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31 Gennaio 2015

Romain Gary Mio caro pitone (Gros calin)

1974 - Prima edizione italiana: Neri Pozza 2010, pagg 238, € 12,50

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Personaggio davvero singolare Romain Gary. Vero cognome Kacev (o Kacew, o Kashav, ne esistono varie versioni), nato a Vilnius l’8 maggio 1914, esule in Francia per sfuggire alle persecuzioni antisemite, partigiano, diplomatico, dandy, seduttore irresistibile, marito dell’attrice Jean Seberg. Negli anni ‘50/’60 ebbe molto successo con alcuni romanzi, tra cui “Educazione europea”, che narra le sue esperienze di guerra, considerato il suo capolavoro. Negli anni ’70 era stato piuttosto dimenticato, ma dopo la morte, avvenuta il 2 dicembre 1980, suicida, si scoprì che un altro scrittore di successo, Èmile Ajar, era sempre lui, che mandava un cugino a impersonarlo nelle occasioni pubbliche. Eppure lo scrittore aveva inserito degli indizi: “gary” in russo significa “brucia!” e “ajar” “brace”, e non era la prima volta che usava sinonimi, come Shatan Bogat o Fosco Sinibaldi (omaggio a Garibaldi). Peraltro, grazie a questo imbroglio, Romain/ Èmile fu l’unico scrittore a vincere il prestigioso premio Goncourt (che si può vincere una sola volta nella vita).

 

Tra le opere scritte nella sua seconda vita, ma oggi ristampate a nome Gary, “Mio caro pitone”, è tra le più divertenti. Protagonista Cousin, un impiegato stravagante e solitario, che non ha amici, vive nel culto di due eroi della resistenza, e non osa dichiarare il proprio amore a una collega di origine africana. Cousin inizia a dividere la propria vita con ungary enorme pitone, e con un topolino che del pitone doveva essere il pranzo ma non riesce a sacrificare. L’impiegato si identificherà sempre più col pitone fino alla follia, per poi guarire o forse fuggire in una follia diversa. La storia è narrata in prima persona, con le bizzarre elucubrazioni del protagonista che danno adito a vertiginosi giochi di parole. Raymond Queneau e Boris Vian sono vicini, e sicuramente Daniel Pennac deve aver amato Ajar: le straripanti invenzioni linguistiche e la satira sociale che continuamente emerge ne sono testimonianza. Un romanzo esilarante che sarà una piacevolissima scoperta per il lettore.

 

Un passaggio dal libro

 

“Quel prete mi ha sempre dato buoni consigli. E infatti si mostrò sensibile nei miei confronti, al limite della commozione, perché aveva capito che non era per il Signore Iddio che lo cercavo, ma proprio per lui personalmente, cosa sulla quale era molto suscettibile; se fossi prete avrei anch’io questo problema: mi parrebbe sempre di non essere davvero io l’oggetto amato, come quei mariti che si invitano sempre per la bellezza della moglie.”

Alfredo Sgarlato
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