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4 Agosto 2015

Fredrik Sjöberg L’ARTE DI COLLEZIONARE MOSCHE

Marzo 2015 - Iperborea, Traduzione: Fulvio Ferrari, pp. 220 €. 16,00

Fredrik Sjöberg L'ARTE DI COLLEZIONARE MOSCHE

 

«Conosciamo tutti l'immagine stereotipata dell'entomologo: un povero pazzo che corre a perdifiato per campi e per prati inseguendo farfalle che fuggono. Anche a prescindere dal fatto che l'immagine non corrisponde del tutto al vero in generale, posso comunque assicurare che non corrisponde per niente al vero per quanto riguarda i collezionisti di sirfidi. Noi siamo gente tranquilla, con una tendenza alla contemplazione e un modo di muoverci sul terreno piuttosto aristocratico. Non che correre sia incompatibile con la nostra dignità, ma sarebbe comunque inutile, visto che le mosche sono troppo veloci. Perciò ce ne stiamo fermi, in agguato, e oltretutto esclusivamente in luoghi battuti dal sole, sottovento e pieni di fiori odorosi. Chi ci passa accanto può facilmente avere l'impressione che il cacciatore di mosche sia una specie di convalescente, al momento immerso in qualche forma di meditazione. E non ha tutti i torti.»

 

 

Converrete che un libro che parli dell'argomento promesso dal titolo non abbia, almeno sulla carta, grande appeal, tutti noi nutriamo una naturale avversione verso questi insetti molesti e fastidiosi, nonché dalle abitudini e frequentazioni alquanto discutibili, che insieme alle zanzare funestano le nostre estati. Eppure il libro è stato un sorprendente successo editoriale, non solo in Svezia, patria dell'autore, ma anche nei molti paesi in cui è stato tradotto. Quali ne possono essere stati i motivi? Innanzitutto la qualità della scrittura, leggera, mai pedante anche quando si sofferma sulle tecniche del collezionare mosche e sulle differenze fra le varie specie, e dotata di umorismo e autoironia, poi una narrazione ricca di affascinanti e avventurose storie di entomologi che nel corso del Novecento hanno intrapreso missioni al limite dell'impossibile alla caccia di nuovi esemplari. Poi perché il libro riflettendo sul perché del collezionismo ci pone domande che investono il nostro stare al mondo, le scelte di vita che facciamo, il nostro rapporto col mondo naturale, il trascorrere del tempo.

 

sjoFredrick Sjöberg ormai di professione fa lo scrittore, l'entomologia è però la sua grande passione, con l'arrivo della bella stagione l'isola in cui vive nell'incantevole arcipelago di Stoccolma, in cui vive con moglie e figli, diventa il suo territorio di caccia. Già, perché Sjöberg colleziona esclusivamente una specie di mosche, i sirfidi, di cui la piccola isoletta è estremamente e inspiegabilmente ricca, perché nelle collezioni, così come nella vita bisogna saper porsi dei limiti. Il collezionare mosche è attività che per lo scrittore svedese ha quasi valore terapeutico, richiede pazienza e concentrazione, star fermi a lungo in attesa per poi essere rapidi nella cattura, analizzare minuziosamente gli insetti catturati, ore e ore durante le quali le preoccupazioni della vita svaniscono magicamente. Ma è poi quello che accade a tutti i collezionisti divisi dall'ansia impossibile del 'completismo' e la dedizione maniacale verso i propri oggetti d'affezione: finiscono per provare una forma di distacco dalle bassezze del quotidiano. Non a caso nel libro l'autore instaura un dialogo con un altro romanzo che ha al centro il tema del collezionismo, quell'”Utz” che costituisce una delle vette più alte della prosa di Bruce Chatwin.

 

sjo2Il libro contiene molti riferimenti colti, ma mai spocchiosi, sia al mondo letterario - “La Lentezza” di Kundera gli serve per discettare sul tempo e sui ritmi della vita, non si possono catturare mosche senza una grande pazienza e capacità di rallentare i ritmi - che a quello scientifico, Linneo prima di tutti, ma anche Darwin e Wegener e la sua teoria della deriva dei continenti. “L'arte di collezionare le mosche” è un libro piacevolissimo e intrigante, un po' romanzo, un po' autobiografia, un po' saggio, un po' erudito excursus, e dopo averlo letto guarderete con un altro occhio quei fastidiosissimi insetti che tanto disturbano le nostre estati, potrebbe conquistarvi fino a farvi tralasciare la vostra collezione di dischi per dedicarvi anche voi a mosche et similia. Costano molto meno e occupano meno spazio e la vostra raccolta di insetti potrebbe perfino finire esposta alla Biennale di Venezia come è accaduto nel 2009 a quella dell'autore.

Ignazio Gulotta
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