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4 Agosto 2018 , ,

Willie Peyote Artista scomodo? Lo prendo come un complimento


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Astro crescente più che nascente della nuova scena italiana, Willie Peyote - al secolo Guglielmo Bruno - si sta imponendo a grandi falcate come uno degli artisti più ispirati della musica contemporanea nel nostro paese. Rapper di professione, l’artista torinese si è caratterizzato con i suoi quattro full lenght per la schiettezza dei toni, i temi non convenzionali e impegnati e un gusto musicale che l’ha portato a fondere con intelligenza e ricercatezza diversi stili: dall’hip-hop al funk, dalla canzone d’autore all’indie-rock. Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui prima del concerto all’Eremo Club di Molfetta (Ba), in programma domenica 5 Agosto nel cartellone del Giovinazzo Rock Festival, per fare il punto sul suo presente e fare le carte al suo futuro.

 

 

L'INTERVISTA

 

Riccardo Resta (Distorsioni) - Per te è già la quinta data in Puglia, a cui se ne aggiungerà una sesta il 14 agosto a Grottaglie. Il tutto in meno di metà anno. Un rapporto davvero privilegiato con questa regione…

Willie Peyote - Dopo tanti anni senza date in Puglia adesso suoniamo qui molto spesso perché vedo che abbiamo sempre un’ottima risposta di pubblico. Ci veniamo molto volentieri e sembra che anche la gente venga volentieri ai nostri concerti. Il rapporto privilegiato nasce dal fatto che ci sono persone che hanno voglia di ascoltarci.

 

ty6h_BAA luglio è uscito il tuo nuovo singolo, L’Effetto Sbagliato, brano in cui ironizzi con sguardo pungente sull’ordinanza “antimovida” emessa dal sindaco della tua Torino l’estate scorsa. Pensi che questa capacità di fare satira sulle notizie di attualità sia il tuo vero tratto distintivo che ti differenzia dal resto della scena indie e rap italiana?

Non so se sia quello che mi differenzia dal resto della scena ma sicuramente è l’aspetto su cui ho lavorato di più e che sono sempre stato interessato a portare avanti da quando ho iniziato a scrivere. Probabilmente oggi è diventato un tratto distintivo, ma fare satira mi è sempre piaciuto molto.

 

A proposito di questo, nei tuoi testi ti sei spesso schierato contro la smania di appiccicare delle etichette su ogni artista e inquadrarlo in un movimento o genere musicale ben definito. Una volontà confermata anche dalla scelta delle sonorità nelle tue canzoni, che sono estremamente composite ed eterogenee. Quanto ti sei divertito a far saltare tutti questi inutili schemi?

Mi sono divertito molto. Abbiamo sempre pensato che in realtà le etichette siano qualcosa che vada stretto e troppo riduttive. Abbiamo cercato di uscire da queste definizioni perché ci si diverte di più a fare qualcosa che nessuno sa cos’è.

 

toretNel tuo ultimo disco, “Sindrome di Tôret” (uscito il 6 ottobre 2017 su 451 Records), tratti di un argomento molto importante come la libertà di espressione. Hai fatto questa scelta perché credi che il modo migliore per affermarla sia semplicemente esercitarla con la musica e le parole oppure perché pensi che, nell’era dei social, questa sia in alcuni casi mal veicolata?

Secondo me sono vere entrambe le cose: sicuramente la libertà di espressione va coltivata e va sottolineato come si tratti di un diritto fondamentale e inalienabile, ma bisogna anche educare la gente a farne un uso corretto. In questo momento c’è molto qualunquismo e pressapochismo nell’esercizio di un diritto così importante.

 

Le tue canzoni sono caratterizzate da un linguaggio diretto e senza filtri. Questo pregio ti ha mai causato problemi con qualcuno che ti ha ritenuto un artista “scomodo”?

Se vengo ritenuto un artista “scomodo” lo prendo come un complimento. Ad oggi, a parte Maurizio Belpietro (in riferimento a un editoriale pubblicato dal direttore de “La Verità” in cui definiva Willie Peyote oltraggioso nei confronti del popolo italiano, all’indomani dell’ospitata del rapper da Fabio Fazio nel programma “Che Tempo che Fa”, occasione nella quale l’artista torinese eseguì la sua Io Non Sono Razzista Ma..., NdR) nessuno se l’è ancora presa con me. Anche se ci tenevo molto ad avere dei feedback da parte di altri personaggi politici e non solo.

 

Al tema del razzismo e dell’integrazione socio-culturale hai dedicato diverse canzoni e anche un documentario girato a Lampedusa, terra di frontiera per eccellenza. Non hai nemmeno risparmiato critiche affilate, su questo e tanti altri temi, alle forze politiche che compongono l’attuale maggioranza di governo. In questi giorni si tenta di negare l’emergenza razzismo e intolleranza nel nostro paese, ma scommetto che tu non la pensi così…

7LusRM4gPenso che il clima a livello nazionale sia abbastanza plumbeo al momento. Gli episodi di violenza legati al razzismo si verificano perché la gente si sente un po’ più legittimata dal momento che non subisce le giuste conseguenze per le proprie azioni. Credo, però, che si possa anche smettere di parlare di razzismo, quanto piuttosto di un’emergenza di violenza in giro per il Paese che andrebbe analizzata approfonditamente. Parlare di razzismo o di crisi sociale non fa differenza, ma non si può nascondere che si tratti di un momento difficile. La gente sta iniziando a sparare e mi sembra, quindi, che si sia arrivati già ben oltre la soglia di tolleranza.

 

Dopo l’uscita del disco hai intrapreso un lungo tour che sta facendo registrare sold-out praticamente in tutte le date. In calendario anche una data a Budapest per lo Sziget Festival. Ti aspettavi una risposta così entusiasta da parte del pubblico?

Ci speravamo tutti ma sinceramente non ce l’aspettavamo. Quello che vogliamo fare è lavorare ulteriormente per cercare di dare alla gente quello per cui va ad ascoltare un concerto. Vorrei che le persone tornassero a casa contente dopo la nostra esibizione.

 

USf7rJlATu vieni da Torino, città che ha sfornato nomi importanti dell’underground italiano. C’è qualche artista tuo concittadino a cui ti ispiri in particolare?

Innegabilmente i Subsonica sono da sempre per me un punto di riferimento. Ancora oggi i vecchi dischi sono una grande fonte d’ispirazione.

 

Dopo il nuovo singolo dobbiamo aspettarci a breve un nuovo album?

Ovviamente l’obiettivo è fare un disco nuovo, ma al momento non c’è ancora nulla di pronto; ci stiamo lavorando. Dopo questo singolo ce ne sarà un altro e poi così via ma non so ancora quando uscirà il nuovo album. 

 

Riccardo Resta

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