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22 Dicembre 2017 , ,

Electric Wizard WIZARD BLOODY WIZARD

2017 - Spinefarm Records
[Uscita: 10/11/2017]

Inghilterra  

 

electric-wizard-wizard-bloody-wizard-2017Stavolta la magia non riesce all’orchestratore Jus Oborn. La quinta prova in studio degli Electric Wizard è poco ispirata sin dal titolo. Nel migliore dei casi un omaggio puerile; nel peggiore una smargiassata. “Wizard Bloody Wizard” tuttavia è anche altro, vale a dire lo sviluppo coerente di un’idea -sbagliata- che riprodurre perfettamente suoni e piccole idiosincrasie possa resuscitare tutto il brulichio di un mondo. L’iperrealismo sonoro di Hear The Sirens Scream con la sua ricerca di una mimesi molecolare applicata ai seventies si risolve invece, come ogni iperrealismo, in una distanza catatonica dalla vita, in un affronto all’originale. La psichedelia esposta in The Reaper come un in padiglione temporaneo del museo D’Orsay dà l’esatta misura di come raccontare non sia lo stesso che vivere, per quanto il racconto possa superare in bellezza l’esperienza. È che l’opera in esposizione cessa di parlare, diventa muta, non ammicca più, vale a dire ha esaurito la sua operatività.

Un’opera senza più operatività è la cifra di questo lavoro di encomiabile cesellatura stilistica e materiale di cui l’iniziale See You in Hell, primo video singolo estratto, è un fulgido esempio con le sue perfette spossatezze da accordatura tombale. Quello di Necromania ad esempio è un amore inconcusso per una certa smodata lordura doom, per un mondo fatto di oscurità disperata; un amore che stritola il suo oggetto. Ne abbiamo promovisti pochi di amori così pesantemente alimentari da non lasciare nulla del loro amàsio, fagocitato a colpi di affetto. Nessuna traccia della liturgia di “Time to Die” né dell’incanto di “Come My Fanatics”, qui si procede per ammiccamenti e strizzate d’occhio e anche nei momenti più esoterici la sensazione è quella di avere a che fare con una ratatouille dell’occulto ben congegnata ma a tratti indigeribile, a tratti insipida che ben si adatterebbe al macabro paesano di alcune pellicole dell’insuperato Lenzi. È difficile pensare ad una dissipazione più esatta dei propri mezzi e ad una diffamazione più esatta dei propri modelli. Un disco della dépense, direbbe, per rimanere nell’ambito della maledizione, il vecchio caro Bataille; con l’unica differenza che al posto della gratuità dello sperpero qui vi è una costosa operazione di ricostruzione della memoria. Tanto che si potrebbe quasi parlare di revisionismo musicale. Ascoltare Mourning of the Magicians per credere. Se poi a tutto aggiungiamo l’orrida immagine di copertina da messa nera parrocchiale il quadro è completo. 

 

Voto: 5/10
Luca Gori

Video

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