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9 Novembre 2020

Anno 2020: Il mondo dei lavoratori dello spettacolo nelle parole di quattro artisti fiorentini. 09/11/2020,


Il settore dei lavoratori dello spettacolo è stato uno dei più colpiti dalla pandemia ma soprattutto dalle chiusure e restrizioni adottate dal governo italiano negli ultimi giorni e in tutto il 2020. Come Distorsioni abbiamo ritenuto giusto dare voce a queste persone che vivono e respirano l’arte, oltre a rendere la nostra esistenza più gioiosa e piacevole. Attori, di cinema o di teatro, registi, scenografi, tecnici delle luci, del montaggio, del suono. Riguardo invece al comparto Musica, è importante distinguere chi, pur registrando dischi spesso autoprodotti, la intende come un hobby e magari studia o ha una normale occupazione da quelli che ci ricavano la loro unica fonte di reddito, non derivante certo dalle attuali magre vendita dei dischi ma soprattutto dai compensi delle esibizioni live. E sono tanti, molti più di quelli che uno possa pensare. Ma non ci sono solo attori e musicisti, nel mondo dello spettacolo bisogna ricordarsi degli organizzatori di eventi, dei gestori dei locali rock, che in questa sede sarebbero quelli che ci interessano, ma sarebbe ingiusto dimenticare chi lavora nelle discoteche commerciali che sono state spesso additate fra le principali fonti del contagio. Qui parliamo della semplice mano d’opera, di baristi, disc jockey, ballerini, tecnici del suono, chi monta e smonta un palco, gli addetti alla security e via discorrendo. Poi ci sono i fotografi professionisti, che magari oltre ai concerti rock hanno visto cancellati anche compleanni, matrimoni ed eventi vari. Ma l’elenco sarebbe lungo, perdonateci se abbiamo dimenticato qualcuno. Ma più che le nostre parole, a noi interessava sentire la voce dei diretti interessati, quelli che sono stati penalizzati (eufemismo) dalla pandemia vedendo stravolgere drammaticamente la propria esistenza. Per far ciò ci siamo affidati a quattro personaggi che gravitano nell’area fiorentina, il fotografo Antonio Viscido, l’attrice, regista e insegnante di recitazione Caterina Fornaciai, il musicista e produttore Gianfilippo Boni e la cantautrice Silvia Conti.

1) Una presentazione innanzitutto.

Antonio: Sono fotografo da oltre dieci anni. Mi muovo soprattutto nel campo degli eventi: dallo spettacolo, concerti e non solo ai grandi convegni istituzionali. Questo in estrema sintesi. La musica è davvero la mia grande passione da sempre. Con la fotografia provo a raccontarla attraverso le foto dei live e i ritratti ai musicisti che mi concedono un po’ del loro tempo, non solo sul palco.

(Antonio Viscido, in versione Batman; foto scattata da Letizia Mugri)

Caterina: Sono Caterina Fornaciai, Attrice, Regista e Insegnante di recitazione. Ho iniziato un corso di Teatro al liceo e da li non mi sono più fermata. Ho un’associazione culturale che si chiama Teatro Artigianale che opera da sei anni sul territorio fiorentino attraverso l’insegnamento e la creazione di spettacoli nel tentativo di diffondere la cultura e il teatro a più non posso. Mi sono diplomata nel 2011 alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova (ora Nazionale), una delle poche scuole pubbliche in Italia, riconosciuta per la sua eccellenza. Ho lavorato in teatro e nel cinema, per poi iniziare sei anni fa la bellissima strada dell’insegnamento. Io ed il mio socio Matteo Menduni operiamo nel centro culturale l’Appartamento, in centro, e siamo gli esperti esterni del laboratorio di teatro classico del Liceo classico Machiavelli/Capponi.

(Caterina Fornaciai)

 

Gianfilippo: Ciao Riccardo, mi chiamo Gianfilippo Boni, sono nato a Firenze 52 anni fa e nella vita faccio il musicista di professione da circa trent’anni; ho all’attivo tre dischi da cantautore, il primo edito da una major e gli altri due da etichette indipendenti. Dal 2000 svolgo l'attività di produttore artistico presso il mio studio PASO DOBLE,  producendo e registrando molteplici lavori di artisti  usciti sul mercato discografico,  ma sono soprattutto un musicista live in spettacoli teatrali e in svariate serate di intrattenimento (feste, matrimoni, eventi etc etc).

 

(Gianfilippo Boni, foto scattata da Antonio Viscido)

 

 

Silvia: Sono una cantautrice che ogni tanto si presta al teatro.

(Silvia Conti, foto scattata da Antonio Viscido)

2) Come è cambiata la tua vita in questo 2020?

Antonio: La mia vita professionale non è cambiata. Nel senso sono aumentati in maniera mostruosa gli ostacoli, le difficoltà, i problemi. Lavori persi, progetti iniziati messi in pausa. Tutto da ricostruire. Ma il 2020 è iniziato che ero fotografo, continua che sono fotografo e finirà che sarò fotografo. Della vita privata preferisco non parlarne.

Caterina: Questo 2020 ha cambiato radicalmente la mia vita di insegnante e attrice, anche se purtroppo il mio mestiere è sempre stato ‘precario’. Ho in più dovuto fare i conti con il fatto che noi operatori dello spettacolo non abbiamo tutele e non siamo spesso riconosciuti nel grande lavoro che facciamo.

Gianfilippo: L’anno prometteva benissimo: un buon calendario di serate con la mia band e un tour con Max Larocca (interrotto sul più bello) e alcuni dischi di cantautori e cantautrici in cantiere da produrre artisticamente. Da un giorno ad un altro si è interrotto tutto: di circa 45 serate ne ho fatte 8. Puoi ben capire che sia a livello psicologico sia a livello economico non è stato semplice. In tutto questo non va sottovalutato l’aspetto emotivo. Per un musicista che fa del suonare dal vivo la parte centrale della sua attività, non avere più contatti con il pubblico vuol dire sentirsi totalmente inutile. Ti confesso che durante il lockdown mi sentivo giornalmente al telefono con i miei  amici e collaboratori storici (Lorenzo Forti, Fabrizio Morganti, Vanni Breschi) quasi ritualmente per darci conforto a vicenda. Lo streaming, sorvolando sulla scarsa qualità dell’audio, non può certo sostituire il calore di un pubblico che puoi guardare negli occhi. Paradossalmente ho cercato di non fermarmi e di investire sulla creatività, portando avanti dei progetti che riserveranno delle belle novità per il futuro.

Silvia: Come tutti sono ferma, in attesa che tutto passi, con tutti i progetti chiusi bene nel cassetto perché non prendano polvere.

3) Quali aiuti economici hai ricevuto a tutt’oggi per la tua attività e se li ritieni sufficienti..

Antonio: Ho ricevuto tutti quelli per le P. Iva, quelli una tantum. Sono serviti? Sì. Sufficienti? No. A fine febbraio, avevo già incarichi per i mesi di marzo, aprile e maggio, con incassi previsti molto superiori rispetto a quelli che ho ricevuto. E nel frattempo ne avrei potuti acquisire altri. Saltati tutti, non slittati, saltati. I liberi professionisti i lavori se li devono cercare e li acquisiscono facendosi conoscere, ma se li tieni chiusi in casa e bruci tutto il terreno intorno a loro, la cosa diventa complicata.

Caterina: Ho ricevuto dei bonus dall’Inps, due in particolare, da 600 euro, che ovviamente hanno soltanto “alleviato le pene” ma non mi hanno realmente aiutato. Come si può ben immaginare. Sto ancora aspettando i famosi 1000 euro di agosto. E questo dice molto.

Gianfilippo: Purtroppo, malgrado abbia fatto tutte le richieste allegando le giuste documentazioni, non sono stato “fortunato” come alcuni miei colleghi: ancora non mi sono arrivati gli aiuti che speravo soprattutto dalla Siae e dal nuovo Imaie. Sono ancora in attesa.... Da musicista è già un miracolo campare, figurati se si ha il privilegio di mettere soldi da parte. Ti dico la verità: ho dovuto chiedere aiuto a mio padre.

Silvia: Personalmente non ho ricevuto niente ma credo dipenda dal fatto che anche prima i miei concerti si contavano sulle dita di una mano.

4) Ritieni di essere stato maggiormente penalizzato rispetto alle altre categorie di lavoratori o ti dà più fastidio che del mondo dello spettacolo i mass-media parlino sempre troppo poco?

Antonio: Direi di sì, anche alla luce degli ultimi provvedimenti, è chiaro che ci sono delle distinzioni troppo evidenti, con trattamenti differenti senza una reale logica. Ad esempio, verranno giustamente aiutati coloro che organizzano eventi, ma io che sono fornitore di servizi per gli organizzatori di eventi, che lavoro nel momento in cui loro lavorano, non riceverò nessun aiuto. Poi, è di di questi giorni la notizia che chi risiede nelle zone rosse, potrà fare domanda di aiuto, non chi è nelle zone gialle, anche se il lavoro che facciamo è lo stesso. Se vi sembra normale una cosa del genere...

Caterina: Siamo ovviamente una delle categorie maggiormente penalizzate, visto che senza lavoro non c’è guadagno, per noi non esiste tutela, cassa integrazione o meno che mai (quasi mai) contratto di lavoro. Per fortuna a causa degli ultimi avvenimenti (chiusura dei teatri e dei centri culturali) il mio settore si è iniziato a muovere per una ordinata e spettacolare protesta, quindi si è iniziato a parlare un po' di più del fenomeno “lavoratori dello spettacolo”.

Gianfilippo: Questo è indubbio. Quando ci sono situazioni d’emergenza i primi a saltare sono i musicisti e gli attori, insomma tutti coloro che lavorano con l’arte, perché si pensa alla sopravvivenza ed il resto apparentemente sembra superfluo. Ma vedrai che ne riparleremo fra qualche anno: un mondo senza arte è un mondo triste, spento. Credo che questo paese, famoso in tutto il mondo per eccellenze e talenti artistici in tutte le categorie, debba cambiare mentalità e dare più importanza e il giusto rispetto per gli artisti, non solo per quelli mainstream o che appaiono in televisione. La media culturale del nostro paese dal berlusconismo in poi si è abbassata in maniera preoccupante. Si deve capire che fare il musicista è una professione, un lavoro, non soltanto una passione o un hobby amatoriale.

Silvia: In tutta sincerità no, non mi sento particolarmente penalizzata. A parte qualche categoria molto fortunata mi sembra che siamo tutti sulla stessa barca. E i mass-media sono capaci di parlare solo di mainstream, mai di tutte le altre realtà che sono la vera essenza del mondo artistico. Ma c’è un ma: il settore artistico, in particolare quello musicale per quanto mi riguarda, era già in crisi nera da parecchio tempo e quindi questa situazione ha finito per mandarlo quasi completamente a gambe all’aria. Ecco, in questo senso il prezzo che paghiamo noi che lavoriamo in questo ambito è molto ma molto più alto di tutti gli altri.

5) Pensi che provvedimenti diversi da quelli decisi dal governo italiani sarebbero stati percorribili?

Antonio: Se ti dicessi di sì, così d’istinto, penso che risulterei presuntuoso. Dire che avremmo potuto fare meglio di quello che è stato fatto da altri, è facile. Non posso dirlo, perché non ho tutti i dati, le informazioni che loro hanno. Ma il forte sospetto che poteva essere fatto di più e meglio ce l’ho. Secondo me, l’estate è stata troppo permissiva ed è evidente, quello si vede chiaramente oggi, è sotto gli occhi di tutti, che non c’è stata una sufficiente programmazione e organizzazione per affrontare l’autunno, quando tutti sapevano già che ci sarebbe stata una recrudescenza della situazione contagi.

Caterina: Il governo dovrebbe puntare a parer mio ad un totale “rinnovo” di tutela della nostra categoria, inserendo maggiori agevolazioni nell’assunzione di personale nei teatri.I fondi del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) dovrebbero essere impiegati per la regolarizzazione per esempio di molte persone che lavorano senza un contratto o per ridefinire figure importanti come i molti insegnanti che operano sul territorio. Mentre invece spesso vengono usati per assumere personale di ufficio nei teatri, in questo modo gli stessi teatri ricevono più soldi.

Gianfilippo: Guarda, sicuramente non sono d’accordo con l’ultimo Dpcm che ha chiuso teatri e cinema, perché ho visto sulla mia pelle che gli organizzatori di spettacoli pur di fare serate, anche a rimessa, avevano rispettato tutte le misure di distanziamento richieste, si erano attrezzati per poi avere un terzo del pubblico abituale e visto il basso numero di contagi  in tali luoghi credo sia stato un errore, sono le “distorsioni” di questo paese.

Silvia: Non sono in grado di dirlo, non ne ho le competenze. Ritengo però che chiudere teatri e locali dove poter suonare non sia stata una buona idea. Questi posti si possono mettere in sicurezza e con un controllo adeguato si può dare alle persone tutte, sia agli spettatori sia ai lavoratori del settore, la possibilità di superare questo periodo veramente orribile. La musica, il teatro, l’arte in genere è essenziale per il corpo e lo spirito.

6) Rivedremo più concerti, grandi raduni rock e cinema/teatri affollati o ti sembra un'utopia ?

Antonio: Vederli, li rivedremo, ne sono certo. Quando non lo so. L’ottimismo mi fa dire 2022.

Caterina: Torneremo presto spero a vedere spettacoli dal vivo, visto che i teatri hanno speso moltissimi soldi per la messa in sicurezza delle sale. Per quanto riguarda la musica dal vivo e i concerti non ne sono così sicura purtroppo.

Gianfilippo: Sono positivo ed ottimista, come tutte le pandemie della storia anche questa arriverà ad una fine, chiaramente con le sofferenze che sappiamo. Credo ci sarà però una rifioritura e una voglia di vivere di ascoltare musica dal vivo, di uscire, molto più preponderante di prima, almeno inizialmente. Quindi penso torneranno anche i grandi eventi, spero soltanto ci sia più consapevolezza di quello che ci è mancato.

Silvia: Io sono molto fiduciosa. Magari non subito, magari non quest’anno ma sì, torneremo alla nostra vita.

7) Come lavoratori dello spettacolo avete già fatto qualche manifestazione a sostegno della categoria o ne sono previste altre in futuro? Magari con una riflessione su chi va in strada non a protestare civilmente ma solo a spaccare tutto.

Antonio: La mia categoria è una di quelle “invisibili”, nonostante noi si sia tra quelli che fanno “vedere” le cose che succedono. Ho appoggiato varie manifestazioni, ma non ho potuto partecipare personalmente per problemi logistici. Detto questo, una paura ce l’ho. Sono consapevole del fatto che le manifestazioni debbano essere fatte nel rispetto di tutti, civilmente, pacificamente e senza violenza, è una cosa sacrosanta. Ma la rabbia sociale sta montando e le avvisaglie si sono già presentate. Speriamo bene.

Caterina: Ho partecipato alla manifestazione del mio settore venerdì 30 ottobre in Piazza Santissima Annunziata, la manifestazione si è svolta totalmente in sicurezza, ognuno aveva un posto dove protestare staticamente ed eravamo molto uniti nelle richieste che abbiamo fatto al governo, di cui vi ho parlato sopra. Il coro del Maggio Musicale fiorentino ha concluso con l’esecuzione del Nabucco, davvero emozionante.

Gianfilippo: C’è stata una manifestazione nella mattina di venerdì 30 ottobre, ordinata, seria, e soprattutto pacifica, ma  non erano in molti. Mea culpa, non ci sono andato. Devo dire la verità: ci ho pensato ma poi ho desistito; è facile dare sempre la colpa agli altri ma è pur vero che la categoria dei musicisti non è mai stata unita. Ognuno da sempre coltiva il suo orticello e se dobbiamo essere onesti con noi stessi è anche per questo che siamo in questa condizione.

Silvia: È stata fatta nei giorni scorsi una manifestazione dei lavoratori dello spettacolo che ha coinvolto tutte le più grandi città italiane ma purtroppo è stata un po’ oscurata dalle altre manifestazioni un po’ meno sensate fatte subito dopo. Intendiamoci, le proteste sono legittime quando sono necessarie ma in questo particolare momento storico andare in massa, senza mascherina a spaccare vetrine al grido di “libertà” mi sembra davvero da coglioni.

8) Oltre alla tua professione di tutti i giorni hai mai fatto o ti occuperesti di un altro lavoro in caso di necessità?

Antonio: Sai, oltre che fotografo sono anche grafico. La copertina dell’ultimo disco di Paolo Benvegnù è opera mia. Piccolo spot, concedimelo. Diciamo che le due professionalità si distribuiscono al 90% e al 10%. Quindi potrei spostarmi di più verso la grafica. Il problema però non è di avere una professionalità, ma che a differenza di una attività commerciale, come potrebbe essere un bar o un ristorante, categorie massacrate da questi eventi, loro, una volta finito il lockdown, riaprono il bandone e le persone ricominceranno a frequentarli, forse anche più di prima. Un evento, un concerto, non lo organizzi dall’oggi al domani, e di conseguenza la promozione, la pubblicità, soprattutto quando sono mille le incertezze in un mondo che non sa, ad oggi, quando sarà disponibile un vaccino. Per cui, quien sabe. Se non potrò fare il fotografo e neanche il grafico, potrei sempre insegnare. Ma se proprio devo cambiare mondo, lo farei, nella mia vita non è la prima volta che riparto da zero. Ma credo che non succederà, alla fine sono più ottimista di quello che sembra.

Caterina: Come molti miei colleghi ho fatto tantissimi lavori, per portare avanti il mio, e proprio in questo 2020 all’età di 35 anni sono finalmente riuscita ad occuparmi soltanto del mio. Prima che ci bloccassero tutti un’altra volta.

Gianfilippo: Vedi, questa è una lunga diatriba. Moltissimi musicisti preferiscono avere un altro lavoro, per poi esibirsi in serate dove hanno la giusta soddisfazione. Ho sempre pensato che la musica ti sceglie, non sei tu a sceglierla, è una ragione di vita e quindi prima di vedermi fare un altro lavoro mi vedresti suonare per strada o a cantare sui trampoli e in ginocchio con il pianoforte a tracolla vestito da Pinocchio, per dirla alla De André. Fare altro equivarrebbe a non esistere! Almeno per quanto mi riguarda.

Silvia: Assolutamente sì e tuttora lo faccio. C’è stato un periodo in cui la musica mi permetteva di vivere, l’ho fatto per tanti anni. Poi le cose sono peggiorate a tal punto che ho dovuto cercare anche altro. Nell’ambiente musicale le cose non vanno bene da molto tempo credimi, speriamo che questa pandemia non ci dia il colpo di grazia.

Se dalle risposte traspare tanta amarezza per il momento drammatico allo stesso tempo fa capolino uno squarcio d’ottimismo che ci fa ben sperare in un futuro migliore o uno stato delle cose simile a quello che avevamo lasciato giusto un anno fa. Un ringraziamento da parte di Distorsioni ad Antonio, Caterina, Gianfilippo e Silvia per il loro prezioso contributo sperando che possa servire a coinvolgere altri artisti presenti nella nostra penisola. Un augurio e una fervida speranza.

Ricardo Martillos
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