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12 Marzo 2012 ,

Tennis YOUNG AND OLD

2012 - Fat Possum/Goodfellas
[Uscita: 13/02/2012]

Esce per Fat Possum  (la stessa di Black Keys, Yuck e Youth Lagoon) il nuovo album dei Tennis, duo di Denver composto dai coniugi Alaina Moore (voce e tastiere) e Patrick Riley (chitarra). La band ha fatto la sua comparsa nella scena indie nel 2009 dopo che i due, terminato il college in Colorado, decidono di acquistare una barca ed intraprendere un viaggio della durata di 7 mesi lungo la costa est degli States. Durante questa esperienza, scaturisce la decisione che porta alla nascita del progetto Tennis con un primo singolo Marathon nell’autunno dello stesso anno che si guadagna una discreta popolarità nell’ambito indie. Nel maggio del 2010 esce il primo lavoro sulla lunga distanza, “Cape Dory”  dove ogni traccia era ispirata  dall’esperienza nautica vissuta, con brani come Baltimore e South Carolina a testimoniare le tappe del loro viaggio e permeato dall’aurea di romanticismo che una tale avventura si può portar dietro.

 

La freschezza delle loro sonorità ed il raccontare una storia attraverso un disco mi colpì, a quel tempo positivamente: sul finire dello scorso anno il duo ha pubblicato un singolo, "Origins", uscito in una limited edition in vinile blu, ad anticipazione del nuovo disco prodotto nientemeno che da Patrick Carney dei Black Keys e realizzato a  Nashville. Dico subito che “Young and Old” è un mix di sonorità sixties, surf-dream-pop dalle parti delle girl-bands d’epoca in stile Shirelles e Chiffons, che riesce però a suonare nuovo e fresco a dispetto di radici così lontane. It all feels the same apre l’album senza una particolare verve, ma è già dalla seconda traccia, Origins, appunto - bel mix di piano e sax contornati da un gran riff di chitarra surf ed una voce che sembra fatta per rapirci e trasportarci in terre lontane - che si capiscono le potenzialità del disco. 

 

My better Self è una lenta ballata pop a base di organo mentre Travelling continua a seguire il sentiero delle Girl-bands di stampo sixties. Raggiunta la metà dell’opera con Petition la sensazione è di essere già arrivati al massimo potenziale espressivo del gruppo (come spesso accade in dischi che se fossero degli EP invece che dei full-lenght sarebbero fantastici) ma, con il cambio di tonalità dato dalla chitarra upbeat e la voce tremolante di Robin, l’asticella viene spostata un po’ più in alto. Il basso pulsante di High Road e le sonorità di Dreaming sembrano cantate da Nikki Blonsky e uscite direttamente dalla colonna sonora di “Hairspray” perfetta fotografia dell’era surf, mentre  il disco si chiude con Never to part dall’intro più oscuro  ed un drumming più rullante con tratti di vera classe nelle parti di organo che percorrono il brano.

 

Un piccolo rimpianto per l’assenza, all’interno del disco, di quella Deep in the Woods che ha fatto da B-Side (o come dichiarato all’uscita del singolo da doppia A-Side) ad Origins e che, in questi mesi, si è guadagnata molta attenzione in ambito indie per l’accattivante melodia e l’ispirazione al libro di Shirley Jackson “We Have Always Lived in a Castle”, che racconta la storia  di due sorelle morbosamente devote l’una all’altra. La risultante è un gruppo sicuramente maturato rispetto all’esordio che ha trasformato un progetto nato probabilmente quasi per gioco in una vera è propria band dal suono più corposo. Certo, intendiamoci, Young and Old  non  porta novità in senso assoluto, ma i Tennis riescono a trasmettere un gusto ed una sensazione di calore che crescono dentro man mano che gli ascolti aumentano e questo, al giorno d’oggi, vista la marea di dischi indie che ci sommerge senza lasciare traccia, è già un gran risultato!

 

Ubaldo Tarantino

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