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7 Luglio 2013 ,

Petrina Princess of the mountains – A cuore aperto con …


petrinaTorniamo con grande piacere ad occuparci di Debora Petrina, la bravissima artista padovana, della quale è uscito in Aprile 2013 il bellissimo secondo disco intitolato semplicemente "Petrina". Un' artista unica nel panorama musicale e non italiano, per la quale l'appellativo "eclettica" per una volta appare come la definizione più giusta. Una conversazione molto interessante, emozionante ed a tratti pure commovente, che dimostra il suo alto profilo non solo come artista, ma pure come donna fine, squisita ed intelligente, con la testa ben piantata sulle spalle, donandoci un' immagine di sé ben lontana dai soliti banali stereotipi e clichés così diffusi nell'ambiente musicale italiano. Andiamo adesso a scoprirla e conoscerla meglio.

 

 

 

L'INTERVISTA 

 

Ricardo Martillos (Distorsioni) - Come si passa dagli studi per pianista classica a diventare una cantante rock?

Petrina - Dipende dagli ascolti che ho avuto prima di iniziare il Conservatorio, innanzitutto. Quando facevo le elementari in casa giravano vinili dei Led Zeppelin, King Crimson, Soft Machine, Police. Quelle sono state le prime cose che ho sentito, che mi sono rimaste scolpite nella testa e nel cuore.

 

Di tutte le attività che ti vedono impegnata, musica classica e rock, danza, teatro, ce n'è una a cui tieni maggiormente o in cui ti senti più realizzata?

Ovviamente è la musica, quella che compongo soprattutto! Il progetto relativo alle mie canzoni mi investe in modo totale, a tempo pieno. Tutto il resto è un complemento, che mi arricchisce, sia dal punto di vista umano che musicale. In questo album c’è un brano, The Invisible Circus, che trae spunto da un lavoro coreografico. Il significato del testo non deriva dallo svolgersi di una sintassi normale, ma da un accostamento di parole in un ordine ben stabilito. E probabilmente se non avessi studiato la musica classica non sarei stata in grado di comporre le linee di fiati per I fuochi d’artificio o Lina. Tutte le attività che hai citato si intersecano e si alimentano l’una con l’altra.

 

Insomma solo con un grande talento come il tuo si riesce a sopravvivere con l'arte in un periodo di profonda crisi come l'attuale? Come ti rapporti con Internet ed il nuovo modo di fruire la musica? Pensi che senza la rete si conoscerebbero tanti artisti o la qualità secondo te emerge sempre?

Pochi riescono a sopravvivere con l’arte di questi tempi, economicamente parlando! Ma l’arte fa sopravvivere il nostro spirito vitale profondo e dunque è indispensabile alla vita. Internet ci aiuta a metterci in connessione col mondo, a scoprire musicisti che non avremmo mai visto, al di là dell’oceano, ad entrare in contatto con loro e collaborare (come è successo a me con Amy Kohn ad esempio, conosciuta via MySpace, o con lo stesso David Byrne, che proprio su una web radio pubblicò i miei brani). L’altra faccia della medaglia è che questa possibiltà è data a tutti indiscriminatamente ed il sovraffollamento di informazioni che ci bombarda quotidianamente ci fa perdere la capacità di un giudizio approfondito.Viviamo in un tempo di consumi velocissimi e superficiali ed in questo senso la rete può diventare la peggiore trappola, come dice la parola stessa.

 

Deborapetrina in DomaNon pensi che "In Doma" che era un gran bel disco d'esordio non abbia avuto i riscontri di pubblico che meritava? Le potenzialità c'erano tutte, un pezzo come A ce soir era un potenziale grande singolo non trovi?

In realtà “In Doma” ha avuto moltissimo spazio nella stampa specializzata e non, soprattutto per essere un primo disco, senza etichetta e ufficio stampa. Ma non è con gli articoli dei giornali che si arriva al pubblico. Il pubblico ti può conoscere solo con una rete capillare di concerti, che da solo l’artista non può essere in grado di gestire.

 

 

Visto che "Petrina" è quel che si suole definire un disco profondamente autobiografico quanto ti è costato a livello mentale ed emotivo scriverne le liriche? Vista l'importanza che rivestono i testi in questo album il fatto che presenta dei brani in italiano ma pure in inglese è solo questione della maggiore musicalità della lingua anglosassone?

Ci sono alcune di queste liriche che per essere definite hanno avuto bisogno di una certa distanza di tempo dalla svolgersi dei fatti reali. La morte di mio padre è stato un evento che ha segnato profondamente la mia vita, che vedo divisa nettamente in due tronconi, prima e dopo; ma solo dopo 10 anni dalla sua scomparsa ho potuto scrivere Princess, che parla di una bambina che si sente principessa delle montagne sulle spalle del suo papà e smarrisce la strada senza di lui. Al contrario, quando mia madre mi ha raccontato la storia del suo rocambolesco matrimonio, un paio di anni fa, ho scritto di getto la canzone Lina. Ci sono emozioni che richiedono un’espressione immediata ed altre più lente, che scavano nel profondo ed emergono solo dopo molti anni. La lingua è molto legata al nascere di queste emozioni. Per Lina l’italiano è venuto naturale, perché il racconto di mia madre era in questa lingua. Anche per Denti, che gioca con le immagini, i doppi sensi e le rime. Niente dei ricci ha un andamento libero nelle strofe, come di sogno, e anche lì la lingua più adatta era la nostra. In Princess invece, la natura così intima delDebora+Petrina+02_Petrina ricordo ha avuto bisogna di trovare una specie di distacco in una lingua straniera, quasi a renderlo meno personale e più universale, prima di tutto a me stessa. In generale è per questo che mi serve la lingua inglese, oltreché a trovare parole con suoni adatti a dei ritmi più incalzanti, come in Dog in Space.

 

 

 

 

Deve essere grande la stima dei colleghi musicisti nei tuo confronti visto che ne hai convocati un vero esercito per questo album, non trovi?

Sono io onorata di averli avuti al mio fianco, perché sono tutti eccellenti musicisti di ambiti diversi: Carlo Carcano, che ha fatto l’elettronica per Lina, è un fantastico compositore di musica contemporanea ‘colta’, ma è stato arrangiatore per i Blue Vertigo e Morgan ed è stato il vocal coach di Mengoni, dunque un’artista davvero eclettico! Piero Bittolo Bon, che suona il sax in Sky-Stripes in August, Dog in Space, Lina e Tanti così anni (una delle due tracce in più nella ‘deluxe edition’), e il basso funky in Denti, è uno dei musicisti e compositori più interessanti dell’avant jazz in Italia, oltreché membro del collettivo El Gallo Rojo, che vede fra gli altri Zeno de Rossi, autore di uno dei soli di batteria in Drum-me (altra traccia presente solo nella ‘deluxe edition’), e Danilo Gallo (contrabbassista in Tanti così anni). Forse la particolarità che lega tutti questi musicisti è l’eclettismo, la capacità di virare da una genere all’altro, e anche da uno strumento all’altro: Gianni Bertoncini, ad esempio, unico batterista in In Doma e presente qui in 4 tracce, ha composto l’elettronica per Little Fish from the Sky, dandole in certi punti una vena quasi ‘trance’. O Nicola Manzan, che il pubblico conosce per il progetto Bologna Violenta, che riesce a passare dall’estrema delicatezza ad un’energia violenta (scusate il bisticcio!) in Niente dei ricci. Poi ci sono musicisti conosciuti al pubblico della musica classica, come il flautista Mario Folena e il profilo (davidprando.com)fagottista Oscar Meana (sempre nella ‘deluxe edition’), oltre a tutti gli altri che non riesco a nominare qui! John Parish è stato un incontro casuale, un po’ come David Byrne: delle star, apparentemente irraggiungibili, ma in realtà molto curiose ed aperte alle novità provenienti da musicisti sconosciuti come me, che hanno avuto l’occasione di ascoltare e apprezzare i miei lavori. John Parish mi aveva fatto i complimenti per I fuochi d’artificio, brano che era già uscito qualche anno fa per "La leva cantautorale degli anni zero" (Ala Bianca/Club Tenco) ed ho colto l’occasione per chiedergli una collaborazione. Starei qui ancora molto a parlare degli altri musicisti che non ho citato, ma ci vorrebbe un’intervista solo per questo! Spero di poterla fare un giorno!

 

Il testo e la storia di Lina mi hanno commosso, a cosa fa riferimento e quanto è stato emozionante incontrare un grandissimo come David Byrne?

Lina è mia madre, la stessa che fischia a metà canzone, e racconta il finale della storia. Come dicevo prima, il racconto me l’ha fatto solo un paio di anni fa, e la cosa che mi colpì fu il fatto che mio padre, persona tutta d’un pezzo e molto ligia al dovere, avesse abbandonato la caserma a cui faceva la guardia e fosse stato chiuso in prigione, per tornare di corsa da mia madre che l’aveva lasciato. Era una persona che non conoscevo, con una carica passionale capace anche di calpestare le ferree regole militari! Avevo bisogno di una voce d’epoca che veniva da un vecchio giradischi, uno di quelli che quando mia madre da giovane li sentiva suonare si lanciava in balli senza sosta. Vidi un’esibizione di David Byrne che cantava Un dì felice, dalla Traviata di Giuseppe Verdi, in italiano, e mi innamorai dell’idea di fargli cantare una frase, ‘Non serve all’amore un salotto’, in italiano,  quasi a rendere più cinematografico quel sogno d’amore di una ragazza di campagna senza una lira. E la canzone commuove anche me, come se non l’avessi scritta io, perché racconta proprio una storia vera ed emozionante.

 


PetrinaRiguardo alla copertina dell'album ed al simpatico video di Denti?

La copertina è venuta un po’ per caso. Il tema della foto doveva essere tutt’altro, nella mia idea, ma i risultati non corrispondevano alle aspettative. E invece foto casuali, fatte con oggetti che erano lì di passaggio, come il ventilatore perché faceva caldo, o la scala perché eravamo in un teatro, sono risultate più pregnanti! Il videoclip Denti invece è nato dall’idea di un amico psicologo, Davide Tagliasacchi, che ha la passione per i video, oltreché per i malati di mente! Voleva costruire un personaggio, il mio, che reagisce ai torti subiti, fino a che un’astratta figura in grigio (che potrebbe impersonificare la regola, lo status quo, il ben pensare, la società) che gli mostra un tesserino di riconoscimento che ha come numero di matricola il 1984, non lo ferma, ma invano. Ma alla fine, più che la ‘morale’, è prevalso il divertimento, soprattutto grazie a Marco Tizianel, attore che interpreta fruttivendolo, barista, parrucchiere, prete ed anche la vecchia del video-teaser (da me truccata!). Abbiamo molto giocato con i travestimenti ‘fai da te’ (Marco ha indossato per la maggior parte indumenti miei!) e con alcuni luoghi del mio paese d’origine, come il salone di parrucchiera che frequento fin da piccola, o il bar gestito dalla mia migliore amica d’infanzia (ignara protagonista, fra l’altro, di Pool Story, brano centrale di In Doma), o il negozio di frutta e verdura concessoci dalla proprietaria, di nascosto dal marito che non glielo avrebbe permesso!  Insomma, è stata una piccola grande avventura con risvolti davvero comici, soprattutto per noi.

 

Hai qualche cantautrice delle attuali  che frequenti o stimi particolarmente? 

Il primo pensiero va all’amica Amy Kohn, cantautrice, compositrice e pianista di Brooklyn, che vive ora a Chicago, e che ha suonato la fisarmonica in Lina, oltreché in Ghost Track, del precedente In Doma. Ho sempre considerato Amy un genio, ma l’ultimo suo album, che uscirà a breve ("Plekilusso") è un vero capolavoro di invenzione ed arrangiamenti per tantissimi strumenti.

 

 

debora-petrinaTrovo che la tua voce nasconda grandi potenzialità, hai mai pensato di comporre un disco di sperimentazione vocale? Un po' alla maniera di Joan LaBarbara o Cathy Berberian intendo? O possiamo dire  che con il disco del 2003 a nome Debora Petrina,  "Morton Feldman - early and unknown piano works" dedicato a Morton Feldman si è esaurita la tua produzione discografica "colta" ?

Spero proprio di no! Sta per uscire un disco Stradivarius con composizioni per 4 pianoforti di Sylvano Bussotti, uno dei più illustri compositori italiani di questo secolo e dello scorso. Per quanto riguarda la sperimentazione vocale, credo che le due artiste che hai nominato, ed altre od altri ancora, anche più vicini a noi geograficamente (penso ad esempio a Vincenzo Vasi o John De Leo) abbiano già abbondantemente perlustrato il perlustrabile, con tutte le carte in regola. Per quanto mi riguarda, lascio le sperimentazioni vocali più al momento performativo, soprattutto in ambito di teatro e danza. Nella musica sono più attratta dalla composizione e dalle possibilità sonore degli strumenti che non so suonare.

 

E' previsto un tour di supporto al disco o le tue numerose attività te lo impediscono?

La mia attività principale è proprio quella relativa al disco, e infatti ci sarà una presentazione in un posto davvero speciale per bellezza, l’Ex Macello (Padova). Seguiranno altre date estive, la più importanti delle quali all'interno del Festival che Paolo Fresu organizza in Sardegna. In mezzo a queste date in quartetto, ci saranno altri concerti di solo piano-voce (una di queste sempre al Festival di Berchidda, in mezzo ad una pineta in riva al mare), o in duo con progetti diversi. Sono sempre aggiornati nelle mie pagine Facebook.

 

poster (davidprando.com)I tuoi due dischi sono uno più bello dell'altro: non ci farai aspettare altri 4 anni per ascoltarne uno nuovo vero?

Il ritardo di questo secondo non è dovuto a un’improduttività, anzi, al contrario! In questi anni ho composto brani per altri due dischi oltre a questo, per lo meno. Ho collaborato a distanza oceanica con Jherek Bischoff per un altro brano, ancora inedito, ho scritto colonne sonore per spettacoli di teatro e documentari, ho composto molti nuovi pezzi, che non hanno avuto posto in questo album, che già nell’edizione ‘deluxe’ raggiunge l’ora e un quarto, ovvero un terzo più della media della durata standard di un disco. Purtroppo i tempi della discografia non sono quelli della creatività, ma sicuramente il prossimo arriverà presto!

 

Grazie mille Debora per la tua disponibilità e complimenti di nuovo.

 

Ricardo Martillos

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