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21 Settembre 2017

Josè Antonio Marina Il fallimento dell’intelligenza

- Prima edizione italiana: 2006, Longanesi, traduzione di Davide Cavagna, pagg. 201 - Edizione originale: “La inteligencia fracasada. Teoria y pràctica de la estupidez”, Anagrama, 2004

5000000246636_0_0_0_300_75Il fallimento dell'intelligenza - Teoria e pratica della stupidità” è l'accattivante titolo con cui Josè Antonio Marina, nato a Toledo nel 1939, professore di filosofia all'Università di Madrid, affronta in questo libro un argomento che chiunque sia dotato di raziocinio si sarà posto almeno una volta nella vita: perché gli esseri umani, e spesso le società intere, si comportano in maniera stupida? Libro pubblicato già da alcuni anni, eppure attualissimo: già nelle prime pagine si portano come esempi di fallimento dell'intelligenza il razzismo e i luoghi comuni sullo stupro (ovvero i pregiudizi che si impongono sul ragionamento), fatti di cruda cronaca che, anche pericolosamente intrecciati, riempivano (e riempiono) le cronache mentre leggevamo il libro. Questo non è un testo per addetti ai lavori come psicologi o filosofi, si rivolge al più vasto pubblico dei lettori curiosi. Lo stile è piano e colloquiale, e solo un paio di volte l'autore si concede parole difficili. Marina fonde psicologia, filosofia, antropologia, neuroscienze in un discorso comune.

 

image_1165_1_58513La definizione corrente di intelligenza, ovvero la capacità di risolvere problemi, se non soddisfa la stragrande maggioranza degli psicologi a maggior ragione non soddisfa l'autore. Per Josè Antonio l'intelligenza è la capacità di orientare il comportamento verso la scelta migliore, cioè la più adeguata al contesto (tenendo conto che esiste una gerarchia dei contesti). Esempio paradossale: drogarsi potrebbe essere una buona risposta per risolvere un problema personale, ma non è un comportamento intelligente perché non risolve il problema per sempre,  anzi ne crea altri. Interessante come Marina, sulla scia della psicologia sistemica, valuti i comportamenti come sempre da rapportare a un contesto, pur facendoci notare come a saltare sul carro del relativismo siano anche i propugnatori di idee inaccettabili come i neonazisti.

 

220px-Jose_Antonio_Marina_WikipediaFondamentale per Marina (foto a sinistra) è l'educazione e dall'antropologia prende questo interessante esempio: Margaret Mead spiega come sia per la tribù degli Arapesh che per quella  dei Mundugumor il fondamento della buona riuscita della società è l'educazione dei bambini. Ma per gli Arapesh il mondo è bello e ospitale, e in questo mondo i bambini sono educati a vivere, mentre per i Mundugumor il mondo è ostile e pericoloso, e i bambini sono educati a vivere in un costante stato di paura, questo per dire come la cultura dominante influenzi la personalità e le emozioni. Secondo l'autore, riprendendo Fukuyama, una società fallisce quando precipita in un edonismo che esclude compassione, rispetto e ammirazione. Anni fa ebbe grande successo un libro intitolato “Messaggio per un'aquila che si crede un pollo”. Quel divertente best seller però non affrontava il vero problema dell'umanità, i polli che si credono aquile. Costoro non leggeranno certo il libro di Josè Antonio Marina, o lo liquideranno come “buonista”: i lettori intelligenti e curiosi invece non se lo perdano.

 

Alfredo Sgarlato

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