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1 Marzo 2016

Cani Bastardi (a cura di) FRANTI. PERCHÉ ERA LÌ. ANTISTORIE DA UNA BAND NON CLASSIFICATA

2015 - Nautilus Autoproduzioni pp. 320 + DVD €.18,00

 

«Franti l'inclassificabile ha creato una corrente empatica anche con i fratelli e le sorelle di Franti. Chi ha amato Franti, e tutte le mille incarnazioni successive, chi lo ha portato a casa, chi lo ha messo a suonare su un palco, una stanza, un centro sociale, si è sempre sentito un po' Franti ne sono convinto. E a ragione. Quelle canzoni le hanno composte anche un po' loro, anche quelli arrivati a bocce ferme, nati dopo il 1986, quelli giovani e giovanissimi. Perché Franti rinasce ogni volta che lo metti sul piatto. Forse è presuntuoso pensare questo, ma lo scrivo con convinzione. Un disco degli Area o di Ivan Della Mea mi fa lo stesso effetto: ci sento la mia voce là dentro, i miei sogni, le corse, le fatiche, la gioia immensa di una Rivoluzione Rossa che dobbiamo sempre fare e disfare, ogni giorno da capo...Un eterno ritorno, forse anche rimpianto, una giovinezza che abbiamo sentito scorrere, freschissima, ma che oggi non sappiamo riprovare.» Stefano Giaccone

 

Un libro alla Franti, scritto a più mani da un manipolo di irriducibili seguaci dello spirito ribelle e non riconciliato che ha ispirato la vita della band e del collettivo che vi ha girato intorno nelle sue molteplici incarnazioni e che, come la talpa hegeliana, continua a lavorare sotterraneamente, riaffiorando ogni volta che qualcuno dice di no allo stato delle cose, ogni volta che qualcuno scopre la musica di Franti o dei Crass, di Luigi Nono o Charles Mingus. Un libro che sfugge a facili classificazioni, potrebbe essere altrimenti? Raccolta di saggi, riflessioni, memorie, suggestioni, poesie, immagini, suoni, racconti a formare un grande patchwork multicolore e multiforme che guarda alla band torinese, alla sua avventura musicale e profondamente politica, per estendere l'obiettivo sui desolati territori dell'oggi, in cerca di una strada verso un 'esistenza libera dalla costrizione, non soggiogata alla logica del profitto e dello sfruttamento. Ma non cercate riposte in questo libro, piuttosto proposte, aperture, indicazioni di possibili sentieri per ribelli, sognatori e fuggitivi, prendendo a prestito il titolo di un libro del grande Osvaldo Soriano; certo si può rischiare di fare la fine di George Mallory («un dandy abituato a mobilitare tutto se stesso nella direzione dei sogni»), l'alpinista inglese che nel 1924 morì quando ormai era a pochi metri dalla vetta dell'Everest e il cui corpo fu ritrovato 75 anni dopo, ma se si resta fermi, proni alla piatta realtà in fondo si è già morti, inghiottiti nella noia di una perenne bonaccia.

 

Franti nasce negli anni Ottanta, il decennio che, con Reagan, Thatcher e qui da noi Craxi, pose le basi della sconfitta dei movimenti di opposizione e del trionfo del mercato globalizzato, e, come scrive Stefano Giaccone «si è perso perché aveva la sensazione , fisica ed emozionale, individuale e collettiva, di non avere più alcun impatto con la realtà che lo circondava», ma Franti era lì a vivere le contraddizioni di una Torino plumbea, «poche cose possono essere afose e opprimenti come la provincia piemontese degli anni Ottanta», col suo rifiuto di sottomettersi alla logica del mercato discografico, del copywright, suonando, organizzando eventi, festival cinematografici, facendo lotta politica e culturale in totale autonomia. Questo libro a più voci, curato dal collettivo culturale toscano Cani Bastardi non è un libro su Franti («Sono d'accordo a non proporre un libro “storiografico”. E' troppo presto...Non si può storicizzare una storia che oggi è ancora qui, persone viventi, implicate, che insabbiano, non si trovano i colpevoli.» Lalli), ma un libro che da Franti parte per ritornarvi dopo un falso movimento lungo 15 antistorie, tante quante le pietre del giardino di Kyoto che hanno dato il titolo al loro disco del 1986. Un libro apparentemente frammentario, disarticolato che mette accanto il rock, il jazz, l'alpinismo, il calcio, l'amato Torino di Puliciclone, le lotte operaie, la poesia, il cinema, i centri sociali, l'anarchia, lo zen, Gandhi e le caste indiane, e tanto altro, ma che, una volta conclusa la lettura si ricompone, ne scopriremo un filo comune che regge tutto quanto: lo spirito ribelle e mai domo, perché Franti è sempre qui pronto a ridere ogni volta che muore un re.

 

 

Ignazio Gulotta

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