in cui il nero è sempre nero e non diventerà mai grigio. Lo stesso Sergio Spampinato (a destra nella foto) scrive che «le questioni da cui possono sorgere dubbi o misteri rimangono sullo sfondo poiché la tradizione contiene in sé un meccanismo autoimplicante la relativizzazione o l'eliminazione di ogni sorta di interrogativo che possa muoversi dentro o contro di essa».

 

In questo senso troviamo nel racconto dell'autore un nucleo di denuncia che rimanda alla cronaca asciutta di Leonardo Sciascia, oltreché ad un cinismo di tipo kafkiano per il modo di intendere l'organizzazione caotica della vita che il destino riserva all'uomo. In questo contesto, la popolazione della Terraferma, per spiegare il significato dell'evento scatenante, fa ricorso allo stereotipo del capro espiatorio, attribuendone l'eziologia ad un fatto di corna. La comunità della Terraferma, in questo modo, si autoassolve grazie ad una logica di comodo che evita di scomodare malaffare e politica. Così tutti possono dormire sonni tranquilli, anche perché è risaputo che la mafia non esiste.

Giuseppe Rapisarda
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