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1 Settembre 2014

Baba Sissoko Il profeta del Mali


sissoko_baba_musicista                               I N T R O

 

Ascoltare un disco di Baba Sissoko vuol dire addentrarsi in un mondo antico che si specchia nel presente di ogni giorno; è come entrare in punta di piedi dentro qualcosa che ci apparteneva, molto tempo fa. “Tchiwara” (17 Giugno 2014, Goodfellas),  il suo nuovo disco che porta il nome di una maschera tradizionale maliana, fonde rock con la musica tradizionale africana fin dalla prima track portandolo ai livelli degli esordi di Ali Farka Toure. Batteria, chitarra elettrica e gli innumerevoli strumenti tradizionali fusi insieme sono, musicalmente, una bomba solare e Baba Sissoko la sa manipolare così  bene da armonizzarne ogni sfaccettatura donandoci un disco veramente interessante da ogni punto di vista. Ma la musica di Baba Sissoko non è soltanto esteticamente potente: porta un messaggio di saggezza e di pace in un periodo difficile per il Mali e per l’intera umanità. L’abbiamo incontrato per Distorsioni.

 

L'INTERVISTA

 

Pietro Bizzini (Distorsioni) - Rispetto a “Baba et sa Maman” il tuo ultimo album “Tchi wara” suona più rock, più world fusion. Siamo davanti ad un nuovo capitolo della tua lunga carriera?

Baba Sissoko - Sicuramente, perché la strada musicale è lunga. La mia visione musicale è proiettata al mondo perché sono pronto a portare il mio messaggio ovunque, con la mia esperienza e la mia forza musicale. Amo troppo la musica, credo in essa e la rispetto, vivo con la musica. Questa musica possiamo chiamarla come vogliamo perché è un mix tra la mia e quella del mondo. Il disco con mia madre è stato come realizzare un sogno che avevo da tanto tempo; è un discobaba-sissoko estremamente importante per la mia vita. Non è soltanto musica, non è perchè Baba voleva far conoscere chi fosse sua mamma, ma è una storia vera, è stato voler rivivere le stesse sensazioni e risentire gli stessi sentimenti di quando ero piccolo con mia mamma. Perché ho sempre conservato il ricordo della sua voce e sono riuscito a realizzarlo. Il messaggio che il canto di mia madre trasmette è molto importante, molto forte, parla di uomini, donne, bambini, della vita reale di tutti i giorni. Quindi il progetto con mia madre resterà un monumento nella mia carriera musicale, perché è bello, brillante, forte, naturale e tradizionale.

 

E’ stato ostico immettere nella tua musica la chitarra elettrica?

No, per niente! Anch’io suono la chitarra (anche se acustica) e suono lo Ngoni che è la chitarra tradizionale del Mali. La chitarra elettrica è suonata in diversi generi musicali dal jazz al blues al rock, ed anche nella musica tradizionale del Mali si suona! Ali Farka suonava la chitarra elettrica! La mia musica e la musica di Ali Farka Toure hanno la stessa origine. L’idea di inserire la chitarra elettrica è stata una visione per avere un mix tra la mia musica e il rock, completata con il suono del basso elettrico, il ritmo rock della batteria, il suono del clarinetto, con gli effetti e gli inserimenti elettronici e i miei strumenti tradizionali come lo Ngoni, il Tama e la chitarra. Così ho dato la possibilità al mio pubblico di scoprire una musica che presenta diverse culture musicali. Possiamo chiamarla rock così come possiamo chiamarla blues o pop o funk.

 

Cosa significa Tchiwara e perchè lo hai scelto come titolo del tuo disco?

babaalbumQuesta è la musica del giorno della festa di Tchiwara. Il giorno più atteso dell’anno da tutte le etnie; il giorno in cui ci si rincontra, per mangiare, suonare e ballare insieme e in cui si rinsalda l’unità e l’identità culturale. Tchiwara è un oggetto rituale che rappresenta un antilope, utilizzato dal gruppo etnico Bambara del Mali. Dà il nome anche ad una società di iniziazione che utilizza l’omonima maschera e le danze rituali connessi principalmente all’agricoltura, per insegnare ai giovani Bamana i valori sociali e le tecniche agricole. La società di iniziazione Tchiwara serve a dare anche la possibilità ai giovani di capire il valore della terra; la natura ha sempre dato tutto agli uomini, ha sempre dato tutte le possibilità per vivere. Quando si ha cibo a sufficienza infatti si ha tutto e si può fare tutto! Parlare di Tchiwara è un esempio per capire che possiamo ancora migliorare molto la nostra vita, che possiamo ancora trovare la spinta a fare ciò che si sente, ciò in cui si crede, ciò che si ama. Soltanto facendo tutto questo si può dare il giusto valore e rispetto al modo in cui vivevano i nostri antenati. Con la loro forza e la loro capacità; con l’amore per la vita ed il rispetto per tutte le etnie; con la capacità di condividere i singoli momenti con gli amici, con i vicini, con le diverse etnie. Ricordarsi dei momenti in cui tutti festeggiavano l’abbondanza attraverso il canto, la danza, tutti insieme, giovani e vecchi; donne, uomini, bambini.

 

babaRicordarsi come tutti vivevano questo momento con il rispetto, la gioia, la pace, accompagnati dal ritmo e dalle melodie calde e dolci allo stesso tempo che facevano di quei momenti delle esperienze indimenticabili, impressi per sempre nella memoria di ciascuno. Viva la cultura, viva la tradizione, viva la pace! Questa musica è come un esempio da ascoltare, sentire e capire. L’amicizia arriva quando si è in sintonia, quando ci si accetta, ci si rispetta, ci si ama per come si è. Per far conoscere questo bel messaggio pieno di luce c’era bisogno di un vero incontro tra gli strumenti occidentali e gli strumenti tradizionali del Mali come lo Ngoni, il Tama, la Calebasse ed il Kamalengoni, che sono gli strumenti che utilizzo nella mia musica. Ed era necessario anche avere degli invitati speciali che condividessero con me la stessa visione della musica. Come la voce meravigliosa, brillante, calda e dolce di Djana Rosa Sissoko; il clarinetto e gli effetti elettronici di Alessandro De Marino, la chitarra elettrica di Angelo Napoli, il basso di DarioBaba+Sissoko Triestino, la batteria di Roberto Coscia e la voce narrante in inglese di Francesco Marra. Importanti sono state la piccola ma intensa partecipazione di Giulia Sokona Sissoko al violino, quella di Roberto Madou Sissoko alle percussioni e tastiere, e soprattutto la voce di Djana Rosa Sissoko che nei brani Amina, Mali Dambe e Mandela  mi hanno dato tutta la loro energia musicale e la forza di suonare il basso e la chitarra in diversi brani come Amina, Mali Dambe, Mandela, Zanda, Kerefekuma, Mali Foli e Fimani. In questo progetto c’è un messaggio per tutti; per le donne, per gli uomini, per i bambini, per la vita: il rispetto della natura. Viva la musica perché io sono musica.

 


Sembra che in ogni canzone contenuta nel cd parli di pace, più volte sottolinei che nel Mali le diverse etnie e le diverse fedi hanno collaborato da secoli; ora cosa è successo? E’ possibile riottenere la pace perduta senza dividere il paese?

Parlo sempre di pace! Tutti sanno che abbiamo bisogno di pace, ma in tanti fanno finta di non saperlo! Noi artisti siamo da sempre considerati dei messaggeri, dei portatori di babasissokoUnknownmessaggi: il mio messaggio è la pace e lo porto attraverso la mia musica. Tradizionalmente la musica maliana è un messaggio. Tutti i canti parlano di pace, amicizia, amore e rispetto. Penso che il problema attuale del Mali sia veramente incomprensibile, una sorpresa orribile perché nella nostra tradizione il problema come quello che sta vivendo la nostra terra oggi è veramente nuovo, non l’abbiamo mai conosciuto, non ce l’aspettavamo e non ci piace! Quello che posso dire è che tutti i maliani devono ricordarsi delle loro origini, ricordarsi che i nostri antenati hanno costruito la nostra storia e la nostra terra. Terra che dobbiamo rispettare con l’amore verso le nostre tradizioni e la nostra cultura. Il Mali è un paese molto ricco, è un paese di pace e la pace c’è quando c’è il rispetto. Se ci ricordiamo del valore della nostra cultura e della nostra tradizione ognuno deve fare tutto ciò che può per difenderla e salvarla. So che lo faremo! I maliani sono intelligenti e pazienti e con l’aiuto di Dio e degli amici usciremo dalla crisi.

 

Hai dedicato una canzone a Mandela, cosa ti ha colpito più della sua vita? Qual’è, secondo te, l’Apartheid contro cui oggi bisogna combattere?

babasissokoUnknownSenza dubbio Mandela è stato un gigante e merita un canto in suo onore! Se l’Africa avesse avuto più persone come lui oggi sarebbe un altro continente! Tutta la sua vita è stata incredibile, un inferno e un paradiso! Ha sofferto tanto da quando nessuno sapeva chi fosse e cosa stesse succedendo in Sud Africa, fino a quando tutto il mondo ha scoperto l’apartheid, ed ha affrontato ogni momento della sua vita con lo stesso ideale di libertà e lo stesso coraggio e forza per realizzare la sua visione. La sua battaglia è stata contro le differenze, in Sud Africa grazie a lui (anche se ancora c’è da lavorare) la sua idea ha vinto, si rinforzerà e servirà da lezione a  tutto il mondo. Oggi, secondo me, il messaggio che deve passare è quello del rispetto, solo il rispetto! Se ognuno rispetta l’altro profondamente, se ognuno dà all’altro quello che vorrebbe ricevere, se ognuno accetta l’altro così com’è, se ognuno rispetta il valore della vita siamo salvi e liberi dall’Apartheid!

 

Sei un Griot: come riuscite ad imparare a memoria le innumerevoli storie? Che prezzo richiede avere memoria del passato? Essa serve realmente per capire il presente e progettare il futuro?

Sono un Griot. I griot sono considerati come delle “biblioteche” naturali! Il figlio impara dal padre che a sua volta ha imparato dal suo. La cultura griot è una scuola naturale perché ci nasci dentro e ci cresci dentro. Impari le storie dai nonni e dai genitori che le raccontano in famiglia. Ogni giorno ti raccontano le storie della nostra storia e nei viaggi da griot in giro nei villaggi tocchi con mano le storie e i luoghi che ti sono stati raccontati. È facile imparare tante storie perchè ognuna è un canto. La mia storia la trovi qui: sapere tutto ciò sissokoed essere un Griot non è “pesante” parchè non è un bagaglio da portare, fa parte di te. Quindi è un piacere che devi rispettare perché hai avuto la fortuna di avere. Questa tradizione così forte, che ti dà una grande ma originale responsabilità, che ti dà la possibilità di rappresentare la tua cultura ovunque vai, è bellissima! Ti dà la possibilità di portare dei messaggi attraverso ritmo e melodia; questa bella esperienza e dono Griot spero di trasmetterlo ai miei figli attraverso la mia educazione Griot.

 

In Mali è la gente che vi chiede di raccontare o avete dei momenti particolari per farlo?

La gente può chiederti di raccontare delle storie così come ci sono dei momenti particolari, come i giorni di festa nel villaggio o le cerimonie, in cui si raccontano. È spontaneo e naturale. Fa parte della nostra cultura e della nostra identità sociale. Mio nonno Djeli Baba Sissoko (io sono il suo primo omonimo) ha tenuto per 40 anni una trasmissione radiofonica ogni martedi sera in cui raccontava le storie della nostra cultura accompagnandosi con il suo Ngoni e ancora oggi tutti i maliani ricordano quei martedi sera come dei momenti importantissimi!

 

Secondo te chi è il musicista africano che ha iniziato e fatto conoscere la ricchezza culturale presente nel Mali al mondo?

Secondo me ce ne sono diversi, dalla Rail Band in cui c’era Salif Keita ad Ali Farka Toure ed Oumou Sangare. Grazie a loro il mondo ha scoperto non solo la ricchezza musicale del Mali ma che il Mali e la sua musica sono all’origine di tutti i generi musicali oggi conosciuti!

 

07_remebering_IsioPuoi spiegare in breve ai lettori come si vive la musica a Bamako?

A Bamako oggi non si ascolta più soltanto la musica del Mali ma tutti i generi. I giovani soprattutto sono molto proiettati verso il rap e l’hip pop e ci sono dei veri talenti in questo ambito. Il bello è che anche questi generi che non appartengono al nostro bagaglio tradizionale, sono mixati con i nostri ritmi: è un rap alla maliana!

 

Quali musicisti/gruppi africani ti hanno colpito ultimamente?

Mi piace il nuovo stile musicale maliano e più in generale africano, mi piace il fatto che artisti africani riescano a mixare e integrare i loro stili con la musica di tutto il mondo. In ogni modo, in ogni ambito della vita, la cosa più bella e che dà i risultati migliori, è il meticciato. Ma bisogna sapere come, con chi e quando farlo!

Pietro Bizzini

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