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23 Marzo 2012

Gellert Tamas L’uomo Laser. C’era una volta la Svezia

2012 - Iperborea

Viene finalmente pubblicato nel nostro paese questo bello e importante libro dello svedese di origine ungherese Gellert Tamas uscito in patria nel 2002. Si tratta di un libro inchiesta, ma costruito con i ritmi e la struttura di un giallo, tanto che è stato inserito da Iperborea nella sua collana ‘Ombre’ dedicata ai noir e ai gialli scandinavi. Ci viene qui proposto il caso più difficile che, dopo l’assassinio del premier Olof Palme, ha impegnato la polizia svedese: un serial killer che fra il 1991 e il 1992 si rese colpevoli di una serie di attentati contro cittadini di origine straniera, dapprima con un fucile a mirino laser, da qui il nome affibbiato all’assassino, poi con un revolver. La riproposizione dell’indagine e del clima che si diffuse nel paese è l’occasione per un viaggio nel  profondo della società svedese, apparentemente tollerante ed esempio di democrazia efficiente ed accogliente, ma al cui interno serpeggia latente un forte sentimento razzista, pronto ad affiorare in superficie e a esplodere in modo anche clamoroso.

 

 

Parte della stampa, movimenti politici - brillanti e quanto mai attuali le pagine dedicate al movimento xenofobo Nuova Democrazia e ai suoi inquietanti leader - istituzioni come l’esercito, la stessa polizia (non dimentichiamo che ci sono forti sospetti di un coinvolgimento di uomini della polizia nell’assassinio Palme) non sono affatto immuni dal germe del razzismo. All’interno della società svedese sono da sempre presenti correnti favorevoli all’estrema destra, movimenti che hanno apertamente appoggiato Hitler, si pensi all’atteggiamento ambiguo che il paese ebbe nei confronti del nazismo, come sa chi ha letto gialli come “Il ritorno del maestro di danza” di Henning Mankell, ”Finché sarà passata la tua ira” di Åsa Larsson o la trilogia di Stieg Larsson. Ma il libro di Tamas, che ha indagato a lungo sugli ambienti dell’estrema destra svedese, va oltre, scava in profondità alla ricerca di una spiegazione del successo di questi movimenti, delle motivazioni e delle psicologie degli aderenti, del modo in cui penetrano anche nelle società più evolute e sui rischi che queste  corrono quando vogliono chiudersi in se stesse, negarsi all’incontro con gli altri e cercano capri espiatori per le proprie crisi e i propri fallimenti, la recente strage di Oslo testimonia l’attualità di questo libro.

 

 

“L’uomo laser” si snoda su due piani principali: il primo, che ha davvero i connotati dei migliori noir, segue con scrupolosa attenzione lo snodarsi del lavoro della polizia alla caccia del killer, e qui ricorda i libri di Leif GW Persson maestro indiscusso nell’analisi del modo di procedere e della mentalità delle forze dell’ordine; il secondo è un altrettanto appassionante e illuminante scavo nella vita e nella personalità dell’assassino e dell’ambiente familiare, sociale e culturale nel quale è cresciuto. Tamas ha potuto intervistare a lungo John Ausonius, il serial killer, e illustrarne la complessa e controversa personalità, un intricato cocktail di frustrazione, aggressività, ambizione, incapacità affettiva, lucida intelligenza. Ausonius, che piccolo aveva subito l’umiliazione dell’esclusione per i suoi capelli neri in un mondo di biondi, è una bizzarra figura di disadattato, capace di mutare continuamente aspetto, nome, personalità, da bravo studente a rapinatore di banca, da tassista a uomo d’affari rampante, da giocatore d’azzardo a barbone. 

 

 

La straordinaria bravura di Tamas sta nell’aver creato un lungo racconto che conquista e coinvolge, nell’aver tratteggiato in modo vivo e intenso i molti personaggi che popolano il libro, nel saper mantenere sempre alta la tensione narrativa, nell’aver evitato di indulgere in prediche, discorsi moralistici, perorazioni politiche o di principio, nel far parlare la nuda esposizione dei fatti, mettendo il lettore di fronte alle proprie responsabilità di cittadino e di uomo. Quanto di Ausonius c’è in ciascuno di noi, quanti pregiudizi affiorano magari inconsapevolmente nella nostra mente, quanto razzismo c’è nelle nostre società del benessere?

 

 

Ignazio Gulotta
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