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23 Febbraio 2014

MOSTRE – “L’urlo ritrovato: Ritratti dell’ombra con signora” 7-9 Marzo, Palazzo Modica, Scordia (CT)


locandina mostraPoesie di Rocco  Sapuppo; dipinti di Giusi Amara; allestimento, light design, supporto service musicale di Katia Vespertino e Fabio Marroncelli.

 

Organizzazione: Associazione Culturale “Zammara”, in collaborazione con Distorsioni.net, web rock magazine, e il patrocinio del Comune di Scordia.

 

Inaugurazione: 7 Marzo 2014, ore 18.30

Installazione: 7-9 marzo 2014, dalle 18 alle 20

 

L’urlo ritrovato, a parte il lapalissiano rinvio proustiano, è la cronistoria, immaginifica e metaforica anzichenò, di un riattingimento della luce primigenia. Squarciato il silenzio primordiale dall’urlo ferino e infernale, un richiamo sinistro dalle profonde e tenebrose regioni dei morti, la policroma combinazione di immagini e parole, oltre alla  virtuosa sinestesia generata dall’incontro con la musica, nell’atto in cui si fa “tempo ritrovato”, restituisce stigma di umanità al gesto plastico dell’arte. E con i morti si vuole stabilire un “dialogo” virtuoso, partendo dall’ombra interiore dei nostri propri fantasmi, affinché con l’immagine e la parola, e con la musica a ideale corredo, un rock sorgente dagli abissi della coscienza, se ne estrapoli il chiaro, come un lume ideale che orienti nella fitta oscurità del quotidiano. In questo senso, il connubio tra i dipinti di Giusi Amara e le poesie di Rocco Sapuppo inaugura un percorso “iniziatico”, al compimento del quale, dopo essere partiti dall’ombra, si riaffiori nei territori della memoria artistica che si fa catarsi.

 

urlo ritrovatoIl tratto figurativo attinge alla sorgente del ricordo ancestrale, ebbro di sfumature chiaroscurali, quando non anche colmo di tormentosa inquietudine, fino all’empito purificatore del colore riconquistato, con la figura femminile assurta a centro di un universo parallelo, ora angelo ministrante del buio come novella Ecate  ora vestale di rinascite al puro lume della linea pittorica. La parola poetica, d’altro canto, penetra la nuda sostanza delle cose come con uno stilo d’oro, ne coglie l’essenza, svelle i cardini della realtà quotidiana, ne strappa via la superficie e il vestimento banale, restituisce il sentimento del nulla alla genuina, vertiginosa, dolorosa coscienza dell’arte. Di questa descensio ad inferos, orfica in essenza, e del moto quasi rilkiano di risalita al mondo iperuranico del cuore umano, pittura, parola e musica, quali strumenti di un arcano, inconoscibile ordine interiore, vorrebbero, sia pure sfidando l’inesprimibile, rendere testimonianza.

 

Rocco Sapuppo

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