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12 Agosto 2012

Karen Lojelo L’Ebbrezza del Disincanto

2012 - Cut-Up Edizioni, Collana Neon

L'ebbrezza del disicanto La felicità è una tortura: massacra quando la ricordi perché sai che è finita’. Una ragazza sola, in fuga, in fuga da se stessa. Un uomo che, al riparo nella sua grande casa, la vita si limita a osservarla dai margini. Uno spettatore del mondo in transito attraverso lo schermo della finestra che affaccia sulla piazza di Montmartre. E intorno, a osservare entrambi, una Parigi fredda e indifferente, cupo palcoscenico per i contorti arabeschi mentali dei due protagonisti. Pierre è un professore di lettere che da tempo si è allontanato dalla scuola adducendo inesistenti motivi medici. Scrive favole per bambini (si potrebbe dire a tempo perso, ma il tempo per lui è una costante, inesorabile, ricercata perdita di sé). È in perenne attesa di qualcosa che deve ancora arrivare. Non sa cosa sia, ma sa per certo che non arriverà mai. Le sue notti insonni le trascorre leggendo o scrivendo I suoi giorni scivolano via fra tè all’arancia, mezze frasi scambiate con Jean il fioraio o con la signora Debussy, sua vicina, o muti dialoghi con Lucifero, il suo gatto. Ma un giorno attraverso la sua finestra/schermo vede una ragazza dai lunghi capelli sedersi su una panchina e leggere.

 

È la crepa che mina le mura del suo rifugio fisico e mentale. Inizia a pensare a lei, a sperare di rivederla. Clarissa tornerà a leggere seduta sulla panchina di Montmartre e Pierre continuerà a osservarla. Clarissa è una ragazza italiana, sola, con una vita piena di ricordi dolorosi e densa di rimpianti e paure che l’hanno portata a temere l’amore più d’ogni altra cosa, nonostante sopravviva in lei un’inesauribile desiderio di esistere. Pierre e Clarissa s’incontreranno e la fusione delle loro solitudini darà inizio a un percorso di ricerca e riscoperta, di amore e di violenza, di ambiguità e di mistero, svelando uno scenario dove niente è quello che sembra. Karen Lojelo ci offre la sua scrittura diretta e puntuale andando oltre lo steccato che spesso divide autore e lettore. Le citazioni presenti sono colte, ma leggere e inevitabili, mai superflue.

 

karen lojelo“… E alla fine arrivano sempre i ricordi / Con le loro nostalgie e le loro speranze / E un sorriso di magia alla finestra del mondo / Quello che vorremmo / Bussando alla porta di quello che siamo”

Pierre che legge versi di Pessoa a Clarissa ci riporta al fulcro del romanzo o, per meglio dire, del racconto lungo della scrittrice romana: il ricordo come ancora di salvezza o come pozione velenosa. Ecco allora il desiderio inappagabile di raggiungere l’ebbrezza del disincanto (bellissimo titolo ispirato alla Lojelo da una splendida poesia e da un aforisma del padre posti come prefazione al libro), l’affrancarsi dalle passioni cancellando le cicatrici che lasciano nel cuore e nella mente. La scrittura di Karen Lojelo ci fa vivere questo tormento e i fugaci attimi di oblio o di estasi, dipanandosi fluida ed elegante e capace di farci, lentamente, ma inesorabilmente scivolare nel cuore della storia.

 

Maurizio Galasso
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